190 anni nasceva a Limone Daniele Comboni, il pioniere dei missionari

LIMONE SUL GARDA - Il 15 marzo 1831 nasce a Limone sul Garda, Daniele Comboni. Umile figlio di lavoratori della terra, divenne il grande vescovo della Nigrizia, fondatore di istituti missionari, evangelizzatore e padre della fede nell’Africa moderna.  

Oggi si celebra il 190esimo della nascita di Daniele Comboni (15 marzo 1831 – 10 ottobre 1881). Esemplificò la peculiarità del suo piano missionario con il motto «Salvare l’Africa con l’Africa». Oggi ancora attualissimo, oltre che disatteso.

Daniele Comboni: la storia di un uomo Santo

15 marzo 1831, Daniele nasce a Limone sul Garda, in un’umile famiglia che risiedeva nella casa del custode della limonaia in località Tesöl. (curiosità: all’epoca, e fino al 1859, Limone faceva parte dell’impero Austro-Ungarico e Daniele Comboni quindi nacque con la nazionalità austriaca)

20 febbraio 1843, (a 12 anni) è accolto nel collegio Mazzaniano fondato dal canonico Nicola Mazza a Verona per ragazzi poveri, ma… dotati di ingegno.

6 gennaio 1849, (a 18 anni) giura di consacrarsi all’evangelizzazione dell’Africa, ovvero, della “Nigrizia”, come comunemente era chiamata all’epoca quella zona continentale.

Fino al 1854, (a 23 anni) nel collegio del Mazza studia con profitto le principali lingue europee dell’epoca (francese, tedesco e inglese).

31 dicembre 1854, (a 23 anni) è ordinato sacerdote nel Duomo di Trento dal Vescovo in persona; il Beato De Tschiderer.

La limonaia in località Tesöl, a Limone, oggi Centro comboninao..

6 settembre 1857 (a 26 anni) il suo primo viaggio in Africa; salpa dal porto di Trieste con altri cinque missionari e un laico per realizzare il suo sogno, partecipando alla spedizione missionaria Mazzaniana verso l’Africa Centrale, secondo il “Piano” di Don Nicola Mazza (il suo maestro di collegio). Viaggiare in quel periodo non era semplice in Europa, figurarsi in Africa dove alla mancanza di mappe certe e di moderni mezzi di trasporto si aggiungevano il caldo, le malattie procurate dalle punture d’insetto o dal normale consumo di cibo e d’acqua. Per un europeo era andare incontro a morte certa e si partiva per la missione senza sapere quando o se si tornava.

Nonostante queste avversità, il gruppo missionario raggiungerà Kathoum nel Sudan l’8 gennaio e risalendo il Nilo bianco giungeranno alla missione presidiata dall’unico superstite di cinque missionari tedeschi. (curiosità: Daniele resta sempre a contatto soprattutto con istituzioni e missionari tedeschi; lui stesso nei suoi itinerari europei o africani, viaggiava sotto la protezione della casa d’Asburgo ovvero dell’Imperatore d’Austria, un visto consolare all’epoca molto importante ed illimitato)

Nel 1859, (a 28 anni) Daniele ritorna a Verona; è l’unico superstite di quel gruppo missionario partito da Trieste tre anni prima; è gia ammalato, ma vuole ed ottiene l’incarico per la formazione dei ragazzi africani riscattati dalla schiavitù (all’epoca gli africani erano considerati solo per questo tipo mercato). Sembra incredibile, ma in quella prima missione Daniele riesce a formare dizionari e grammatica delle lingue africane non scritte cui fu a contatto; dei Denka dei Bari dei Cordofan dei Nuba.

La cappella del Centro comboniano a Limone sul Garda.

15 settembre 1864 (a 33 anni) è un momento determinante della sua vita. Mentre è in preghiera a Roma presso la tomba di San Pietro, ha l’ispirazione del “Piano per la rigenerazione dell’Africa mediante l’Africa stessa”. Riflettendo sulla sua esperienza, era giunto alla conclusione che la missione nella realtà africana, imponeva un cambiamento di metodo. Se il clima micidiale e le condizioni ambientali non consentivano ai missionari europei una penetrazione diretta, era assolutamente necessario preparare gli stessi africani. Stava a significare che la salvezza dell’Africa andava realizzata per mezzo dell’Africa stessa. Una considerazione forte per l’epoca anche per la Chiesa stessa in quanto l’africano non era considerato con la pari dignità degli altri uomini, mentre con quell’intuizione Daniele riconosceva all’Africa, “alla Nigrizia”, la propria capacita di riscattarsi a tutti i livelli; morali, culturali e sociali.

Agosto 1865 (a 34 anni) muore Don Nicola Mazza fondatore dell’Istituto Mazzaniano cui Daniele appartiene. Il successore, visto l’aggravarsi della situazione finanziaria dell’Istituto e per altre difficoltà poste da chi non aveva più fiducia nella missione, chiude definitivamente l’impresa africana. Daniele resta solo.

