Scavi archeologici sul dosso di Castel Penede a Nago: i risultati
NAGO TORBOLE - Oggi la presentazione del progetto di valorizzazione del Dosso di Castel Penede, eccezionale vedetta sul lago di Garda. Ecco cosa hanno messo in luce i lavori condotti da archeologi e restauratori.
Conoscere per tutelare e per valorizzare: da questo presupposto prende vita l’articolato progetto di recupero di Castel Penede a Nago, intrapreso dal Comune di Nago Torbole, proprietario del maniero, con il supporto e l’assistenza della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. A questa iniziativa, partita nel 2008 con l’analisi storica e stratigrafica, si sono aggiunte le ricerche archeologiche condotte dal Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Trento entro un protocollo di intesa firmato con Comune e Soprintendenza.
Martedì 4 agosto a partire dalle ore 18, presso la casa della comunità di Nago si terrà la presentazione del progetto di valorizzazione del Dosso di Castel Penede. Il programma si aprirà con i discorsi delle autorità locali e provinciali, quindi la presentazione del contesto storico e dei lavori condotti da archeologi e restauratori.
L’importanza del dosso di Castel Penede si deve alla sua posizione strategica su uno sperone roccioso, ultima propaggine nord-occidentale del Monte Baldo, a chiusura del valico tra la conca della foce del Sarca e la valle di Loppio, unico passaggio dall’Alto Garda alla valle dell’Adige. Funge inoltre da eccezionale vedetta sul lago di Garda a controllo e difesa del sottostante porto di Torbole.
La fortificazione in cima al dosso è di chiara origine medievale e copre un arco cronologico di circa cinque secoli, dal XII al XVI secolo. Il progetto di restauro è seguito e coordinato dall’Ufficio beni architettonici e dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza, mentre l’impresa esecutrice è la Tecnobase srl con l’assistenza archeologica di Arc-Team.
I lavori condotti da archeologi e restauratori hanno messo in luce, consolidato e restaurato le antiche murature interne e perimetrali, prima coperte da materiale di crollo, restituendo una situazione planimetrica della imponente struttura, così come ci è stata tramandata nella planimetria del 1615, oggi conservata ad Innsbruck presso il Tiroler Landesarchiv.
Lo scavo archeologico coordinato dal Dipartimento di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Trento, in collaborazione con l’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza, ha iniziato ad indagare un vasto ed articolato complesso edilizio di epoca romana costruito lungo le pendici del dosso, accertando peraltro una prima frequentazione del sito già nella seconda età del Ferro (cultura di Fritzens-Sanzeno o retica).
Il sito romano parrebbe sorto in continuità con quello preesistente, organizzandosi su poderosi terrazzamenti raccordati tra di loro mediante un sistema di scalinate monumentali. Le ricognizioni nel bosco stanno rivelando la presenza di numerose altre murature tanto da far ritenere l’insediamento assai esteso, forse addirittura fino all’area sommitale.
Il progetto di ricerca e di valorizzazione dell’intero dosso permetterà di procedere nei prossimi anni con le indagini archeologiche estensive, lo studio dei risultati e la loro divulgazione, assieme al restauro delle strutture e dei contesti che potranno essere aperti ai visitatori.
Un lavoro che richiederà la costante collaborazione delle istituzioni, della realtà locale, delle diverse figure professionali (architetti, archeologi, restauratori) come è stato fino ad oggi.
Si è così inaugurata una nuova fase che intende ridare vita a questa rilevante testimonianza della storia del Garda e del Trentino, luogo straordinariamente ricco di storia.
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