Restaurata la piroga preistorica, sarà esposta al Museo Rambotti
DESENZANO DEL GARDA - La piroga del Bronzo Antico rinvenuta nel 2019 al Lavagnone è attesa, dopo un lungo restauro, al museo civico desenzanese Rambotti.
Era il luglio del 2019 quando grazie agli scavi dell’Università degli Studi di Milano emersero nuovi, eccezionali reperti preistorici, vecchi di almeno quattromila anni, nel sito palafitticolo del Lavagnone: un giogo e una piroga scavata nel tronco di una grande quercia (ne avevamo scritto qui).
In questi anni la piroga è stata sottoposta ad un lungo e meticoloso intervento di restauro conservativo, grazie al quale potrà finalmente essere esposta nel museo desenzanese.
Realizzata in legno di quercia, lunga 3,60 metri e larga 50 centimetri, la piroga dell’Età del bronzo antico sta per essere esposto nella nuova sala immersiva (avevamo scritto qui dell’inaugurazione) a lei dedicata dal Comune di Desenzano nel museo.
Dopo il ritrovamento la piroga è stata affidata alle cure del «Centro di restauro del legno bagnato» di Milano, dove il manufatto è stato sottoposto al lungo trattamento necessario per la conservazione. Ora la piroga è pronta per essere esposta e tra un mese potrà essere ammirata nella sua collocazione definitiva.
Sarà collocata a fianco di un altro reperto straordinario, all’aratro del Lavagnone (il più antico reperto di questo tipo del mondo, risalente al 2000 circa a.C.), scoperto nel 1978 in uno strato torboso, incastrato tra i pali dell’insediamento palafitticolo risalente ad una fase iniziale della cultura di Polada (circa 2000 a.C.).
Si tratta del più antico aratro giunto sino a noi, realizzato interamente in legno di quercia (il giogo è invece in faggio).
Il restauro della piroga
I reperti portati alla luce dell’Università degli Studi di Milano sono davvero eccezionali, come aveva sottolineato in occasione del ritrovamento Marta Rapi, docente di Preistoria e Protostoria presso il Dipartimento di Beni culturali e ambientali, che aveva diretto il progetto di ricerca con la partecipazione degli studenti del corso di laurea in Archeologia e della scuola di specializzazione in Beni archeologici: «Per quanto riguarda la piroga, sono stati trovati due segmenti di monossile; forse formavano lo stesso natante che è stato intenzionalmente tagliato a metà e deposto in verticale tra i pali di fondazione delle abitazioni palafitticole. All’interno di uno scafo abbiamo trovato un’altra sorpresa: un lungo bastone, l’ipotesi è che possa essere un remo. Il giogo invece era a poca distanza, deposto sul fondo dell’antico lago intero e mai utilizzato, forse un’offerta alle acque».
Per garantirne la conservazione, i reperti sono stati immersi in una vasca con acqua appositamente allestita a Milano presso il Laboratorio di restauro del legno bagnato della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Como, Lecco, Sondrio e Varese, dove poi ha avuto luogo il restauro.
E’ stato un lungo percorso: il primo passo è stato il consolidamento per impregnazione con una resina a base di glicole di polietilene (P.E.G.), che impiega molti mesi; poi l‘essiccazione e infine il restauro vero e proprio.
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