Smog, Lombardia fuori legge per inquinamento delle polveri sottili
LOMBARDIA – Legambiente: «Giorni di aria avvelenata: Cremona 49, Lodi e Brescia 42, Mantova 41, Pavia 39, Milano 36. A Milano traffico a +19%. Per ridurre la congestione, è necessario restituire fiducia nel trasporto collettivo, incoraggiare l’uso quotidiano della bicicletta e lo smart working».
Complice un inizio d’autunno secco, la qualità dell’aria in Lombardia è peggiorata sensibilmente nel mese di ottobre, tanto che a partire dal capoluogo di regione si è arrivati a sforare i fatidici 35 giorni/anno oltre il limite di concentrazione delle polveri sottili, concessi dalla normativa europea.
Il superamento, registrato ieri contemporaneamente dalle centraline di viale Marche e Senato a Milano, preoccupa molto avendo ancora davanti gran parte dell’autunno e l’inizio dell’inverno, notoriamente periodi ad altissimo rischio smog. Nel resto della regione la situazione non è migliore per altri capoluoghi di provincia: a Cremona i giorni di aria avvelenata sono già 49, a Lodi e Brescia 42, a Mantova 41 e a Pavia 39 (vd. tabella 1). Un quadro che testimonia il crescente peso sull’inquinamento delle emissioni legate all’allevamento intensivo, in una delle aree di maggior concentrazione di stalle dell’intero continente europeo.
Tuttavia, la componente dello smog che deriva dal traffico veicolare resta elevata: i segnali di questa stagione di ritorno progressivo alla normalità sono estremamente allarmanti.
Secondo il TomTom Traffic Index, il rilevamento in tempo reale misurato per la navigazione stradale sulla base di uno spostamento della durata di trenta minuti, a Milano, se nel primo semestre del 2021 il livello di intasamento delle strade è stato molto più basso della media, dopo l’estate si segnala un forte incremento della congestione rispetto al periodo pre-Covid. Nella settimana precedente allo sforamento attuale degli indici di smog rilevati dalle centraline ARPA, dal 18 al 24 ottobre, il traffico milanese è infatti aumentato, rispetto allo stesso periodo del 2019, facendo registrare livelli di congestione maggiori in media di +19% e tempi degli spostamenti in città fino a 15 minuti superiori rispetto al pre-Covid. Dati in peggioramento anche nella seconda città lombarda, Brescia, dove il livello di congestione rispetto al 2019 è cresciuto dell’11%. Ed è chiaro che auto imbottigliate nel traffico con il motore acceso per più tempo emettono anche molti più inquinanti. In una situazione dove l’intasamento provocato da veicoli inquinanti è sopra la media, gli effetti si fanno più pesanti e duraturi, se non intervengono fattori meteorologici favorevoli alla dispersione.
«Per uscire da questo pericoloso ingorgo dobbiamo recuperare fiducia nel trasporto collettivo – afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Il TPL è ancora sottoutilizzato rispetto ai livelli pre-Covid, nonostante sia chiaro che i mezzi pubblici non siano luoghi di contagio significativo, come ormai molti studi certificano. Occorre restituire ai cittadini la confidenza col mezzo pubblico che avevano prima della pandemia e continuare a sostenere lo smart working».
Legambiente richiama gli amministratori delle città, a partire dal capoluogo di regione, ad affrontare con decisione l’evidente squilibrio ancora presente tra quote di traffico inquinante e mobilità dolce: «Per molte grandi città lombarde le amministrazioni sono fresche di insediamento: è il momento migliore per impostare programmi serrati per incoraggiare i cittadini all’uso della bicicletta per gli spostamenti quotidiani. È la bicicletta la grande protagonista di cambiamento nelle metropoli europee, che hanno voluto contrastare il traffico. Le pesanti condanne inflitte all’Italia dalla Corte Europea per le sistematiche violazioni ai limiti degli inquinanti nell’atmosfera devono farci riflettere sulla capacità di mettere a frutto le risorse di cui oggi disponiamo, a partire da quelle del PNRR, per evitare che i loro effetti sulla vivibilità urbana spariscono in una nuvola di smog» conclude Barbara Meggetto.
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