“E’ francamente imbarazzante leggere le dichiarazioni del Comune di Padova rispetto all’attualizzazione del PRGR proposto dalla Regione del Veneto, soprattutto se si considera che vengono da una città che non ha saputo neppure raggiungere gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata. Naturalmente terremo in considerazione tutti i contributi espressi in termini propositivi per migliorare ulteriormente la gestione dei rifiuti nel Veneto, ma la libertà di espressione non può giungere, per ragioni politiche e di calcolo elettorale, a mistificare la realtà, soprattutto una realtà eccellente a livello italiano ed europeo come è quella dei rifiuti nella nostra Regione”.
Lo dice l’Assessore regionale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, rispondendo alle polemiche sollevate dal Comune di Padova sul Piano regionale della gestione dei rifiuti.
I numeri contenuti nel Rapporto Rifiuti Urbani 2020, pubblicato da ARPAV, ma anche nella presentazione del rapporto dei “Comuni ricicloni” di Legambiente, confermano l’andamento positivo degli anni precedenti che è alla base della proposta di piano dei rifiuti del Veneto: la raccolta differenziata su base regionale è al 76%, rispetto ad un obiettivo nazionale del 65%, con 9 bacini su 12 che superano anche l’obiettivo del 76% stabilito dal vigente Piano regionale, con una quantità di rifiuto residuo procapite da avviare a smaltimento pari a 109 kg/abitante/anno. Peccato che tra i 3 bacini che non raggiungono l’obiettivo ci sia anche il Padova Centro di cui fa parte la Città.
“Sono risultati che nessun’altra Regione italiana – continua l’Assessore – è stata in grado di raggiungere e che attestano che la strada intrapresa dal Veneto è quella giusta. Questa è la ragione per cui la proposta di Piano si muove nel solco di una esperienza di eccellenza consolidata, indicando obiettivi di ulteriore aumento della raccolta differenziata con parallela riduzione del rifiuto residuo da avviare a smaltimento”.
“Ciò che non è stato colto dal Comune di Padova è che la normativa pone in fondo alla gerarchia per la gestione dei rifiuti lo smaltimento in discarica, mentre il recupero energetico – da limitare alle frazioni non avviabili a recupero secondo i principi dell’economia circolare – rappresenta una modalità ritenuta più compatibile dal punto di vista ambientale e perfettamente in linea con i principi della transizione ecologica ed energetica. E’ per questo che la proposta di Piano ha assunto l’obiettivo di associare alla riduzione del rifiuto residuo una progressiva riduzione delle quantità avviate a discarica, mantenendo per il momento invariata quella avviata a recupero energetico”.
“L’obiettivo prioritario del Piano – spiega Bottacin – è consolidare i risultati sin qui ottenuti senza la necessità di aprire nessuna nuova discarica, nemmeno in ampliamento, rispetto a quanto già autorizzato, e nessun ulteriore termovalorizzatore né incremento di potenzialità degli stessi rispetto a quanto già autorizzato oggi. Anzi, entro il 2030 si vuole arrivare al totale abbandono del ricorso alla discarica. Questi sono obiettivi ambiziosi, che non hanno paragoni in nessuna pianificazione regionale a livello italiano. Sentir parlare di un Piano “che nasce vecchio” e “obsoleto” fa semplicemente sorridere, soprattutto tenuto conto che molte Regioni italiane, anche amministrate dal centrosinistra, ci stanno in questi giorni facendo i complimenti per la qualità del nostro strumento pianificatorio e stanno traendo ispirazione proprio dal nostro modello per migliorare i loro approcci al problema dei rifiuti”.
È da sottolineare poi che se la proposta di Piano si concentra sull’obiettivo di ridurre il rifiuto non differenziabile è grazie alla presenza consolidata di un sistema di recupero di materiali dai rifiuti differenziati che ha dimostrato nel tempo di essere efficace e che il Piano prevede di potenziare ulteriormente con interventi di efficientamento delle filiere di recupero, a partire dai centri per la preparazione al riuso. Sono dunque ben individuati i percorsi e i sistemi di economia circolare.
“Ci è stata riconosciuta, in occasione del recente Ecoforum organizzato da Legambiente regionale e, tenutosi proprio a Padova, la positività e lungimiranza dell’approccio adottato per la predisposizione dell’aggiornamento del Piano regionale rifiuti, sia da parte del Ministero per la Transizione Ecologica che dei Consigli di bacino presenti ma anche dallo stesso Comune di Padova oltre che da Legambiente e dai rappresentanti delle organizzazioni del settore che sono intervenute”.
“I risultati sin qui conseguiti, che si vogliono rafforzare e implementare nel futuro con la proposta di Piano, sono importanti oltre che di riferimento per altre realtà, e sono stati riconosciuti e condivisi anche da Legambiente con cui la Regione ha collaborato per cercare di recepire diverse loro richieste. – conclude l’Assessore – Puntiamo entro il 2030 a una percentuale di differenziata all’84% (20% in più del dato 2020 per il bacino Padova centro) e a una produzione di rifiuto urbano residuo ridotta a 80 chilogrammi per abitante l’anno (il dato 2020 per il bacino Padova centro è di 199 kg/ab/anno). Numeri che consolideranno ulteriormente l’eccellenza veneta, che consente alla Regione di primeggiare a livello nazionale ed essere tra i primi anche a livello europeo, solamente se tutti i soggetti coinvolti sapranno fare la loro parte”.