Archeologia delle Alpi 2020

ALTO GARDA - Nel volume “AdA Archeologia delle Alpi 2020”, resoconto delle ricerche archeologiche in Trentino, ampio spazio alle recenti scoperte relative all'area gardesana.

Si rinnova l’appuntamento annuale con il resoconto delle ricerche archeologiche in Trentino raccolte nella pubblicazione “AdA Archeologia delle Alpi 2020”, che riporta gli studi e le indagini più recenti condotti dall’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento.

Il volume di 182 pagine, a cura di Franco Nicolis e Roberta Oberosler, intende svolgere un ruolo di documentazione e informazione sull’attività di tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico in Trentino e allo stesso tempo costituire uno strumento di condivisione della conoscenza e delle indagini scientifiche con la cittadinanza.

 

“Archeologia delle Alpi 2020” presenta nella prima parte contributi e approfondimenti a cura degli archeologi della Soprintendenza, di collaboratori e di studiosi di altre discipline a conferma di quanto l’approccio interdisciplinare caratterizzi sempre più la metodologia della ricerca anche in ambito archeologico. La seconda parte è costituita da un notiziario che riporta l’esito delle attività di tutela archeologica condotte sul territorio.

Nella presentazione sia il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico sia il direttore dell’Ufficio beni archeologici Franco Nicolis ricordano la figura di Gianni Ciurletti, già soprintendente per i beni archeologici, tra i fondatori dell’archeologia trentina, il cui “indiscutibile contributo intellettuale resta indelebile”.

Si legano all’opera di Ciurletti gli studi relativi all’area dell’Alto Garda a partire dal sito di Monte San Martino ai Campi (nella foto in alto) che a oltre cinquant’anni dalla sua scoperta continua a restituire dati importanti per ricostruire la storia più antica del territorio. Ne sono testimonianza gli atti, riportati nel volume, del seminario “Sopra il Garda, Monte San Martino: la lunga vita di un’area di strada”, svoltosi a Riva nel 2019 in collaborazione con il MAG Museo Alto Garda. I contributi si riferiscono ad aspetti legati alla sfera del sacro e mettono in risalto, attraverso l’analisi archeologica ed epigrafica, la presenza in età protostorica e romana di realtà complesse e sfaccettate, che caratterizzano il luogo come un incontro di stimoli e suggestioni culturali diversi.

Rimanendo in area altogardesana, si riferiscono al Doss Penede a Nago i risultati della campagna di scavo condotta dall’Università di Trento sull’insediamento retico-romano, sito noto fin dagli anni ’90 del secolo scorso, ma finora mai oggetto di puntuali indagini scientifiche. Le ricerche sono il frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, la Soprintendenza e l’amministrazione comunale di Nago-Torbole, che ha permesso la nascita del Doss Penede Project. Il progetto prevede, oltre allo scavo stratigrafico, anche la valorizzazione delle strutture messe in luce per la creazione di un’area archeologica pubblicamente fruibile.

Di notevole interesse sono i contenitori ceramici, probabilmente destinati alla commercializzazione di oli profumati, rinvenuti durante gli scavi effettuati nel centro di Riva del Garda dove sono stati riportati alla luce i resti di un vasto complesso termale pubblico di età romana. Questa tipologia di reperti, che può essere ricondotta a produzioni di terra sigillata dell’area adriatica, è stata ritrovata solo in pochissimi altri contesti provinciali, ad esempio in indagini effettuate nel centro storico di Trento.

Tegola iscritta da Monte San Martino ai Campi (foto A.Granata).

Lo studio relativo dall’insediamento fortificato di Monte San Martino nel Lomaso prende invece in esame gli oltre 18.000 frammenti di resti animali ritrovati nel sito e riconducibili a quattro classi zoologiche (mammiferi, pesci, uccelli e anfibi). Per lo più datati a periodi compresi fra la metà del V e la seconda metà dell’VIII secolo, testimoniano le modalità di sfruttamento della risorsa animale e di approvvigionamento di chi presidiava la fortezza.

Di respiro europeo, il progetto “VirtualArch Visualize to valorize” ha posto la tecnologia al servizio della tutela e della valorizzazione permettendo di conoscere e di fruire del patrimonio archeologico nascosto nell’Europa centrale. La Soprintendenza ha partecipato con iniziative dedicate alle miniere medievali del Monte Calisio.

Affrontano le problematiche legate a un delicato restauro le valutazioni sull’opportunità di intervento per distendere due lamine d’argento arrotolate con iscrizioni rinvenute in un corredo tombale del III sec. d.C. a Riva del Garda.

Astuccio con lamina interna da Riva del Garda (foto archivio Soprintendenza beni culturali PAT).

 

Nel notiziario, tra i vari articoli, si dà inoltre spazio alle indagini archeologiche condotte a Riva del Garda in via Brione e in località Sant’Alessandro e a Trento, presso la villa romana di via Rosmini, dove sono in corso i lavori per restituire il sito alla fruizione da parte del pubblico.

Infine, in un anno segnato dall’emergenza sanitaria che ha imposto la chiusura dei musei e l’interruzione delle attività in presenza dei Servizi Educativi, un resoconto sulle iniziative di comunicazione, valorizzazione e didattica messe in atto a distanza.

Doss Penede a Nago (foto archivio Soprintendenza beni culturali PAT).

 

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