Navigazione pubblica, le Regioni chiedono la gestione

LAGO DI GARDA - Le Regioni si mobilitano per la regionalizzazione della navigazione pubblica sui laghi di Como, Maggiore e Garda. Lo prevede un decreto del 1997, disatteso per un quarto di secolo.

La richiesta: la gestione statale per la navigazione dei laghi di Como, Maggiore e di Garda sia trasferita alle Regioni territorialmente competenti. Se ne parla da anni, addirittura decenni.

È del 19 novembre 1997 il decreto legislativo 422 che stabilisce che «la gestione governativa per i laghi Maggiore, di Como e di Garda sia trasferita alle regioni territorialmente competenti e alla provincia di Trento». Il passaggio, diceva il decreto, sarebbe dovuto avvenire entro il primo gennaio 2000, ma tuttora la gestione è statale, centralizzata.

Il problema, oltre che politico, è economico. Anzi, è soprattutto economico. Perché il decreto del ‘97 prevede la regionalizzazione «previo risanamento tecnico-economico».

Il tema era tornato all’attenzione del Consiglio regionale lombardo nel 2019, quando fu approvata all’unanimità la risoluzione «Conferimento alla Regione ed agli enti locali di funzioni e compiti di trasporto pubblico locale».

Ed è tornato all’ordine del giorno nei giorni scorsi, sempre per iniziativa della regione Lombardia, che su iniziativa della consigliera Claudia Carzeri, presidente della V Commissione Territorio e Infrastrutture, ha promosso un incontro sul tema, per ragionare su come modernizzare la mobilità dei laghi e sulla «regionalizzazione» della navigazione pubblica, oggi in capo al Ministero dei trasporti, dunque statale, centralizzata.

Se ne parla da un quarto di secolo, appunto dal 19 novembre 1997, data di pubblicazione del decreto legislativo che stabilisce che «la gestione governativa per i laghi Maggiore, di Como e Garda sia trasferita alle Regioni e alla Provincia autonoma di Trento, previo risanamento tecnico-economico».

Il passaggio di gestione, stabiliva il decreto, sarebbe dovuto avvenire entro il primo gennaio 2000. Stiamo ancora aspettando. Ora le Regioni ripropongono con forza il tema.

«Mettiamoci a un tavolo – esorta l’assessore lombardo ai Trasporti Claudia Terzi – e diamo attuazione al decreto, ancora vigente. C’è l’esigenza di una gestione che parta dal territorio. Non è una battaglia politica per avere un pezzo d’autonomia in più, non vogliamo passare le competenze da Roma a Milano, ma da Roma al territorio. Il lago d’Iseo dimostra che funziona».

Per la vice presidente del Veneto Elisa De Berti la regionalizzazione è necessaria «per l’auspicata integrazione tra navigazione e trasporto pubblico locale».

Per l’assessore ai trasporti del Piemonte, Marco Gabusi, «Regioni ed enti locali potrebbero programmare meglio un servizio integrato».

D’accordo anche il Trentino, che immagina «un processo graduale, con privati ed enti locali che subentrano a Navigarda progressivamente», dice il dirigente del Dipartimento Trasporti Roberto Andreatta.

L’esigenza di una nuova mobilità è manifestata anche da Mariastella Gelmini, ministro e presidente della Comunità del Garda: «Sul lago la mobilità è un problema. Ecco quindi che una nuova mobilità su acqua potrebbe diventare protagonista con un progetto ambizioso che ho definito “Metropolitana del Garda”, che senza scavi, gallerie o binari utilizza lo specchio acqueo come una grande piazza ove mezzi nautici di nuova generazione trasportano non solo turisti per pochi mesi all’anno, ma per tutto l’anno studenti e lavoratori». Per Gelmini «è necessario dare attuazione al decreto sulla regionalizzazione e creare una gestione imprenditoriale, anche con la presenza finanziaria».

Tutti d’accordo, dunque. Ora le Regioni cercheranno la sponda del Governo. Ci provano da vent’anni. Vedremo se sarà la volta buona.

 

 

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