Si tratta di armi in dotazione ai soldati della Rsi? Oppure erano finite nelle mani di partigiani? Chi le nascose in un anfratto roccioso? E perché? Difficile saperlo.
Di certo, sono una testimonianza risalente all’ultimo periodo della seconda guerra mondiale, ora affidata al Museo del Nastro Azzurro, che all’interno del MuSa di Salò racconta la storia dei decorati e allinea reliquie risorgimentali e dai fronti delle guerre mondiali.
Nei giorni scorsi si è infatti concluso l’iter del dissequestro delle tre pistole mitragliatrici TZ-45 calibro 9×19 parabellum che nell’ottobre del 2015 furono ritrovate da Davide Boni, allora vicesindaco e oggi consigliere comunale a Toscolano Maderno, in un anfratto roccioso in Valle delle Cartiere, in località Puner (ne avevamo scritto qui).
I tre mitra, logorati dal tempo e ormai inutilizzabili, furono affidati ai carabinieri, ma già allora Boni auspicò una loro collocazione museale.
All’appello ha risposto il Nastro Azzurro, che ora le ha ricevute in custodia. Gli agenti della Polizia Locale di Toscolano, dopo averle ritirate in Tribunale a Brescia, le hanno consegnate al presidente della Federazione di Brescia del Nastro Azzurro, Raffaele Rivolta, e al curatore del museo, Emanuele Cerutti.
La pistola mitragliatrice TZ-45 fu costruita in Italia verso la fine della seconda guerra mondiale. Deriva il suo nome dalle iniziali dei due progettisti (Tonon e Zorzoli), che la disegnarono nel 1944 in collaborazione con la fabbrica Società Anonima Revelli Manifattura Armiguerra di Cremona, conosciuta con il nome telegrafico Armaguerra. La produzione fu dislocata presso la ditta F.lli Giandoso di Gardone Val Trompia.
L’intera produzione (circa 6000 pezzi, assemblati e distribuiti fino agli ultimi giorni della guerra) fu assorbita dalle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, in particolare da quelle impegnate nella lotta antipartigiana.
Una curiosità: un esemplare di quest’arma fu utilizzata (sparò 5 colpi) nel 1978 dalle Brigate Rosse nell’agguato del sequestro Moro.