Riceviamo e pubblichiamo questa lettera che propone alcune riflessioni sulle strategie turistiche per Toscolano Maderno e il Garda intero.
«Sappiamo come, nel nostro paese, manchi la capacità o, forse, la volontà, di elaborare una visione che sopravviva ai destini delle attuali forze politiche. Questo vale “anche”, e, data la sua importanza e consistenza, “soprattutto” per il turismo. Sia le iniziative della maggioranza, sia i vuoti attacchi delle opposizioni sono inconsistenti in conseguenza dell’estrema semplificazione del modo di intendere il fenomeno. È difficile, per non dire imbarazzante, cercare di comprendere le “politiche del turismo”.
Nella nostra realtà locale di Toscolano-Maderno la mancanza di strategia produce una frammentazione che si manifesta inesorabilmente nei ben noti fallimenti: l’ufficio marketing aperto e chiuso in fretta o l’altrettanto rapida uscita e rientro dal consorzio turistico; il progetto di albergo diffuso a Cecina concepito dall’autore come una “nuova formula di turismo” che avrebbe dovuto aggiungersi agli inevitabili successi delle analoghe iniziative, “in Italia – dice il promotore – non si hanno notizie di alberghi diffusi che abbiano chiuso”. In questo caso si può onestamente sostenere che non sia mai stato chiuso, ma, temo, solo perché non è mai stato aperto.
Oggi brilla una nuova operazione a favore del turismo fondata sulla candidatura del Garda a patrimonio dell’Unesco. Si tratta di una battaglia datata e di retroguardia, lanciata da quegli stessi manipolatori di parole sempre attenti a non disturbare chi “conta”, in politica come nell’imprenditoria, e sempre “altrove” quando si massacra il territorio che dicono di voler valorizzare. Oggi l’operazione è sostenuta anche dalle buone intenzioni dei giovani consiglieri comunali di maggioranza ma che non porta da nessuna parte per un miliardo di ragioni. Anche in questo caso sembra che si giri a vuoto attorno al turismo senza sapere che strada prendere. Ancora una volta si seguono le politiche propagandiste del decadentismo culturale della destra o si spacciano al popolo del “mi piace” presunti obbiettivi comuni da condividere, lontani anni luce dalla seria elaborazione di progettualità che abbiano come orizzonte il medio e lungo termine.
Se non si riesce a pensare il turismo sul Garda avendo come prospettiva il 2050 (non il 2021) si rischia di produrre parole insignificanti, rincorrendo affannosamente mode o emergenze secondo quelle stesse modalità che hanno rovinato l’economia del nostro paese.
Questo vale non solo per chi abbia responsabilità di governo del territorio, ma anche per le inconsistenti e, a tratti, ridicole opposizioni, concentrate esclusivamente sul ponte tibetano nella Valle delle Cartiere, sul richiamo a un astratto “maggior impegno della commissione turismo” e sulla richiesta di aiuto alle “imprese tartassate dalle tasse”. Questi novelli don Chisciotte, che combattono a fianco di albergatori e ristoratori, si dimenticano dei contraddittori risultati delle loro attività politiche che hanno pianificato la distruzione del turismo.
Basti ricordare come nel periodo di Manfredi prima, di Elena e Righettini poi, a Toscolano-Maderno hanno chiuso i battenti, con il contributo appassionato dei Leghisti, una quarantina di strutture ricettive ed è sparito il piccolo commercio locale. Non c’era emergenza “Covid-19″ ma la priorità di favorire il banchetto della speculazione edilizia delle immobiliari e degli uomini d’affari, compromettendo anche il lavoro degli stessi albergatori, ristoratori o commercianti che sostenevano di voler aiutare.
Turismo e ambiente sono sinonimi. Una seria politica turistico-ambientale si dovrebbe fondare sulla lotta all’abbandono e al degrado e su forme di gestione del territorio che mirino alla vitalità produttiva. Per inaugurare politiche attive i politici dovrebbero uscire dalle loro torri d’avorio istituzionali e andare “sul campo”, comprendere il mondo del lavoro, dei diritti calpestati, delle difficoltà e degli sforzi sia dei dipendenti sia dei piccoli imprenditori. È sempre più necessario superare politiche mirate solamente a portare “più gente”, incidendo pesantemente su un ambiente che non può sostenerne l’impatto, pena l’autodistruzione.
Occorre difendere con i denti la nostra biodiversità, l’unicità del nostro territorio e le sue specie autoctone, gioielli unici al mondo che la natura ci ha regalato. Bisogna uscire dalla dipendenza culturale neo-liberista degli ultimi decenni, dalla depredazione dell’ambiente e dalla sua mercificazione.
Non si può continuare a vivere di proclami illudendosi di fare una cosa buona. L’illusione è una forma di antirealismo. Altrimenti la politica perde la sua funzione di guida, la sua stessa ragione di esistere. Toscolano-Maderno, campione nell’arte dell’autodistruzione, sta lì a dimostrare, ancora oggi, i risultati della demenziale politica condivisa da tutti i partiti dell’epoca con il plauso di buona parte dei cittadini devoti che credevano alle verità dei partiti con un atto di fede. Si pensi al parco del Serraglio, ex dimora dei Gonzaga ceduta al comune (come altri parchi di ville storiche) con brillanti “convenzioni”: ai privati gli appartamenti, al comune il parco. Oggi il Serraglio è chiuso, la villa pericolante ed il parco abbandonato. Oppure, se gettiamo uno sguardo sul lungolago, possiamo menzionare il fallimento immobiliare dell’ex hotel Benaco trasformato in appartamenti: o dell’ex Piamarta, dove gli appartamenti-vacanza sono stati costruiti, l’hotel, che richiederebbe manodopera qualificata e di conseguenza porterebbe qualche beneficio al paese, è, invece, fermo. Questi casi confermano la perversa efficacia del meccanismo: alle immobiliari gli affari, ai residenti i debiti.
Sembra che i politici si accontentino di “tirarsela”, come si dice oggi, per l’efficienza dei vigili e degli addetti alla sorveglianza dei parcheggi a pagamento. Un piccolo ritardo sul disco orario non viene perdonato, mentre viene ignorato un albergo vuoto, parcheggiato permanentemente perché è stato disatteso il permesso di ristrutturare in maniera conforme alle regole urbanistiche vigenti. In qualsiasi altro paese civile maggioranze e opposizioni unite avrebbero preteso il rispetto degli impegni sottoscritti prima di rilasciare qualsiasi permesso.
Queste semplici constatazioni sono sotto gli occhi di tutti, maggioranza, opposizione e cittadini che devono sopportare disagi, caos, parcheggi inadeguati, pavimentazione pericolosa, bollette maggiorate da servizi potenziati per rispondere non al turismo ma alle residenze private. Su questi temi i “fedeli” devono oltrepassare le proprie “chiese” e, se veramente hanno a cuore il futuro del paese, rimboccarsi le maniche. Sarebbe una conquista di civiltà».
Lettera firmata