Aperti anche durante la settimana i sentieri per l’eremo di San Valentino
GARGNANO - Riaprono anche nei giorni infrasettimanali i sentieri che portano all’eremo di San Valentino, uno dei luoghi più suggestivi dell’Alto Garda, meta frequentatissima da escursionisti e amanti della montagna.
In seguito all’ordinanza firmata dal sindaco Giovanni Albini a metà luglio (ne avevamo scritto qui), i percorsi che conducono all’eremo, indicati con i segnavia 230 B (dalla località Pizzo, «Pis», alla località Sisengla) e 265 (la Bassa Via del Garda nel tratto da Sasso a Muslone), erano stati chiusi al passaggio nei giorni infrasettimanali, dal lunedì al venerdì, per consentire una serie di controlli ed ispezioni in parete sulla porzione sud occidentale del filone del Monte Comero da parte del geologo e delle guide alpine incaricati dal Comune di Gargnano.
Operazioni che avrebbero potuto causare distacchi di materiale roccioso e compromettere la sicurezza dei percorsi. «Si è trattato di un primo intervento di ispezioni, bonifiche e disgaggi – spiega il sindaco Albini -, attuato in funzione di un più complesso intervento di messa in sicurezza del monte, per il quale abbiamo ottenuto, in seguito ad eventi di caduta massi registrati negli ultimi anni, un cospicuo finanziamento da parte di Regione Lombardia.
Ora le verifiche attuate per capire come intervenire sono terminate e possiamo nuovamente concedere il passaggio senza limitazioni sui sentieri per l’eremo, anche durante la settimana».
L’escursione all’eremo di San Valentino, appollaiato tra le rocce a strapiombo sul lago, a 772 metri d’altitudine, è particolarmente apprezzata da camminatori e frequentatori della montagna per il panorama mozzafiato e le suggestioni dell’antico edificio.
Secondo tradizione l’eremo venne edificato nel XVII secolo, probabilmente tra il 1670 ed il 1680, da alcuni abitanti della Riviera scampati alla peste e rifugiatisi tra le rocce di questi monti. Presenta una piccola cappella ed altri locali di modeste dimensioni che, in passato, furono abitati da alcuni eremiti. L’ultimo, il veronese Geremia Paladini, vi dimorò nella seconda metà dell’Ottocento.
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