Volevo nascondermi, il Ligabie di Elio Germano venerdì in castello
DESENZANO - Venerdì 4 settembre alle 21 in castello per la rassegna "Esterno Notte" si proietta "Volevo nascondermi", il film di Giorgio Diritti con Elio Germano nel ruolo di Ligabue, Nastro d’Argento miglior film 2020, Miglior attore Elio Germano al Festival di Berlino 2020, Globo d’oro 2020 miglior film e migliore fotografia. La recensione di Camilla Lavazza.
Trama: La travagliata vita del pittore Antonio Ligabue (1899-1965) che, abbandonato dalla madre in tenera età e allevato in Svizzera da una coppia senza figli, inizia ben presto a manifestare dei disturbi psicofisici che lo porteranno all’espulsione e a periodi di internamento in ricoveri e ospedali psichiatrici.
Tornato a Guastalla in Emilia, di aspetto sgraziato e deriso da tutti, vivrà a lungo di stenti in una capanna in riva al Po, ma grazie all’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati, che intuisce il suo genio nel disegno e nella pittura, acquisirà per breve tempo quel poco di benessere e di rispetto che aveva sempre sognato.
Critica: Con grandissima sensibilità e rispetto Giorgio Diritti ci narra, in maniera accurata ma senza rinunciare alla poesia, la storia del pittore Antonio Ligabue, divenuto un personaggio celebre anche grazie ad alcuni documentari televisivi in cui era apparso alla fine negli anni ‘60 mostrando genio e follia.
Confrontando “Volevo nascondermi” con questi documenti filmici d’epoca possiamo constatare quanto l’interpretazione del protagonista, Elio Germano (vincitore a Berlino 2020 come migliore attore), sia fedele al modello, non solo grazie al realistico trucco prostetico che, insieme ad acconciature e costumi, lo rendono fisicamente identico, ma soprattutto grazie alla gestualità con cui l’attore, nel pieno controllo di ogni minima postura, riesce a far rivivere sotto i nostri occhi il personaggio rendendolo tenero e disturbante, tenacemente consapevole del suo essere Artista e ingenuamente semplice nei suoi desideri (le moto, le auto, la donna) ma mai, nemmeno per un secondo, grottesco o patetico.
Diritti sceglie di non doppiare i personaggi quando recitano in una lingua diversa dall’italiano (la lingua tedesca per l’infanzia in Svizzera, il dialetto emiliano per l’età adulta a Guastalla), perciò ampia parte del film è sottotitolata e molte figure di contorno sono interpretate da attori non professionisti.
La stupenda fotografia di Matteo Cocco evita i luoghi comuni dei film biografici sui pittori con molta intelligenza, specialmente nel cromatismo che non riproduce esattamente i quadri di Ligabue ma segue l’andamento della trama, evidenziando le montagne incombenti della Svizzera e gli ampi spazi pianeggianti del Po, alternando primi piani e campi lunghi, sempre attenta a far risaltare le emozioni al momento giusto.
Perfetta anche la ricostruzione scenografica dei grandi casolari di campagna, con le aie gremite di bambini che osservano con occhi sgranati questo “bambino vecchio” che li fa divertire imitando un tacchino o creando con la creta sculture di animali.
Bambini e animali, gli unici che parevano accettare senza riserve e senza schernirlo l’uomo selvaggio ma inoffensivo che per difendersi poteva solo gridare e nel corpo e nel volto recava i segni della malattia mentale e dei patimenti fisici, bisognoso d’amore ma respinto dalla società degli uomini, tormentato da un dolore e da una rabbia profondi che trovavano sollievo solo nell’arte.
Il regista si fa partecipe delle pene del personaggio, ce lo mostra bambino disturbato e difficile, e poi adulto, ormai abituato ad un vita di solitudine e miseria, eppure orgoglioso dei suoi dipinti e delle sue sculture, di quell’Arte, nel suo caso più che mai salvifica, che perseguiva con ossessione e una innata consapevolezza del proprio valore (la capacità di dialogare con i possibili acquirenti spiegando i propri dipinti, la disponibilità a farsi filmare e intervistare, l’ostinazione con cui cerca di trasportare a piedi una pesante scultura ad un concorso, la mostra personale in cui, nonostante la timidezza, dopo essere fuggito torna ad accettare gli applausi).
Diritti sceglie di raccontare innanzitutto l’essere umano e l’artista, lo immerge in quella natura selvaggia che Ligabue era capace di far vivere nelle sue opere e ne preserva sempre la dignità con uno sguardo che pare abbracciarlo con tenerezza.
Camilla Lavazza
VOLEVO NASCONDERMI
REGIA: GIORGIO DIRITTI
SOGGETTO: GIORGIO DIRITTI e FREDO VALLA
SCENEGGIATURA: GIORGIO DIRITTI, TANIA PEDRONI con la collaborazione di FREDO VALLA
Personaggi e interpreti
ANTONIO LIGABUE: ELIO GERMANO
LIGABUE ADOLESCENTE: OLIVER JOHANN EWY LIGABUE BAMBINO: LEONARDO CARROZZO
RENATO MARINO MAZZACURATI: PIETRO TRALDI
MADRE MAZZACURATI: ORIETTA NOTARI
ANDREA MOZZALI: ANDREA GHERPELLI
NERONE: DENIS CAMPITELLI
VANDINO: FILIPPO MARCHI
SASSI: MAURIZIO PAGLIARI
CESARINA: FRANCESCA MANFREDINI
MADRE CESARINA: DANIELA ROSSI
REGISTA ANDREASSI: MARIO PERROTTA
GIORNALISTA CANOVA: PAOLO DALLASTA
INDUSTRIALE ANTONINI: GIANNI FANTONI
PINA: PAOLA LAVINI
FOTOGRAFIA: MATTEO COCCO
MONTAGGIO: PAOLO COTTIGNOLA con GIORGIO DIRITTI
MUSICHE ORIGINALI: MARCO BISCARINI & DANIELE FURLATI
EDIZIONI MUSICALI: ALA BIANCA GROUP e PALOMAR
SCENOGRAFIA: LUDOVICA FERRARIO
SCENOGRAFIA ALTO ADIGE: ALESSANDRA MURA
COSTUMI: URSULA PATZAK
WIGS AND HAIR DESIGNER: ALDO SIGNORETTI
MAKE-UP AND PROSTHETIC DESIGNER: LORENZO TAMBURINI
MAKE-UP DESIGNER: GIUSEPPE DESIATO
FONICO DI PRESA DIRETTA: CARLO MISSIDENTI (A.I.T.S.)
SOUND DESIGN: LUCA LEPROTTI e MARCO BISCARINI
AIUTO REGIA E CASTING: BARBARA DANIELE
PRODUTTORE ESECUTIVO: FRANCESCO BELTRAME
PRODUCER PALOMAR: MARCO CAMILLI LUIGI PINTO DAVIDE NARDINI
PRODOTTO DA: CARLO DEGLI ESPOSTI e NICOLA SERRA
Durata 120 min
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