«Gli dobbiamo la salvezza del Vittoriale». Con queste parole il presidente della Fondazione dannunziana, Giordano Bruno Guerri, ha commentato l’intitolazione del giardino pubblico situato di fronte al Casinò a Eucardio Momigliano, primo Presidente del Vittoriale nel dopoguerra e quello che più a lungo ha ricoperto la carica, dal 1945 al 1960.
Quelle di Guerri non sono parole di circostanza. Momigliano (1888-1970), giornalista e scrittore, fu scelto anche perché – ebreo perseguitato dalle leggi razziali e antifascista – si pensava che avrebbe aderito a un diffuso sentimento antidannunziano: in quegli anni c’era chi voleva adibire la casa di d’Annunzio a scuola o casa di riposo, svuotandola, o addirittura abbatterla.
Momigliano però, da fine intellettuale, non credeva al luogo comune del «d’Annunzio fascista», oggi finalmente quasi estirpato, e difese la Fondazione in ogni modo.
«Non solo salvò il Vittoriale – spiega Guerri -, ma lo trasformò in museo. Aprì il Parco alle visite a pagamento, creò un museo nello Schifamondo, edificò il Mausoleo e il Parlaggio, sia pure incompleto, arricchì l’Archivio di una vasta mole di documenti e autografi».
Se oggi esiste il Vittoriale, con tutto quel che significa in termini non solo culturali e artistici, ma anche economici, visto l’indotto generato a Gardone Riviera del richiamo generato dalla cittadella dannunziana, il merito è insomma attribuibile in gran parte a Momigliano.
Così il sindaco di Gardone Riviera, Andrea Cipani, ha accolto senza esitazioni la proposta di Guerri di intitolare al primo presidente della Fondazione il bel giardino pubblico posto all’inizio di via del Vittoriale: «Un tributo doveroso viste le azioni meritorie da lui compiute a favore del Vittoriale – dice Cipani – che, per lo sviluppo turistico ed economico della nostra città, ha avuto e avrà sempre assoluta rilevanza».
Questa mattina, giovedì 28 (tra l’altro il giorno in cui si celebra il centenario del Vittoriale: leggi qui) la cerimonia di intitolazione, presente anche l’assessore regionale alla cultura Stefano Bruno Galli.
Eucardio Momigliano (Monesiglio, 18 ottobre 1888 — Milano, 16 luglio 1970) è stato un giornalista e scrittore italiano.
Finita la guerra Momigliano riprende la professione legale e la collaborazione con diverse riviste. Sansepolcrista ebreo, abbandona presto il fascismo, fondando l’Unione Democratica Antifascista. Lotta dalle colonne del Corriere della Sera contro i primi provvedimenti liberticidi del fascismo e si pone apertamente contro la dittatura quando Mussolini abolisce le libertà di stampa.Di famiglia ebraica e parente di Arnaldo Momigliano, si laurea in Legge a Milano ed esordisce appena ventenne nel giornalismo milanese collaborando alla rivista La vita internazionale. Il 4 giugno 1914 fu iniziato in Massoneria nella Loggia “Giovan Battista Prandina” di Milano. Partecipa alla Prima Guerra Mondiale come volontario.
Perseguitato dal regime, nel 1938 con l’introduzione delle leggi razziali, viene cancellato dall’Albo degli Avvocati e gli viene preclusa qualsiasi attività di scrittore e giornalista.
Dopo l’ingresso dell’Italia nel secondo conflitto mondiale Eucardio Momigliano viene arrestato ed internato nel campo di Urbisaglia (giugno 1940), prosciolto nel Natale dello stesso anno rimane sotto regime di sorveglianza fino alla caduta del fascismo.
Dopo 1’8 settembre 1943 prende parte alla lotta di liberazione prestando servizio nel gruppo della Democrazia del Lavoro a Roma.
In quanto ebreo, in base all’articolo 8 del decreto legislativo del 4 gennaio 1944 n. 2, subisce la confisca dei beni immobili ubicati nel Comune di Miradolo, provincia di Pavia. Dopo la liberazione diventa uno dei dirigenti del Partito della Democrazia del Lavoro. Collabora attivamente a parecchi giornali e riviste.
Nel 1945 vene nominato commissario della Fondazione Il Vittoriale degli Italiani assumendone successivamente la presidenza fino al 1960 e inducendo il Governo a salvare la Fondazione e rivivificarla per l’indubitabile valore che aveva per tutti gli italiani. Nel 1963 assume la presidenza della Società per la pace e la giustizia internazionale.
Muore a Milano nel 1970.