Trama: Al giovane Federale Giovanni Comini viene affidato il delicato compito di entrare nelle grazie di Gabriele D’Annunzio, ritiratosi da tempo al Vittoriale di Gardone Riviera e divenuto ormai una temibile spina nel fianco (o meglio un dente cariato da estirpare) per il partito fascista, al fine di spiarlo.
La vicinanza con lo spirito libero del Vate e le numerose crepe sempre più evidenti nell’ideale Italia fascista, il pervasivo clima di delazione, la violenza da cui verrà personalmente toccato, lo condurranno a dover affrontare la realtà.
Critica: Un Vate con il fisico minato ma ancora desideroso di piaceri, ossessionato da roditori immaginari ma lucidissimo nel prevedere le rovinose conseguenze dell’alleanza con la Germania, circondato da una minuscola corte che lo idolatra ma in cui si annidano subdole spie e traditori. La sceneggiatura del regista Gianluca Jodice riesce bene ad evidenziare tutte le contraddizioni che fanno ancora adesso di d’Annunzio un personaggio noto solo superficialmente per i suoi aspetti appariscenti (la donne, i vizi, le azioni spettacolari) ma meno valutato nella sua sfera più intima e profonda, quella che traspare dagli scritti, nei versi più ispirati e riusciti, nella sensibilità decadente, a volte di maniera ma grandissima quando sincera.
Sergio Castellitto, affascinante antipatico, lo interpreta con giusta misura e mimetica somiglianza fisica, mostrando di aver interiorizzato la personalità dell’uomo, aiutato da una sceneggiatura in cui sono incastonati dialoghi molto belli, e che non tralascia né la sua decadente sensibilità poetica né il suo egocentrismo e ce lo rivela ironico, tenace, sconfortato, fragile, umano.
Grandissima cura nei particolari, dai costumi, di cui si percepisce la consistenza pesante, di buona stoffa “di una volta”, con dettagli realistici (i guanti bianchi macchiati di inchiostro) ai volti, segnati, vissuti, degli uomini, alle pettinature ed al trucco delle attrici che interpretano le donne, di età diverse e di differente fedeltà, che gli furono accanto in quegli ultimi anni di isolamento, su cui spicca l’adorante Luisa Baccara di Elena Bucci.
Si ammirano le architetture scenografiche dell’epoca, di una intenzionale grandiosità disumana (un colpo d’occhio notevole Piazza della Vittoria a Brescia), e soprattutto non delude la celebre dimora del poeta, il Vittoriale degli Italiani, che sul grande schermo pare quasi di vedere per la prima volta, anche per chi conosce bene i luoghi, grazie alla splendida fotografia di Danile Ciprì che sfrutta gli ambienti interni per giochi di chiaroscuro in cui una morbida luce dorata penetra dalle finestre nelle stanze anguste della Prioria e accarezza i volti, i mille oggetti e i libri antichi, mentre all’esterno i paesaggi azzurri del lago creano un’atmosfera di pacata malinconia e di struggente bellezza.
Tutti gli angoli più suggestivi sono rappresentati: la straniante presenza della nave Puglia “naufragata” in mezzo al bosco, palcoscenico per le confidenze, i giardini intimi con le spalliere di rose, la piazzetta dalmata, l’anfiteatro in costruzione, con il cantiere bloccato dalla mancanza di fondi.
La nostra guida per entrare nel mondo del Vate è il personaggio del Federale Giovanni Comini, interpretato con freschezza da Francesco Patané, attore teatrale alla sua prima esperienza cinematografica importante, che si muove con i gesti maschi e un po’ goffi di un giovane colto ma di famiglia semplice, ambizioso ma ancora inesperto, inizialmente indifferente alla violenza che ha già sotto gli occhi in tutta la sua orrenda brutalità ma da cui si illude, meschinamente, di non essere coinvolto, credendo che basti distogliere lo sguardo e non sporcarsi le mani in prima persona.
Jodice preferisce sfiorare solamente “le storielle piccanti” e ci dona un D’Annunzio meno retorico, ancora diviso – letteralmente, nella scena in cui saluta i reduci di Fiume – tra l’immagine pubblica da conservare ad ogni costo ed il suo sentire privato di uomo deluso e abbandonato, ignorato, che tuttavia conserva la consapevolezza del proprio valore stemperata dall’autoironia.
Camilla Lavazza
IL CATTIVO POETA
Regia e sceneggiatura GIANLUCA JODICE
Personaggi e interpreti
Gabriele d’Annunzio SERGIO CASTELLITTO
Giovanni Comini FRANCESCO PATANÈ
Giancarlo Maroni TOMMASO RAGNO
Amélie Mazoyer CLOTILDE COURAU
Achille Starace FAUSTO RUSSO ALESI
Commissario Rizzo MASSIMILIANO ROSSI
Luisa Baccara ELENA BUCCI
Lina LIDIYA LIBERMANE
My JANINA RUDENSKA
Carletto LINO MUSELLA
Fotografia DANIELE CIPRÌ
Montaggio SIMONA PAGGI (a.m.c.)
Musiche MICHELE BRAGA
Scenografia TONINO ZERA (a.s.c. -usa829)
Costumi ANDREA CAVALLETTO
Casting FRANCESCA BORROMEO (u.i.c.d.)
Aiuto regia FEDERICO NUTI
Suono ANGELO BONANNI
Organizzatore generale JACOPO CINO
Delegato di produzione CAMILLA FAVA DEL PIANO
Produttore associato INES VASJLIEVIC
Prodotto da MATTEO ROVERE e ANDREA PARIS
Coprodotto da NICOLAS ANTHOMÉ Una produzione ASCENT FILM e BATHYSPHERE con RAI CINEMA
Durata 106 min
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