Viaggio a Magasa, l’unico comune bresciano Covid free
MAGASA - Nel piccolo paese dell'alto Garda non si è mai registrato un caso, in nessuna delle tre ondate. Magasa è anche il paese più anziano di tutta la Lombardia, con un’età media di 62,8 anni.
«Ancora zero casi, incrociamo le dita». Federico Venturini, primo cittadino del minuscolo centro montano dell’Alto Garda, è l’unico sindaco bresciano al quale Ats e Prefettura non hanno ancora comunicato casi di positività al coronavirus. Magasa è Covid free.
«Siamo pochi (109 residenti secondo i dati Istat, ndr) e isolati – dice Venturini – e questa è certamente la principale ragione per cui il virus non è riuscito ad entrare in paese. Ma devo anche dire che i miei concittadini hanno rispettato alla lettera le prescrizioni, sono stati attenti. Anche figli e nipoti che abitano fuori paese hanno limitato le visite, per tutelare la salute dei loro cari».
Un’attenzione imposta anche dalla fragilità della popolazione di Magasa, il paese più anziano di tutta la Lombardia, con un’età media di 62,8 anni.
La buona notizia è che quasi tutti gli over 80 hanno ricevuto la prima dose del vaccino. «Gli ultra ottantenni magasini sono 25 – dice il sindaco – e 22 di loro sono stati vaccinati a Gargnano venerdì e sabato scorsi».
Per i tre rimanenti ci si sta organizzando: «Due di loro – continua Venturini – devono fare accertamenti perché sono allergici, non hanno potuto fare neppure il vaccino antinfluenzale. Il terzo non è trasportabile». Ora in paese ci si augura che la campagna vaccinale prosegua spedita, coinvolgendo al più presto anche gli under 80. Tra l’altro qui, durante la prima ondata, il sindaco aveva organizzato uno screening di massa (leggi qui).
Se il virus dovesse arrivare fin quassù, vista l’eta media, sarebbero guai. Anche qui, dove per forza di cose si ha una certa familiarità con l’isolamento, le popolazione comincia a sentire il peso di lunghi mesi di restrizioni.
«La gente è stanca – continua Venturini -, a Magasa come altrove. C’è voglia di normalità, di tornare alla vita di sempre. Fortuna che la primavera si avvicina, le nostre vecchiette cominciano a piantare le patate nei campi, a preparare gli orti». Dopo un lungo e freddo inverno di solitudine e clausura forzata, c’è voglia di rivedere i turisti, i visitatori del fine settimana, i tanti amanti della montagna che in ogni stagione frequentavano questo bellissimo territorio, da troppo tempo orfano degli appassionati di trekking e mountain bike che qui trovano un paradiso fatto di sentieri e mulattiere nel verde dei boschi.
«Ovviamente – conclude il sindaco – con la zona rossa hanno chiuso tutti, il bar del centro sociale comunale all’ingresso del paese, così come i due bar ristorante Al Borgo di Cima Rest e Malga Corva. Resta aperto solo l’alimentari in centro a Magasa». Un disastro per il tessuto economico del paese.
Magasa, un borgo di 100 anime nel cuore del Parco dell’Alto Garda
Magasa e il suo borgo rurale di Cima Rest, con l’osservatorio astronomico, il museo etnografico e gli antichi fienili con il caratteristico tetto in paglia, riadattati per offrire ospitalità al visitatore, sono il punto di riferimento per chi si addentra nell’entroterra del Parco alla ricerca di quiete e di libertà.
Da Molino di Bollone in Valvestino si sale in direzione di Turano, fino al bivio con l’indicazione per Magasa. La strada asfaltata segue prima il torrente Armarolo e poi prosegue alta sul Magasino, per giungere alla sommità della valle. Aggrappato ad un ripido pendio, ecco il piccolo centro montano di Magasa, che con i suoi 970 metri è il Comune più alto del Parco Alto Garda. Una breve sosta ci permette di visitare il paese, stretto attorno alla chiesa parrocchiale di sant’Antonio abate. Ancora una breve salita in auto, oppure a piedi per una passeggiata lungo la strada, e si arriva sul verde altopiano di Rest con il borgo comunale caratterizzato dai fienili con i tetti di paglia, originali architetture a spioventi ripidissimi, di recente restaurati ad opera della Comunità Montana ed adattati per l’ospitalità del turista. Qui si trova anche il Museo Etnografico della Valvestino.
Da Cima Rest la vista spazia all’orizzonte in tutta la sua magnificenza: più in basso il paese appena lasciato, alla cui sommità spicca il verde altopiano di Denai coi suoi fienili.
L’intera Valvestino si distende con le sue innumerevoli vallette laterali, gli anfratti, i boschi, i verdi pendii ed in lontananza un’insolita visione del monte Pizzoccolo, qui ripreso dal versante nord; a est le valli boscose e i monti di Tremosine e di Tignale; a nord la larga e robusta mole del Tombea e del Caplone, che con i suoi 1976 metri è la cima più alta del parco.
Ci troviamo nella zona più naturale e intatta dell’area protetta, ed il borgo comunale di Cima Rest è la base di partenza ideale per i più diversi tipi di escursione, sia a carattere storico, lungo le strade militari della prima guerra mondiale verso il Caplone, detto anche “Cima delle Guardie” (qui passava il confine tra Regno d’Italia e Impero di Austria ed Ungheria), che naturalistico. Su questi monti si possono incontrare rare specie endemiche vegetali che rendono questo itinerario molto interessante dal punto di vista botanico.
Salendo verso il passo della Puria e il territorio di Tremosine e di Tignale è possibile osservare marmotte, cervi, stambecchi e camosci. Su questi monti è stata segnalata anche la presenza dell’orso, di recente introduzione.
Per gli appassionati del cielo stellato, nei fine settimana estivi è possibile partecipare alle osservazioni guidate dell’Osservatorio astronomico di Malga Corva (previa prenotazione telefonica presso l’Associazione Astrofili di Salò o la stessa Comunità montana).
L’unica frazione di Magasa è Cadria, un minuscolo borgo con la chiesa di San Lorenzo, ricostruita probabilmente nel 1547.
I commenti sono chiusi.