Lazzaretto di Salò, si progetta il restauro

SALO' - Il Comune ha affidato l'incarico per la progettazione del restauro del lazzaretto e cerca fondi per il recupero conservativo, il miglioramento strutturale, il riuso e la valorizzazione di questo affascinante complesso edilizio. Ecco la sua storia.

Il cinquecentesco lazzaretto di San Rocco racconta vicende lontane nel tempo che tra l’altro rivelano, in tempi di pandemia, sorprendenti richiami con la situazione attuale.

Il lazzaretto ricorda infatti la storia delle pandemie che colpirono il Garda nei secoli passati e delle misure di isolamento adottate allora, svelandoci che il lockdown non è un’invenzione dei giorni nostri (ne avevamo scritto diffusamente qui).

Il recupero del Lazzeretto è un obiettivo che l’Amministrazione Cipani persegue da tempo. E ora c’è una novità: la Giunta comunale ha affidato all’architetto Alessandro Bazzoffia, esperto che si è già occupato del recupero architettonico di importanti manufatti storici come la cinta muraria della fortezza veneziana di Peschiera o la Rocca di Stradella, l’incarico di redigere la progettazione del restauro dal lazzaretto, che è, con il Duomo e Palazzo Martinengo a Barbarano, uno dei tre monumenti nazionali di Salò.

La facciata del lazzaretto su via Tavine.

 

Tale progettazione, si legge nella delibera (la puoi scaricare qui), è «elemento essenziale alla partecipazione di future misure del Pnrr». L’intenzione è quella di recuperare i fondi necessari previsti dalla Missione 1, Componente 3 «Turismo e cultura».

Il lazzaretto, situato lungo via Tavine, accanto al cimitero monumentale, è testimonianza delle strategie di difesa sanitaria che Salò mutuò dalla Repubblica di Venezia, antesignana nell’arte di prevenire e fronteggiare le epidemie.

Il complesso fu costruito a partire dal 1484 per tutelare la cittadina gardesana dall’incubo della peste e fu pienamente efficiente dalla metà del XVI secolo. Qui venivano isolati gli ammalati ed erano sottoposti a quarantena i forestieri e le merci provenienti da territori sospetti.

 

 

Il lazzaretto si articola in più spazi: il corpo maggiore con le camere per i ricoverati, il lapidario, una piccola chiesa, il cortile in cui si disinfettavano le merci e, durante le epidemie, si scavavano le fosse comuni in cui venivano sepolti i morti di peste.

Qui trovarono sepoltura, nel 1859, anche i feriti delle battaglie di San Martino e Solferino, che, ricoverati all’ospedale di Salò, non riuscirono a sopravvivere. È insomma un monumento che narra vicende storiche rilevanti e affascinanti, e che merita una valorizzazione.

 

 

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