Scrive il lettore:
«Sono ormai parecchi mesi che si risente in paese un vecchio e noioso slogan: “Cambiare musica!”. La formula è ripetuta con grande enfasi da vecchi e nuovi temerari concittadini che aspettano sulle spine le elezioni del 2023. Le prove per una presunta “nuova esecuzione” avvengono a “suon” di manifesti teleguidati da pifferai e di comunicati della minoranza che formulano la solita banale ninnananna degli incompresi sostenitori della trasparenza.
E’ commovente il richiamo ad un maggior coinvolgimento della cittadinanza da parte di Forza Italia, cosi come l’imbarazzante implorazione all’unità delle destre, divise in tante primedonne, da parte del consigliere comunale di minoranza Campanardi. Gli amici di Forza Italia hanno probabilmente la memoria corta, ed il consigliere della Lega non sa che lo spartito delle “primedonne” consente di suonare esclusivamente per i piani alti dell’economia. I cittadini, i commercianti e gli addetti al turismo devono accontentarsi dei fuochi artificiali di San Ercolano e della banda musicale, per fortuna, formata da veri musicisti e non da uomini politici.
L’uso criminale della politica da parte di partiti e imprenditori, scoperchiato da Mani Pulite, è stato sostituito dai non-partiti e dall’insorgere, negli ultimi decenni, di sigle denominate con qualche aggettivo fantasioso per richiamare un forte attaccamento al paese. Tutti i tentativi condividono la mancanza di un progetto e si presentano come scatole vuote: oppure contengono al massimo la storiella dell’antipolitica e dell’impegno “disinteressato” di “volontari vergini” che promettono di lavorare esclusivamente per il bene del paese e non per il proprio tornaconto personale.
Sembrano ignorare che un progetto richiede una visuale ampia e la considerazione di tutte le componenti che concorrono a coordinare, organizzare e promuovere il turismo, il commercio e, sopratutto, la qualità della vita dei residenti. E, intanto non fanno i conti con la privatizzazione delle ricchezze del territorio.
Villa Bulgaroni, ad esempio, è stata venduta ad un privato per un prezzo stracciato, nell’indifferenza di minoranza e di maggioranza e dei nuovi polemisti di aria fritta. Un investimento pubblico, che seppur impegnativo, avrebbe, invece, avuto senso per rilanciare il centro storico attraverso la bellezza di questa perla architettonica. Destinato, invece, ad essere un fantasma in attesa che le geniali politiche degli sconti sulla Tari lo facciano rinascere.
Villa Zanardelli (altra pregiatissima villa storica, altro bene “primario” ed “assoluto” che abbraccia l’insieme dei valori del territorio) è stata anch’essa immolata sull’altare del mercato, in una logica che continua a sacrificare il bene comune in nome dell’utilizzo economico privato.
La maggioranza dell’elettorato aspira ad un cambiamento che non arriva e non arriverà con gli slogan, articoli e manifesti.
Cosa vuol dire fare “il salto in avanti in un’ottica turistica, e commerciale senza dimenticare i giovani e gli anziani”? Cosa significa “ottica turistica” e “commerciale”, coltivare l’orticello alberghiero diradato col diserbante delle seconde case, oppure limitarsi a chiedere pubblicamente notizie sui tempi e sulle metrature concesse alla Migross quando il malcontento dei piccoli commercianti non può più essere ignorato? Che senso hanno queste domande se non si interviene con idee chiare su tutte le operazioni immobiliari in atto che andranno a stravolgere l’assetto urbanistico del paese
Nel frattempo si continua a bisticciare con atteggiamenti infantili, sulla tremenda disgrazia avvenuta a monte della valle delle cartiere o sulla gestione dell’area museale, mentre il vero problema è a valle, alla foce del fiume Toscolano, densamente abitata da “campeggiatori stabili”. Speriamo che in quest’area ad altissimo rischio idrogeologico e idraulico, condizioni ed eventi metereologici combinati (oggi più che mai consueti) non diano luogo ad eventi catastrofici.
Aspettando le nuove idee degli aspiranti amministratori che si propongono di far “correre il paese” promettendo “sviluppo e crescita” duratura, vorrei ricordare loro quanto siamo fortunati e avvantaggiati rispetto ad altre realtà territoriali. Viviamo in un contesto di alto pregio ambientale, un sistema unico e conosciuto in tutto il mondo , venerato da Catullo e cantato da Goethe.
Per questo motivo è stato costituito il Parco Alto Garda Bresciano, richiamo essenziale e primario per una realtà turistica moderna e, quindi, per sostenere ciò che costituisce una fra le maggiori opportunità economiche mondiali. Anche i paesi più sprovveduti sanno che da soli non possono andare da nessuna parte e conoscono quanto sia fondamentale creare efficaci cooperazioni partecipate. Queste “sinergie”, per usare un termine abusato inutilmente da tutte le agende elettorali, tradotte nella nostra realtà, dovrebbero portare a superare gli interventi campanilistici che vanno sovrapponendosi e a frantumarsi in mille direzioni, senza arrivare da nessuna parte.
Eppure sono convinto che non dovrebbe essere un compito troppo difficile, per il suo presidente e per i brillanti aspiranti al potere, dare nuovo impulso al territorio del Parco, farlo funzionare a dovere. Naturalmente bisogna volerlo. Sarebbe un primo passo verso una responsabile politica del turismo, il segno di una reale progettualità. E non solo chiacchiere».