Mostre, poker di grandi artisti a Desenzano: Picasso, Paladino, Dalì e Schifano
DESENZANO DEL GARDA - Poker d'assi per la cultura a Desenzano del Garda: le opere di quattro artisti immensi, eterogenei ma complementari, si alterneranno nel corso dei prossimi mesi tra Castello e Galleria Civica.
Nell’ordine verranno esposte le rassegne di Pablo Picasso, Domenico “Mimmo” Paladino, Salvador Dalì e Mario Schifano, tutte curate da Giovanni Tiboni e coordinate da Maurizio Stefanini della “Stefanini Arte” di Rimini: un progetto voluto dall’Assessore alla Cultura Francesca Cerini che partirà il 19 maggio con la mostra di Picasso in Castello.
“Picasso, ceramiche e incisioni”, 19 maggio – 29 agosto 2021, Castello.
Questo evento desidera abbracciare diversi aspetti della produzione artistica di Pablo Picasso, rispecchiandone così la poliedricità, essendo stato l’unico artista del ‘900 che ha saputo trattare tutte le tecniche ascrivibili al mondo dell’arte. E’ stato definito “genio” proprio perché non si è mai sottratto ad alcuna tecnica, mettendosi sempre in gioco, sperimentando nuove forme d’arte fino alla vecchiaia.
La mostra propone più di 30 opere ceramiche prodotte a Vallauris.
E’ nelle opere in ceramica che Picasso esprime tutta la forza della sua fantasia creatrice in un momento particolarmente felice della sua vita. Terminato l’incubo della Seconda Guerra Mondiale, Picasso si dedica a questo linguaggio espressivo che scopre particolarmente congeniale alla sua vena creativa, tanto da iniziare una sperimentazione che lo accompagnerà per il resto della vita e che si intreccia indissolubilmente con i suoi lavori su tela, le sue sculture e la sua grafica. Talvolta produce forme originali di sua invenzione, ma spesso ama trasformare i piatti, le ciotole e le brocche della ceramica tradizionale utilizzando diversi metodi di scultura, assemblaggio, disegno e pittura.
Viene proposta inoltre la suite completa de “Le Celestine” costituita da 66 acqueforti, acquetinte e puntesecche eseguite nel 1968 per illustrare l’opera di Fernando de Rojas, una delle più importanti della letteratura spagnola, che ha segnato la transizione dal Medioevo al Rinascimento. Si tratta di 66 incisioni realizzate con una urgenza espressiva dirompente e ossessiva (dall’11 aprile al 18 agosto 1968) da un Picasso ottantasettenne. Sono il racconto di una vita, la narrazione sagace e ironica del suo immaginario erotico e onirico.
Completano la mostra la riproduzione integrale dei 42 disegni preparatori di Guernica posseduti dal Museo del Prado di Madrid, una serie di fotografie d’epoca ed una significativa collezione di Affiches.
Magnifici esempi di tali collezioni si trovano al Louvre di Parigi, alla Tate Galleries di Londra o al MoMA di New York.
“Mimmo Paladino, artista eclettico”, 19 giugno – 1 agosto 2021, Galleria Civica
La mostra dal titolo “Mimmo Paladino, artista eclettico” presenta una cinquantina di opere dell’artista campano che ne mettono in luce una libertà espressiva e sperimentale inesauribile.
Protagonista del movimento della Transavanguardia, la cui estetica si basa sul ritorno alla pittura figurativa si pone in antitesi con le varie correnti concettuali sviluppatesi negli anni ’70.
L’esposizione propone una panoramica del lavoro di Paladino nella quale è facile riconoscere la sua cifra espressiva più caratteristica, densa di simbolismo e mistero. L’alfabeto cui Mimmo Paladino ricorre, si basa sulla cultura arcaica e mediterranea che fonda le proprie radici figurative nell’arte italiana del Quattrocento e del Cinquecento, da Paolo Uccello, a Piero della Francesca a Leonardo da Vinci, e quelle filosofiche nel neoplatonismo rinascimentale.
L’opera di Paladino si manifesta in tutta la sua complessità, svelando la formazione concettuale e analitica, dato imprescindibile di un lavoro pittorico mai casuale, che spazia fra le istanze della tradizione e quelle dell’avanguardia e attinge da culture extraeuropee.
