Archeologi e Soprintendenza faranno analisi e test per risalire alla datazione e alla storia dello scheletro, trovato integro nei pressi dell’arcovolo 30 dell’Arena durante alcuni lavori.
A chi appartenevano quelle ossa? Come sono finite li? Sono tante le domande a cui gli esperti dovranno dare risposta.
L’Arena di Verona, icona della città veneta, è un anfiteatro romano situato proprio nel centro storico di Verona, anche se all’epoca della sua costruzione, nel I secolo d.C. sotto l’impero di Augusto (la datazione non è però appurata con precisione), sorgeva fuori dalle mura della città, volutamente distante dal centro, esattamente come avviene con gli stadi moderni.
L’anfiteatro ospitava giochi, spettacoli e combattimenti dei gladiatori. Si tratta di uno dei grandi fabbricati che hanno caratterizzato l’architettura romana ed uno degli anfiteatri antichi giunto a noi con il miglior grado di conservazione, grazie ai sistematici restauri eseguiti fin dal Cinquecento; proprio per questo motivo, nonostante le numerose trasformazioni subite, esso consente al visitatore di poter facilmente comprendere la struttura di questo genere di edifici, rigorosamente soggetti alla funzione cui erano destinati ma dotati comunque di una essenziale bellezza.
L’anfiteatro dopo l’età romana. Dal medioevo gli “arcovoli” esterni vennero dati in affitto dal Comune: fino al XVI secolo vi furono relegate le prostitute, poi vi trovarono posto botteghe artigianali. Lo spazio interno fu adibito nel corso del tempo a diversi usi, come l’amministrazione della giustizia, feste, spettacoli, corse.
Nel 1913 fu rappresentata la prima volta l’Aida di Verdi e da allora questo monumento divenne la sede di stagioni liriche estive.