Nel maggio 1867 (a 36 anni) Daniele apriva a Verona, in un’umile casa, l’Istituto Maschile per le Missioni della Nigrizia (in seguito diventerà Istituto Missionari Comboniani); è un punto di riferimento per quei missionari che vogliono continuare la loro opera. Provengono da quei istituti che per motivi finanziari non sostenevano più le missioni africane. Verso la fine di quello stesso anno partiva per l’Egitto insieme a tre Padri Camiliani, tre suore francesi e 16 ragazze africane educate in Europa, con l’intento di fondare al Cairo uno dei primi Istituti previsti. Ritorna urgentemente in Europa per raccogliere personalmente uomini e mezzi, pertanto intraprese di- versi viaggi nell’una o nell’altra capitale europea (Francia, Germania, Austria, Inghilterra, Belgio, Svizzera, Russia ed Olanda). Era importante per il suo “Piano” che l’opera missionaria non fosse prerogativa di questo o di quel paese, ma un’opera unica ed europea; l’africa non andava occidentalizzata, ma valorizzata ovvero “Rigenerata” con la propria cultura e le proprie tradizioni.

Nel gennaio 1872 (a 41 anni) fonda l’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia il primo istituto femminile missionario della storia; il primo fondato da Daniele. Un Istituto vivamente desiderato e che in seguito sarà fondamentale per l’Opera Comboniana fino ai nostri giorni. Di loro Daniele in una sua lettere scriverà “…Colla medesima facilità con cui insegnano in Europa l’abc all’orfanella derelitta, affrontano nell’Africa centrale viaggi di mesi e mesi sotto 60 gradi, passano deserti sul cammello e montano e dominano il cavallo, dormono a ciel sereno sotto un albero o nell’angolo di un’araba barcaccia, minacciano il beduino armato, rimproverano il vizio all’uomo assistono il soldato all’ospedale, reclamano giustizia dai tribunali turchi, e dai pascià, a favore dell’infelice e dell’oppresso, non temono la iena o il ruggito del leone…”. Il 26 maggio Daniele è nominato pro-vicario apostolico dell’Africa Centrale; tanto era lo spirito missionario in quel periodo che già si contarono i primi collaboratori africani.

Nel maggio 1873 (a 42 anni) fa il suo ingresso in Khartoum e dedica il massimo impegno all’attuazione del suo “Piano”.

Nel 1876 (a 45 anni) Daniele rientra Europa, con la preoccupazione di sistemare i due Istituti Missionari a Verona, rimettendosi a cercare personalmente fondi e uomini.

L’11 luglio 1877 (a 46 anni) è nominato Vicario apostolico dell’Africa Centrale e consacrato vescovo il 12 agosto, con la sede titolare di Claudiopolis (nome latino della città di Cluj in Romania). Ritorna a viaggiare in tutta Europa per promuovere le missioni. Il 3 dicembre parte per l’Africa insieme alle prime cinque Pie Madri del suo Istituto.

Nell’aprile del 1878 (a 47 anni) è a Khartoum, ricevuto con un’accoglienza trionfale; subito deve affrontare un’emergenza carestia e fame come mai si erano viste in Sudan.

Nel 1879 (a 48 anni) è costretto a rientrare in Italia debilitato dalle continue febbri. Dimostrando un tenacia incredibile per la sua missione, coglie l’occasione per sistemare definitivamente i suoi Istituti di Verona.

Nel 1880 (a 49 anni) rientra in Sudan e inizia la visita alle missioni del Vicariato (Khartoum, El-Obeid, Malbes, Dilling), la si spinge all’esplorazione delle montagne Nuba con l’idea di fondare una missione maggiormente all’interno dell’Africa. Daniele ha una forte costituzione fisica, ma, le enormi fatiche fisiche e morali (sono molti i missionari, collaboratori e suore morti improvvisamente per le malattie) e i sacrifici d’ogni genere, lo stavano fatalmente segnando.

Il giorno 5 ottobre 1881 (a 50 anni) è colpito gravemente dalle febbri; il l0 ottobre cade in delirio e muore alle ore l0 di sera, assistito dalle sue suore e da un missionario canadese presente. Il giorno seguente la salma è tumulata nel giardino della missione.

Durante la rivoluzione mahdista (1881-1898), per motivi religiosi furono uccisi molti missionari distrutte molte missioni; la tomba di Daniele Comboni fu profanata e le ossa disperse. Quando i due primi missionari possono tornare a Khartoum, trovano pochi frammenti di ossa, che vengono raccolte in un’urna posta poi nella chiesa di Assuan (Egitto).

Nel corto del 1900 la lungimiranza di Daniele nell’intuizione “Salvare l’Africa con l’Africa” da nuovi frutti e vengono fondati due Istituti Comboniani ad indirizzo laico: l’Istituto Secolare Missionarie Comboniane nel 1969 e il Laici Missionari Comboniani 1990.

Il 6 aprile 1995 è riconosciuto il miracolo operato per sua intercessione a favore della ragazza afro-brasiliana Maria José de Oliveira Paixão.

Il 17 marzo 1996 Daniele Comboni è beatificato da Papa Giovanni Paolo II.

Il 20 dicembre 2002 è riconosciuto il secondo miracolo operato per sua intercessione a favore della mamma musulmana sudanese Lubna Abdel Aziz.

Il 5 Ottobre 2003 Daniele Comboni è canonizzato da Papa Giovanni Paolo II.

centro comboniano
La limonaia del Tesöl, casa madre dei missionari comboniani a Limone sul Garda

 

I commenti sono chiusi.