Artista eclettico, Mimmo Paladino si è confrontato sia con il piccolo formato della tela che con le grandi dimensioni delle installazioni, fino a elaborare un linguaggio in cui fonde elementi derivanti da tempi e spazi diversi fra loro, dall’arte egizia, etrusca o paleocristiana e in cui sperimenta diversi materiali e tecniche
Il rapporto di Mimmo Paladino con l’opera grafica è davvero intrigante, come da sempre nella storia dell’arte lo è il rapporto tra la parola e l’immagine: una relazione verso la quale Paladino, artista poliedrico, ha mostrato negli anni un’attrazione del tutto particolare grazie anche alla sua formazione, nutrita sia d’arte figurativa che letteraria.
Le sperimentazioni e le invenzioni che egli attua nell’opera grafica, seguendo non tanto le “regole dell’incisione” quanto il suo arbitrio fantastico e visionario, così come le collaborazioni con poeti e scrittori per la realizzazione di tanti preziosi libri d’arte, attraversano più di trent’anni della sua attività, con atteggiamenti ideativi e realizzativi che sembrano mutare dinanzi a ciascun procedimento tecnico utilizzato: dall’acquaforte all’acquatinta, dalla xilografia alla serigrafia, dalla litografia alla puntasecca.
Le opere selezionate mettono in luce quanto sia congeniale all’artista campano questo mezzo espressivo per una “completa e approfondita manifestazione del suo particolare e segreto mondo immaginativo”.
“La Divina Commedia di Salvador Dalì”, 4 settembre – 12 ottobre 2021, Galleria Civica
L’esposizione propone 100 illustrazioni della Divina Commedia realizzate dal celebre artista spagnolo esposte secondo un percorso ispirato direttamente al poema dantesco.
All’apice della sua fama nel 1957, più di un secolo dopo le opere di William Blake, Salvador Dalì iniziò a lavorare ad una serie di cento dipinti basati sulla Divina Commedia di Dante.
Il lavoro gli fu commissionato dall’Istituto Poligrafico dello Stato italiano che gli diede otto anni di tempo per completare l’opera, in vista della sua pubblicazione in edizione limitata prevista per il 1965, in occasione del settecentesimo anniversario della nascita di Dante Alighieri.
Il fatto che l’opera fosse stata affidata a un artista non italiano sollevò nell’opinione pubblica forti contestazioni tanto che il Poligrafico dello Stato abbandonò l’iniziativa. Dalì però proseguì nei lavori per completare la serie nel 1964. L’artista spagnolo illustra il viaggio di Dante attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso reinterpretando il percorso dantesco in un’ottica psicoanalitica. Egli riesce a mantenere la sognante atmosfera Dantesca, aggiungendo ad essa il suo inconfondibile tocco surrealista, fatto di figure molli, stampelle e ossa volanti. Il soprannaturale si fonde con un’esplorazione audace della spiritualità, andando a creare una versione unica della Divina Commedia.
Per cinque anni vennero intagliate a mano 3.500 blocchi di legno da usare per le riproduzioni dei dipinti e la pubblicazione venne presa in mano da una casa editrice di Firenze. È proprio da questa edizione che sono state estrapolate le pagine illustrate presenti alla mostra di Desenzano. Un video, una serie di Affiches e di fotografie vintage offrono una introduzione generale sulla sua eccentrica figura.
“Mario Schifano, smalti su foto”, primavera 2022, Castello
La mostra prevede l’esposizione di una scelta di fotografie ritoccate a mano dall’artista, selezionate da un corpus che ne conta diverse migliaia.
Schifano, con consuetudine pressoché giornaliera, quasi un lungo esercizio di rilettura della cronaca quotidiana praticato dalla fine degli anni ’80 nell’arco di dieci anni, eseguiva decine di scatti fotografici, catturando, dai televisori sempre accesi di cui si circondava, un’ampia serie di immagini dai soggetti e contorni diversi. Nei giorni successivi, quasi in una sorta di scrittura automatica, ne evidenziava i contenuti e le valenze per lui più interessanti, enfatizzando così tutto ciò che già in precedenza aveva messo a fuoco tramite la fotografia. Così il fotografo, non diversamente da un reporter (“inviato speciale nella realtà”, citando Achille Bonito Oliva), accumulava note, spunti, appunti; un campionario iconografico sul quale, successivamente, interveniva il pittore. Inizia dunque il dialogo tra l’immagine fotografica e il segno grafico, tra l’automatismo del mezzo meccanico e la frenesia del gesto manuale, tra l’eterogeneità dispersiva degli scatti e la sintesi cui li riconduce il colore (lacca o pennarelli che siano).
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