Dal Comitato dell’Organizzazione mondiale per l’educazione, la scienza e la cultura, a Parigi, è giunto giovedì 16 dicembre il sì ufficiale al riconoscimento della candidatura che valorizza una pratica rurale nei numerosi territori tartufigeni italiani.
Si chiude positivamente un iter avviato dall’istanza delle associazioni dei tartufai ai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura otto anni fa, fino alla presentazione a marzo 2020 dalla Farnesina della candidatura illustrata dalla sottosegretaria alla Cultura Borgonzoni.
La proclamazione da parte della XVI sessione del Comitato Intergovernativo della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’iscrizione nella Lista Rappresentativa Unesco della Cerca e cavatura del tartufo «è una grande notizia – commenta l’Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli – che premia anche i territori lombardi».
Si tratta della prima candidatura nazionale del patrimonio immateriale che rappresenta il tema della biodiversità culturale e che coinvolge una rete che unisce circa 70.000 tartufai, 14 Regioni Italiane e numerosi comuni anche di aree interne.