Mantova e il Garda fanno rete
SALÒ - Il Garda e Mantova sono legate dal sistema delle acque che dal Benaco arrivano ai Laghi di Mantova attraverso il Mincio. Ma anche da tante connessioni culturali, socio-economiche, turistiche. Se ne è parlato in Comunità del Garda.
L’attività di Comunità del Garda si concentra su un territorio ben più allargato rispetto al Garda, con riferimento specifico al sistema delle acque che dal fiume Sarca arrivano ai Laghi di Mantova attraverso il Benaco.
In questo contesto, da sempre Comunità del Garda si occupa di bisogni e necessità locali, prestando attenzione anche ai territori dell’asta del Mincio.
Se ne è parlato sabato 19 marzo nella sede dell’ente gardesano.
Diverse le questioni affrontate:
- Regolazione livelli e usi acque del Garda e qualità delle acque
- Ciclovia del Garda
- Cultura e Turismo
- Viabilità e mobilità
Ne hanno parlato Annalisa Baroni, parlamentare e referente dell’area mantovana in Comunità del Garda; Francesco Federici, vicepresidente di Comunità del Garda e presidente dell’Associazione Colline Moreniche del Garda; Pier Lucio Ceresa, segretario generale di Comunità del Garda; Roberta Gaburri, responsabile dipartimento agricoltura Mantova.
Le dichiarazioni
Annalisa Baroni: «La mia presenza qui nella sede della Comunità, su delega della Presidente Maria Stella Gelmini, testimonia l’importanza del territorio mantovano e il suo collegamento con il lago. Una relazione storica, certificata dalla presenza di diversi comuni e il coinvolgimento dell’Associazione Colline Moreniche del Garda.
C’è una grande attenzione della politica nazionale per considerare questo territorio unico ancorché diviso in tre regioni. Un patrimonio unico di cultura, bellezze ma anche di servizi che guardano al futuro. Il lago è una risorsa irrinunciabile, tanto da riassumerlo in un dato: è il 40% dell’acqua dolce italiana. Immaginiamo quindi quale valore rappresenti per l’Italia intera».
Ma cosa può fare il lago per le colline moreniche?
Federici: «La domanda può essere anche posta al contrario, ovvero cosa stanno facendo le colline per il Garda. Stiamo strutturano un progetto importante come quello del Cammino di Fede e Solidarietà che ad anello si collega al Garda e riguarda tutto l’entroterra collinare, donando al comprensorio 170km di nuovi sentieri percorribili a piedi e in bicicletta. Un paesaggio e un territorio che si sta delineando come una destinazione in piena regola, con la declinazione di un’offerta variegata e che pone il Lago come un punto di arrivo. Riuscire a dare al lago un ventaglio di offerte diversificate, anche in senso green, con attenzione alla storia, la cultura e la sostenibilità ambientale, è un obbiettivo di relazione fondamentale per il lago che gode di un’affluenza turistica impareggiabile».
Cosa può fare il lago e come si pone il mantovano per la Comunità in termini di strutture e infrastrutture?
Ceresa: «Fin dalla sua fondazione nel 1955, per tramite anche la Provincia di Mantova quale socio fondatore, il mantovano ha sempre avuto un interesse vivo e partecipato legato alle vicende del lago. In particolare sono tre le grandi questioni di rilievo: l’attenzione all’ambiente con il fiume Mincio, emissario del Garda per il quale Comunità del Garda si è sempre impegnata per il suo deflusso minimo vitale in accordo con la regolazione dei livelli per l’uso agricolo delle acque. Siamo sempre riusciti a contemperare i vari interessi grazie anche alla collaborazione con il Consorzio del Mincio. Una liaison fondamentale che si rivela vincente in momenti di particolare siccità come quelli che stiamo vivendo. Non piove da 80 giorni, eppure, il Garda oggi è un’isola felice: + 106cm grazie alla parsimonia nell’utilizzo dell’acqua, soprattutto in agricoltura.
Il Garda poi ha bisogno dell’entroterra in termini turistici. Stiamo lavorando all’anello del Garda, la ciclovia che si può collegare alla ciclovia del Sole e riguardare molto da vicino tutta l’asta della ciclovia Mantova-Peschiera. Infine il tema forte dell’enogastronomia e della produzione di prodotti tipici e di qualità.
Quindi l’entroterra diventa sempre più importante, soprattutto, nel post Covid che ha messo in crisi alcuni comportamenti consolidati. Abbiamo l’occasione di poter contare sul riposizionamento che il territorio mantovano (come altri territori quali l’Alto Garda e l’area del Monte Baldo) consente, attraverso un turismo attivo e all’aria aperta, a completamento dell’offerta costiera».
Quale lo stato dell’arte relativo alla riqualificazione del sistema di depurazione e collettazione del lago?
Baroni: «Il cronoprogramma è confermato e vede la conclusione della progettazione di tutte le procedure amministrative entro il marzo 2023».
Cultura e Turismo. O piuttosto Cultura del Turismo? Quali prospettive per la destagionalizzazione del Garda che è una meta potenzialmente sempre visitabile, anche in inverno, eppure in molti mesi caratterizzata da chiusure e inattività.
Ceresa: «Bisogna cominciare a fare qualcosa di concreto su questo tema. Storicamente il Garda era una destinazione invernale per curare le malattie respiratorie. Sulla direttrice Arco-Sirmione arrivarono grandi risorse e persone fino alla Prima Guerra Mondiale. Era un turismo di grande qualità a cui si rivolgevano nobili e alta borghesia.
Poi il Turismo ovviamente è cambiato e il Lago ha trovato modo ripresentarsi di decennio in decennio. La pandemia, però, ha evidenziato la fragilità della mono economia del Garda che è il Turismo. C’è l’esigenza forte di riposizionarsi, poiché si è sempre fatto in un certo modo, ma i tempi sono cambiati ancora e bisogna cercare di evolvere con essi».
Quali sono i progetti inerenti la viabilità?
Ceresa: «La mobilità è un argomento decisivo per il futuro del Garda, partendo dal presupposto che oggi i trasporti si effettuano quasi esclusivamente su gomma.
Il progetto della Comunità è disincentivare la gomma per favorire lo specchio d’acqua e il ferro, ovvero navigabilità e ferrovia. In quest’ultimo ambito è già stato dato incarico progettuale per collegare Brescia con Salò e Rovereto con Riva».
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