La Giunta comunale ha deliberato l’istituzione di un ufficio separato dello stato civile per la celebrazione dei matrimoni presso lo storico immobile comunale dell’ex casinò, edificato in stile liberty nel 1909 e simbolo della Belle Époque gardesana, fresco di restuaro e di intitolazione al al pioniere del turismo gardonese, l’ing. Luigi Wimmer (ne avevamo scritto qui)
Il Comune, si legge nella delibera, intende «offrire a coloro che lo desiderano la possibilità di contrarre matrimonio con rito civile, oltre che nella casa comunale e nelle “location esterne” già esistenti, anche presso il Palazzo Wimmer».
Ci si potrà dunque sposare nella suggestiva location dell’ex casinò, che nei primi anni del ‘900 ospitò concerti, veglioni e tavoli verdi.
L’importo del rimborso spese richiesto agli sposi per l’utilizzo del palazzo è fissato a mille euro. Ricordiamo inoltre che, grazie alla stipula di apposite convenzioni, a Gardone Riviera è già possibile celebrare matrimoni civili anche presso il Vittoriale degli Italiani, il Grand Hotel Gardone, il Savoy Palace, Villa del Sogno, Villa Florida, la Torre San Marco e Villa Alba.
Si apre dunque un nuovo capitolo nella lunga storia di questo edificio simbolo della Belle Époque gardesana, che nei primi anni del ‘900 ospitò concerti, veglioni e tavoli verdi.
Venne costruito in stile liberty nel 1909 e funzionava come Kurhaus con Kursaar, cioè come locale pubblico destinato all’intrattenimento di una clientela “di cura” che, a Gardone, nel 1913, era costituita da 12.000 persone, in un primo tempo, soprattutto tedeschi e poi anche inglesi, polacchi e russi.
Da settembre a maggio vi si tenevano varie manifestazioni: conferenze, concerti pomeridiani, spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche, secondo il modello dei luoghi di cura mitteleuropei.
Fino alla seconda guerra mondiale, il Kurhaus rappresentò la maggiore attrazione della zona. Disponeva anche di un parco di 40.000 mq. Al primo piano funzionava la ‘sala da gioco’ che fu attiva negli anni 1911/12 e nella prima metà degli anni 20, quando venne chiusa con un provvedimento fascista.
Riaperta nel 1945, per otto mesi, sotto l’amministrazione militare alleata, la casa da gioco venne definitivamente chiusa nel luglio del 1946.
L’immobile fu acquistato dal Comune, per 160mila lire, nel 1917.
In anni più recenti il salone divenne un cinema, che funzionò fino alla chiusura definitiva a causa del terremoto del 24 novembre 2004.
Poi il recupero. In questi giorni si è concluso il secondo stralcio del secondo lotto del progetto di restauro, per un investimento di 450mila euro. È l’ultimo atto di un’opera avviata nel 2015, con il primo intervento da 200mila euro per recuperare la porzione ora sede del consorzio Garda Lombardia, e proseguita nel 2018, con il primo stralcio del secondo lotto: opere edili ed impiantistiche per 530mila euro.
Dopo anni l’ex casinò ritrova una funzione pubblica, grazie alla splendida sala che, a piena capienza, avrà 200 posti a sedere.