«Il Commissario – scrivono Gaia e Visano Respira – ha illustrato quali sono i termini dell’incarico ricevuto che mira alla tutela del lago di Garda “e non del Fiume Chiese” come ha tenuto a precisare e ha esposto quali sono le Sue scelte e le Sue intenzioni in merito al come intende procedere nella valutazione delle opzioni che ha indicato esclusivamente nei due studi presentati dall’Università di Brescia per conto del Gestore Acque Bresciane
Questi documenti saranno gli unici due studi di riferimento che verranno presi in considerazione per le Sue valutazioni e queste valutazioni avranno come unico elemento di confronto il tempo di dismissione della condotta sub lacuale tra la sponda bresciana e quella veronese e ha ribadito che da una prima analisi “il progetto di Lonato del Garda si presenta più critico rispetto a questo elemento”.
Secondo le affermazioni del Commissario, non esisterebbe nessun documento ufficiale certificato attualmente agli atti che indichi con esattezza la fine vita utile della condotta. In mancanza di tale documento il Commissario ha ribadito che, a seguito dell’incarico avuto, la responsabilità dell’eventuale problema ambientale causato dal cedimento della condotta verrebbe imputato al non operare con celerità da parte del Commissario.
A seguito di questa affermazione è intervenuto l’ing. Grumi Filippo che, con documenti ufficiali alla mano redatti dal gestore Acque Bresciane, documenti presenti sul sito dell’ente gestore e trasmessi all’Ato come da lettera accompagnatoria, sempre agli atti, (documento che viene dagli scriventi quindi ritenuto a tutti gli effetti ufficiale), ha proposto una serie di considerazioni sulla vita utile della condotta sublacuale.
Preliminarmente è stata definita con precisione cosa si intende per “vita utile” di una struttura che non è certo una data di scadenza oltre la quale la condotta collassa ma semplicemente un termine indicativo oltre il quale ogni struttura, in questo caso la condotta sub lacuale necessità di manutenzioni straordinarie particolarmente onerose che ne consigliano la dismissione e la sostituzione.
Nella documentazione, agli atti, la vita utile della condotta è certificata dal gestore che ha indicato nel progetto la data installazione della condotta nel 1985 con una vita utile minima di 40 anni e massima di 50 portando la vita utile al 2035, a 14 anni da oggi. Si evince che la tenuta in sicurezza della condotta sublacuale è indifferente rispetto all’esecuzione di uno o dell’altro progetto ed è perfino superiore alla durata del progetto veronese ed appare del tutto evidente che la fretta relativa alla dismissione della sublacuale non è giustificata dalla vita nominale della stessa.
Il Commissario ha ribadito che non ritiene tale documento sufficiente da esimerlo da eventuali responsabilità in quanto non fatto proprio dal Ministero o Università (e ci chiediamo come mai è stato impedito che fosse portato in Cabina di Regia). Su questo punto non c’è stata possibilità di un punto d’accordo. In merito alla collaborazione documentale che i due tecnici volevano fornire al Commissario per fornirgli ulteriori elementi di valutazione che lo agevolassero nella scelta migliore nel rispetto dell’incarico ricevuto, documenti che illustravano la possibilità tecnica di dimezzare i tempi della dismissione della condotta sublacuale, partendo proprio dalla documentazione integrativa prodotta da Acque Bresciane su incarico della Cabina di Regia, il Commissario ha dichiarato che non era interessato a prendere visione di questa proposta in quanto non portata avanti da un ente universitario istituzionalmente riconosciuto e pertanto i due tecnici si sono riservati di renderla pubblica nei modi e nei tempi che ritengono più opportuni.
Abbiamo, poi – continuano Gaia e Visano Respira – dovuto apprendere che, diversamente da quanto preannunciato pubblicamente, sul fatto di esaminare tutti i progetti e contributi agli atti o nuovi, nella realtà dei fatti non è così, in quanto la decisione verrà limitata solamente esaminando gli attuali studi presentati da Acque Bresciane che sono appunto l’oggetto del contendere che ha portato al commissariamento. Al di fuori dei temi del colloquio i due comitati fanno anche notare alcune incongruenze nel discorso evidenziato dal Commissario in merito ai contenuti della Sua nomina. Nel decreto di nomina non si parla assolutamente di confronto fra solo due progetti oltretutto quello di Gavardo Montichiari è un confronto fra quattro progetti a cui andrebbe aggiunto quello di Lonato quindi tutti i progetti da confrontare sono almeno 5 e non due.
Nel decreto di nomina non si parla nemmeno di una data entro cui presentare una decisione e quindi la data del 28 luglio è una scelta autonoma del Commissario ed è una data che secondo noi dovrebbe essere revocata e posticipata.
Come considerazione finale riportiamo con un proverbio l’incarico a cui assoggettata la scelta del Commissario … fare presto e bene non stanno insieme, … contrasta con ogni lavoro che ha bisogno del suo tempo, la fretta non permette di fare bene le cose. Le variabili, le verifiche, i confronti l’enorme numero di dati, le condizioni ambientali tecniche economiche sociali e culturali che sono enormi in una scelta progettuale di questo rilievo sono purtroppo ridotte a delle mere valutazioni sulle tempistiche di esecuzione dell’opera e di dismissione di una tubazione, per altro funzionante.
Gli enti preposti hanno perso anni proponendo soluzioni illogiche e divisive sul territorio escludendo ogni portatore di interesse territoriale di cui si devono assumere tutta la responsabilità e ci ritroveremo a breve con l’imposizione del progetto Gavardo Montichiari che è un progetto che non risolverà nemmeno i problemi del Lago di Garda in cui l’attuare sistema di collettamento e depurazione è solo una piccola frazione del degrado ambientale che abbiamo evidenziato anche nel nostro studio, citiamo solo gli scarichi abusivi, gli sversamenti industriali, artigianali ed agricoli, l’eccessiva antropizzazione, la cementificazione selvaggia, la distruzione delle fasce tampone che fanno da filtro agli ecosistemi ecc.. ecc…
L’importante è accelerare, unico criterio di scelta la fretta e per far questo la scelta politico-ministeriale è quella di assoggettare un intero bacino imbrifero disgiunto dal lago addossandogli tutte le problematiche irrisolte degli ultimi 40 anni di questi territori lacustri che nulla hanno realizzato per rispettare almeno le normative contingenti del ciclo idrico integrato. Questo per noi resta inaccettabile».