Una deroga riguardante Coregone Lavarello, Trota Fario e Iridea e Salmerino alpino alla direttiva ministeriale che prevede lo stop all’immissione nelle acque regionali lombarde di diverse specie considerate alloctone, ma che di fatto sono presenti da oltre un secolo in Lombardia e rappresentano un elemento fondante della pesca lombarda. È quanto chiede la Regione Lombardia attraverso una lettera scritta dall’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, al ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Rolfi, martedì 13 aprile, ha incontrato in videoconferenza i rappresentanti delle associazioni di categoria.
“La pesca professionale lombarda – spiega Rolfi – conta circa 150 imprese e genera un indotto di alcuni milioni di euro. Il prelievo di Coregone Lavarello rappresenta la quota maggiore del pescato professionale dei laghi lombardi. L’interruzione delle immissioni causerebbe danni irreparabili a un comparto già in difficoltà e a tutto l’indotto del commercio e della ristorazione”.
“La riproduzione naturale, infatti, non è in grado di soddisfare le esigenze di mercato – aggiunge l’assessore – e per questo la Regione da anni sostiene il settore con importanti immissioni di questa specie attraverso incubatoi di proprietà e gestione pubblica”.
“Da oltre un secolo – ricorda Rolfi – la pesca dilettantistica nelle acque dei torrenti montani lombardi, che coinvolge decine di migliaia di appassionati, si alimenta di immissioni di Trota Fario, che avvengono in quasi tutti gli innumerevoli torrenti alpini di Lombardia, con esemplari prodotti in oltre venti impianti ittiogenici di proprietà e gestione pubblica e privata”.
“Per questo – osserva l’assessore lombardo – sono necessarie deroghe alla direttiva per le specie già da lungo tempo presenti nelle nostre acque. Il Coregone Lavarello è in Lombardia da oltre un secolo e la Trota Fario, che è di ceppo mediterraneo, dovrebbe addirittura essere ritenuta autoctona. È necessario inoltre, in attesa di valutazione di queste richieste, prevedere anche un periodo di transizione adeguato all’applicazione della norma, altrimenti il sistema gestionale della pesca lombarda si troverebbe in condizioni di illegittimità senza aver avuto il tempo necessario per adeguarsi”.
“Va ripensata – conclude Rolfi – una impostazione sul tema che è eccessivamente ideologica da parte del ministero dell’Ambiente. È a rischio tutto un sistema sportivo, professionale, produttivo e turistico che vive intorno alla pesca, in un momento storico in cui le imprese vanno sostenute e non soffocate di burocrazia”.