L’ultimo episodio – il decesso di Ariel, un irish terrier di 5 anni – è avvenuto martedì 22 lungo la mulattiera che da Denai porta al monte Tombea.
Ma non sarebbe un caso isolato. Anzi. Lo denuncia il padrone di Ariel, Mario Zanetti, a lungo funzionario dell’Ufficio Agricoltura della Comunità Montana ora in pensione. «Casi simili se ne registrano in continuazione, anche in altre zone del Parco, sul Comer e sul Denervo a Gargnano e in altre località. Negli ultimi anni si contano almeno 80 cani deceduti a causa di esche avvelenate. Decessi che in molti casi non vengono neppure segnalati».
Una vera e propria strage. «È un allarme che riguarda tutti – continua Zanetti -, le esche vengono collocate a bordo strada, con evidente pericolosità. Se un bambino incautamente ne mangiasse una?».
C’è poi la questione dell’immagine turistica: i sentieri dell’Alto Garda sono frequentati da migliaia di visitatori, spesso accompagnati dai loro cani.
Il veterinario al quale Zanetti ha portato Ariel riferisce che il 19 marzo era deceduto nella stessa zona un altro cane, di proprietà di una signora della Valtenesi. «Ho segnalato l’accaduto al sindaco di Magasa – conclude Zanetti – ma nessuno ha provveduto a collocare avvisi o cartelli».
Restano gli interrogativi sulle ragioni del posizionamento delle esche: «Per liberarsi delle volpi – ipotizza Zanetti –, o forse perchè i cacciatori del posto non gradiscono la presenza di quelli che vengono da fuori per le braccate al cinghiale».
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