Inizia mercoledì 10 novembre a Brescia il processo ai due tedeschi che si trovavano a bordo del motoscafo Riva Aquarama che quella drammatica notte del 19 giugno scorso ha travolto e ucciso due ragazzi gardesani – Umberto Garzarella, imprenditore 36enne di Salò, e Greta Nedrotti, studentessa 25enne di Toscolano Maderno – mentre erano fermi nelle acque di Portese, nel golfo di Salò, a bordo di un gozzo in legno, con la luce di segnalazione accesa.
Le indagini preliminari hanno cristallizzato prove precise e chiarito la dinamica dei fatti. Al momento della collisione l’Aquarama procedeva ad almeno 20 nodi (quattro volte il consentito in orario notturno). I due tedeschi, manager bavaresi, dopo la collisione si sono allontanati senza tentare una manovra di soccorso o lanciare un allarme.
L’indomani all’alba è stato trovato il gozzo squarciato sul quale giaceva il corpo esanime di Umberto Garzarella. Nel pomeriggio, grazie alle insistenti ricerche di tutte le forze dell’ordine intervenute, è stato rinvenuto dai Volontari del Garda il corpo di Greta Nedrotti, a 100 metri di profondità nelle acque del lago, nella zona tra Salò e Portese.
Le autopsie disposte successivamente sulle vittime hanno confermato che Umberto è morto sul colpo mentre Greta è morta per annegamento, anche se difficilmente si sarebbe potuta salvare.
I due tedeschi, lo ricordiamo, dopo aver travolto il gozzo dilaniando i due ragazzi, hanno proseguito la loro corsa tutta velocità senza fermarsi ne rallentare, senza prestare soccorso, senza verificare di aver procurato danni ad altre persone.
Erano, si è poi appurato, ubriachi fradici. Dopo aver travolto e ucciso i due poveri ragazzi, erano stati visti bere in un locale di Salò.
I due imputati, accusati di omicidio colposo, naufragio e omissione di soccorso, hanno scelto di farsi processare con rito ordinario.
I due tedeschi arrivano al processo in situazioni diverse. Il proprietario del motoscafo è libero, mentre l’amico che si si è assunto la responsabilità della guida al momento dell’incidente è agli arresti domiciliari.
Inutile dire che la comunità gardesana si aspetta una pena adeguata. La chiede anche tramite un petizione su change.org (la puoi firmare qui), che è stata firmata da più di 124mila persone.