Ieri l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e il direttore generale di Asst del Garda Carmelo Scarcella hanno presentato il progetto relativo all’ospedale lonatese, nato nel 1960 come sanatorio per la sua posizione collinare, favorevole dal punto di vista climatico per la cura di malattie croniche come la tubercolosi.
«Operazione indispensabile – ha detto Scarcella – vista l’alta vulnerabilità sismica della struttura: il progetto di rifacimento era necessario per tutelare la sicurezza di operatori e pazienti». La struttura dovrà essere demolita e ricostruita da zero. Per la Regione si tratta di un investimento di 11,4 milioni di euro.
Il crono programma dell’operazione: dal primo novembre tutti i servizi dell’ospedale lonatese saranno trasferiti a Prevalle, presso la Rsa Antonio Bosio, con cui è stato stipulato un contratto d’affitto di tre anni a 443.700 euro l’anno. Al piano terra ci saranno la riabilitazione e la psichiatria, inclusa la Comunità protetta che sarà trasferita da Salò, al piano superiore la degenza riabilitativa.
Nella primavera del 2021 via alla demolizione dell’edificio di Lonato. Al su posto sarà costruito, in tre anni, un nuovo ospedale, così che nella nuova Villa dei Colli torneranno tutti i servizi.
Sulla questione, che ovviamente tiene banco nel dibattito elettorale lonatese, interviene con un comunicato la candidata di Ritrovo Lonato Franca Roberti: «Circola in questi giorni una petizione di pazienti dell’Ospedale “Villa dei Colli” – scrive Franca Roberti -, preoccupati per la destinazione di questo ospedale pubblico, parte della ASST del Garda. L’ospedale comprende la Macroattività Ambulatoriale ad alta Complessità assistenziale e comprendeva un reparto di degenza per la riabilitazione specialistica di pazienti traumatizzati per incidenti o per traumi neurologici. E’ la loro destinazione che preoccupa: il reparto trasferito a Leno per l’emergenza COVID non è più tornato e notizie di stampa di questi giorni riferiscono di un trasferimento a Prevalle – presso struttura privata – dell’attività ambulatoriale».
Franca Roberti ricorda che l’ospedale Villa dei Colli inoltre comprende due strutture psichiatriche per adulti: 1) il Centro Psico Sociale con organico composto da psichiatri, psicologo, assistente sociale, educatore professionale e infermieri, per trattamenti ambulatoriali e domiciliari; 2) la Comunità Riabilitativa ad Alta Assistenza, che comporta la permanenza per periodi di media durata (alcuni mesi) per soggetti che abbiano necessità di progetti riabilitativi. Queste strutture sono un emblema del mancato compimento della legge 180 del 1978, che, contestualmente alla chiusura degli istituti manicomiali, ha previsto la distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale di servizi territoriali. Il Centro Psico Sociale di Lonato, che serve il bacino di utenza dei Comuni del basso Garda, ha visto negli ultimi venti anni alternarsi diversi operatori con contratto precario, senza poter garantire continuità e capillarità. Ne parlo a ragion veduta: ci ho lavorato per nove anni come assistente sociale, ma da quando mi sono spostata, ventuno anni fa, non sono più stata sostituita in modo continuativo ed è un peccato, trattando soggetti con patologie nelle quali il contesto sociale incide in modo importante».
Continua Franca Roberti: «Presso l’Ospedale dei Colli c’è anche il Servizio di Neuropsichiatria Infantile, con una sola neuropsichiatra, psicologhe e assistenti sociali a tempo parziale, con contratti temporanei e senza continuità, a fronte di un bacino di utenza di 90.000 abitanti, 5 Istituti Comprensivi e la delicatezza del lavoro da fare. Si pensi che l’assegnazione di insegnanti di sostegno e di assistenti ad personam a scuola per alunni con difficoltà dipende da certificazioni del Servizio di Neuropsichiatria Infantile. Si parla tanto di adolescenza problematica: nei territori del Garda e, quindi, anche a Lonato, un adolescente che abbia necessità di trattamento psicologico prolungato può trovarlo solo rivolgendosi al privato».
Franca Roberti teme che dopo gli annunci rassicuranti emergano, a urne chiuse, problemi insuperabili: «Et voilà, servito l’ennesimo favore alla sanità privata. Come è possibile quindi fidarsi di chi abbraccia il sistema formigoniano, ovvero quello che privatizza il più possibile, creando il sistema binario per cui chi è abbiente si paga le cure e chi non può pagare attende in lunghe liste d’attesa per le briciole di quel che è rimasto di servizio pubblico?»