I depuratori di Riva del Garda saranno dismessi

RIVA DEL GARDA - Sistema della depurazione nell’Alto Garda in difficoltà. Si prevede la dismissione dei due impianti di Riva e due opzioni: il potenziamento dell’impianto del Linfano (magari spostato sotto il monte Brione) oppure l’utilizzo di un nuovo impianto da realizzare a Mori da raggiungere con un sistema di pompaggio.

L’assessore all’urbanistica Mauro Malfer, già presidente della Comunità di Valle, e l’architetto Gianfranco Zolin, responsabile del Servizio pianificazione e tutela del paesaggio della Comunità di Valle e in servizio a tempo parziale in Comune, fanno il punto della situazione sul sistema della depurazione nell’Alto Garda, in riferimento all’articolo pubblicato giovedì 17 giugno dal quotidiano L’Adige col titolo «Depuratori in difficoltà, l’ambiente va salvato».

«Il tema è assolutamente prioritario -spiega l’assessore- e infatti, diversamente da quanto si sostiene nell’articolo, è al centro dell’attenzione già da qualche anno non solo da parte dei Comuni, ma anche della Comunità di Valle e della Provincia. Proprio in questi giorni, poi, con l’arch. Zolin stiamo completando, in collegamento con l’assessore provinciale Mario Tonina e con il dirigente del Servizio gestione impianti Giovanni Battista Gatti, un documento dal titolo “Qualità delle acque nel lago di Garda. La strategia della depurazione nell’Alto Garda”.

Obiettivo: arrivare rapidamente a una scelta che ci consenta di intervenire su una situazione non più sostenibile. Oltre che per ovvi ma imprescindibili motivi di tutela ambientale, occorre tenere presente che l’acqua per la Busa è uno dei principali motori economici, e quindi la balneabilità, che dipende dalla qualità dell’acqua del lago, è semplicemente irrinunciabile».

«Il sistema di depurazione dell’Alto Garda -spiega l’arch. Zolin- è in difficoltà per cinque motivi: la rilevante urbanizzazione, il forte afflusso estivo di turisti, la presenza sempre più frequente di fenomeni meteorologici intensi, l’estesa presenza di pavimentazioni impermeabilizzate, e la molto imperfetta separazione delle acque bianche dalle acque nere, che convoglia impropriamente grandi quantità di acqua ai depuratori.

Dobbiamo ricordarci che in caso di stress, gli impianti, come previsto dalle norme, hanno un sistema di bypass che scolma i liquami nel Garda. La situazione è delicata: i due depuratori di Riva, l’Arena e il San Nicolò, e quello sovracomunale al Linfano trattano gli scarichi fognari di un territorio enorme, ovvero dei Comuni di Riva, di Arco, di Nago-Torbole, Dro, Tenno e Fiavè».

Quali le soluzioni? Il piano di risanamento delle acque dell’Agenzia provinciale per la depurazione, punto di riferimento del lavoro di questi mesi, prevede la dismissione dei due impianti di Riva del Garda e due opzioni: il potenziamento dell’impianto del Linfano (con l’eventuale, ulteriore opzione di spostarlo in una zona più adatta, in roccia sotto il monte Brione) oppure l’utilizzo di un nuovo impianto da realizzare a Mori, nell’area produttiva delle Casotte, da raggiungere tramite un sistema di pompaggio.

«Quale sarà la scelta, ancora non è possibile dirlo -conclude l’assessore Malfer- ma quello che è certo è che vogliamo arrivare quanto prima a una soluzione, e posso assicurare che la Provincia è allineata sulla nostra posizione e intende fare la sua parte. Che la soluzione sia l’una o l’altra, porterà un miglioramento notevole dell’efficienza dei processi di depurazione dei reflui, ed eviterà o limiterà drasticamente gli scolmi dovuti ai sovraccarichi. Ma c’è di più: la dismissione dei nostri due impianti ci permetterà di riutilizzare le aree attualmente occupate dai depuratori. Attenzione: si tratta di un impegno economico molto importante, ma che non può attendere».

La “Busa” sul Garda trentino.

 

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