Un tragico episodio che questa mattina è stato ricordato solennemente, come avviene da diversi anni, su iniziativa del Gruppo Alpini di Arco. La cerimonia ha avuto un primo momento di omaggio davanti alla statua di San Venceslao in via Paolina Caproni Maini quindi un secondo momento nel prato di Prabi dove morirono i quattro giovani e dove oggi si trova il monumento in memoria di questa tragedia che avvenne ad un mese dal termine della firma dell’armistizio. Qui morirono i soldati Antonin Jezek, Karel Novacek, Jiri Slegl e Vaclav Svoboda.
Per l’occasione anche quest’anno sono intervenute alla cerimonia autorità del Consolato della Repubblica Ceca a Milano, rappresentanti militari della Repubblica Ceca e le autorità locali rappresentate dal sindaco di Arco e dall’assessore provinciale allo sviluppo economico. Presenti anche i componenti del Gruppo Alpini di Arco con il capogruppo Carlo Zanoni, una rappresentanza delle forze dell’ordine e della polizia locale con il comandante Marco D’Arcangelo, della Croce Rossa, e di Associazioni d’Arma e Combattentistiche.
Nel corso della Grande Guerra insieme a milioni di italiani hanno vestito l’uniforme grigio-verde anche alcune migliaia di volontari stranieri. La quasi totalità degli stranieri in grigio-verde era costituita da ufficiali e soldati appartenenti alle nazionalità oppresse dell’Austria-Ungheria che volontariamente avevano scelto di continuare a combattere, ma per la libertà della loro patria: erano romeni, serbi, polacchi e soprattutto cecoslovacchi.
A partire dal 1917 si formò a fianco dell’esercito italiano che combatteva gli austroungarici sul fronte trentino un corpo di volontari cecoslovacchi, disertori dell’esercito imperiale; nel 1918 questi si trasformarono in un vero e proprio esercito cecoslovacco in Italia che aveva una Compagnia anche in Trentino. Il 21 settembre del 1918, in un’azione militare austriaca a Doss Alto, alle pendici del Monte Baldo, caddero prigionieri cinque legionari cecoslovacchi; trasferiti nottetempo a Ceniga, subirono un sommario processo come traditori per la diserzione dall’esercito austroungarico. Quattro di loro vennero impiccati.
Questo non fu l’unico episodio di collaborazione militare italo-cecoslovacca: il 5 luglio 1918 fu impiccato a Riva del Garda Alois Storch, ufficiale cecoslovacco dell’esercito austriaco passato nelle fila di quello italiano e autore di un’azione di sabotaggio sulle rive del lago.
“Anche il sacrificio di questi ragazzi – ha affermato il rappresentante della Giunta provinciale – ha dato ulteriore spinta al processo di nascita della repubblica Cecoslovacca, autonoma dall’Impero. Il Trentino, proprio perché autonomo, deve saper essere “ponte” che supera le tragedie del passato e avvicina le popolazioni nel segno della pace e della fratellanza”.