Per il Cineforum del cinema teatro Cristal di Salò martedì 11 alle 21.15 si proietta il nuovo film di Sorrentino, in lizza per una nomination all’Oscar.
Trama
Napoli, anni ’80. Lo studente di liceo Fabietto, cuffiette del walkman sempre sul collo, vive con la sua ironica famiglia al Vomero e sogna il cinema; nel frattempo osserva la pittoresca parentela (tra cui la sensuale e visionaria zia Patrizia che gli provoca i primi turbamenti) e i bizzarri vicini di casa.
Come tutta la città, gioisce per l’acquisto di Maradona da parte del Napoli, senza ancora immaginare che indirettamente gli salverà la vita in occasione del drammatico evento che segnerà la sua famiglia facendogli sperimentare l’esistenza del destino, conoscere il dolore ma anche provare il desiderio di trovare la sua strada nel mondo.
Critica
Una videocassetta viene inquadrata più volte appoggiata sul televisore nel salotto della famiglia di Fabietto, alter ego del regista Paolo Sorrentino in questo film autobiografico e coraggioso. È “C’era un volta in America” di Sergio Leone, storia epica e malinconica, incentrata sui ricordi e fonte di ispirazione dichiarata di Sorrentino, insieme ai capolavori di Fellini, Amarcord ed Otto e mezzo.
È stata la mano di Dio è insieme autobiografia, sincera e commovente, affettuoso omaggio ad una città unica al mondo nei “mitici” anni ’80 ed al simbolo di riscatto che rappresentò all’epoca Maradona (spettacolare la scena in cui ogni persona in strada si blocca immobile alla visione dell’idolo fermo alla guida di un’utilitaria) ed infine riflessione profonda sulle motivazioni e le ispirazioni che spingono ad intraprendere un’attività creativa.
Sorrentino lo fa partendo da lontano, inquadrando la sua città d’origine dal mare, splendida nel silenzio, e piombando poi tra i rumori di una coda di persone in attesa dell’autobus, spiazzando immediatamente lo spettatore con l’arrivo di un San Gennaro elegantissimo che invita una delle donne in fila (che si scoprirà di lì a poco essere la zia materna di Fabio) ad incontrare il Munaciello, leggendaria figura del folclore napoletano.
Dopo questa prima sequenza onirica il film ritorna alla realtà, quella realtà che, come dice il regista nel breve documentario che accompagna il film su Netflix: “è il punto di partenza ma va reinventata”.
Così è attraverso gli occhi del protagonista (il bravo Filippo Scotti) che veniamo a conoscenza della famiglia Schisa, speciale nella sua normalità, con i suoi riti (il fischio romantico dei due genitori) e le sue bizzarrie: la madre burlona e giocoliera (una strepitosa Teresa Saponangelo), la sorella sempre chiusa in bagno, il fratello che vorrebbe fare l’attore ma senza convinzione, e soprattutto il padre, umanissimo, saggio e contraddittorio, che poteva essere interpretato solo da Toni Servillo, l’attore che da “L’uomo in più” ha dato corpo ai personaggi più memorabili della filmografia di Sorrentino.
La città e le persone fanno da cornice a questa vicenda di crescita in cui Destino fa sentire potentemente, si può proprio dire, la sua mano: le inquadrature, mai da cartolina, la fotografia misurata ma empatica (per questa volta non firmata dal fido Luca Bigazzi ma dalla talentuosa Daria D’Antonio, che comunque insieme a Bigazzi ha lavorato a lungo in passato), ed uno stuolo di personaggi straordinari, dalla zia Patrizia (un’intensa Luisa Ranieri che non teme di esibire il suo corpo sensuale davanti alla macchina da presa) che, in qualche modo, richiama la tenerezza toccante del personaggio di Ramona ne La Grande Bellezza, entrambe donne troppo libere, fisicamente prorompenti e perciò esposte ai desideri maschili ma bisognose solo di amicizia e di affetto, alla Baronessa Focale (Beatrice Pedrazzi, che ha l’occasione di mostrare la sua bravura in una scena delicatissima e cruciale per il giovane protagonista, gestita con estrema eleganza sotto ogni aspetto) che ci ricorda una semplice verità: “non si sa mai cosa succede veramente nelle case degli altri”.
Ci sono poi tanti personaggi bizzarri eppure veri o verosimili, colti dall’occhio allenato e dall’istinto del regista, come la Signora Gentile che “gentile” non è, l’amico contrabbandiere che ricorda a Fabietto che c’è di peggio che sentirsi soli, ed il regista Antonio Capuano a cui è affidato un dialogo sul perché e come fare cinema (ma può valere anche per la scrittura, per la composizione musicale o per qualsiasi altra espressione artistica): non solo, come dice Fabio “perché la realtà è scaduta” e quindi come distrazione, ma come modo per condividere il dolore, anche se quello da solo non basta.
C’è bisogno di avere qualcosa da raccontare, con coraggio, perché siamo tutti soli, anzi, abbandonati, e se la “speranza è una trappola” ci vuole la forza di essere sinceri, come lo è stato Sorrentino in ogni inquadratura di È stata la mano di Dio, rielaborando il dramma accaduto alla sua famiglia e donandoci un’emozionante e non scontato ritratto di Napoli che si chiude in maniera perfetta sulle note di un altro capolavoro malinconico e struggente, “Napule è” di Pino Daniele, che nel suo testo rispecchia poeticamente l’anima del film.
Camilla Lavazza
La scheda del film
Regia e sceneggiatura: Paolo Sorrentino
Interpreti e personaggi
Filippo Scotti: Fabietto Schisa
Toni Servillo: Saverio Schisa
Teresa Saponangelo: Maria Schisa
Luisa Ranieri: Patrizia
Betti Pedrazzi: Baronessa Focale
Massimiliano Gallo: Franco
Renato Carpentieri: Alfredo
Roberto De Francesco: Geppino
Cristiana Dell’Anna: sorella di Armando
Monica Nappo: Silvana Enzo Decaro: San Gennaro
Marina Viro: dottoressa
Alessandro Bressanello: Aldo
Biagio Manna: Armando
Sofya Gershevich: Yulia
Marlon Joubert: Marchino Schisa
Rossella Di Lucca: Daniela Schisa
Ciro Capano: Antonio Capuano
Lino Musella: Mariettiello
Dora Romano: Signora Gentile
Adriano Saleri: assistente Fellini
Roberto Oliveri: Maurizio
Carmen Pommella: Annarella
Fiorenza D’Antonio: Gigliola
Pietro Bontempo: medico
Fotografia: Daria D’Antonio
Montaggio: Cristiano Travagliali
Effetti speciali: Rodolfo Migliari, Pasquale Catalano, Fabio Traversari
Musiche: Lele Marchitelli
Scenografia Carmine Guarino Costumi Mariano Tufano Trucco Federico Carretti
Produttore Lorenzo Mieli, Paolo Sorrentino
Durata 130 min
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