Scompartimento n. 6 – In viaggio con il destino
DESENZANO DEL GARDA - Sabato 9 alle 21.30 al parco di Villa Brunati a Rivoltella, per Cinema Estate 2022 si proietta «Scompartimento n. 6 – in viaggio con il destino», diretto da Juho Kuosmanen, film rivelazione del Festival di Cannes 2021. Un incantevole road movie artico che scalda i cuori: ce ne parla Camilla Lavazza.
Trama
La giovane e un po’ goffa finlandese Laura parte per un lungo viaggio in treno da Mosca a Murmansk per vedere i petroglifi, le antiche incisioni rupestri, di cui le ha tanto parlato Irina, la professoressa di cui è innamorata.
Sul treno dovrà condividere lo scompartimento con Ljoha che fa il suo stesso percorso per andare a lavorare in miniera. Di stazione in stazione scopriranno qualcosa su se stessi.
Critica
Quando si viaggia soli, in particolar modo in treno, si entra in un’altra dimensione e ciascuno ha il suo meccanismo per difendersi dai pericoli di una condizione sconosciuta in cui tutto può accadere ed in cui ci si deve adattare a nuove condizioni, a nuovi incontri, ad affrontare la solitudine ma in cui, volendo, possiamo anche liberarci di una parte di noi stessi che non riconosciamo più ed essere “altro”.
Laura è una ragazza e viaggia sola, consapevole dei rischi ed allo stesso tempo fiduciosa, desiderosa di far parte della società intellettuale moscovita a cui appartiene la donna a cui è legata sentimentalmente che tuttavia l’ha lasciata partire sola, forse per liberarsi di lei.
Durante le fermate cerca di mantenere un contatto, tramite penose chiamate dai telefoni pubblici, con quel suo mondo ormai perduto che allontanandosi perde sempre più significato.
Ascolta la musica con il walkman e con sé porta una telecamera che le serve più per rivedere i video già registrati che per girarne di nuovi.
Ljoha beve, è volgare, è lo stereotipo del giovane minatore russo, destinato, forse, ad una morte precoce dopo una vita durissima e solitaria.
Il loro incontro, il loro esistere, poteva avvenire solo così, in quel “non luogo” che è il treno, con la sua convivenza forzata, lo squallore delle stazioni, la capotreno burbera e materna, il via vai di sconosciuti più o meno molesti o fasulli (come il connazionale di Laura che strimpella la chitarra), in uno scompartimento che diventa “casa” per alcuni giorni, ingentilito da un fiore finto in un vasetto bianco, davanti ad un finestrino perennemente ghiacciato.
L’ambientazione ferroviaria rimanda a “Prima dell’alba” di Linklater ma lo spirito è molto più vicino a “Lost in Translation” di Sofia Coppola, in cui avveniva l’incontro struggente di due solitudini.
I protagonisti litigano, si offendono, si studiano, si aiutano, lui con un atteggiamento rozzo ma sincero, lei con una diffidenza che ben presto diventa affetto e, lentamente, come era possibile solo in quell’epoca analogica in cui viaggiare era veramente sentirsi autorizzati a stare soli con se stessi (siamo tra gli anni ’80 e gli anni ’90) si ri-conoscono.
La regia misurata di Juho Kuosmanen ricrea l’intimità scomoda dei vagoni, ne fa immaginare l’odore, la sensazione del nulla gelido che circonda quell’involucro di ferro lanciato nella notte e si schiude nel dialogo fuori campo in cui Laura si confida finalmente con Ljoha, mentre le piccole luci della stazione immersa nella tormenta si allontanano sempre più e vengono inghiottite dalle tenebre.
Bravissimo Yuriy Borisov nei panni di Ljoha: pochi gesti nervosi, un’espressione del volto in cui traspaiono insieme il desiderio istintivo di un bambino e la consapevolezza amara di chi non ha forse mai avuto un’infanzia, lo sguardo corrucciato della gelosia e della delusione, quello spavaldo e aggressivo di chi può vivere solo il presente perché non ha un passato e pensa di non avere futuro.
Nel momento in cui, nella carrozza ristorante, Laura gli mostra il suo ritratto a matita la reazione del ragazzo è di una spontaneità commovente in cui traspaiono, come figure che guizzino sotto una lamina di ghiaccio, incredulità ed orgoglio, gioia e un timore quasi sacro nel riconoscere se stesso, nel vedersi rappresentato e, forse, nel rendersi conto che quel fragile pezzo di carta potrebbe lasciare nel mondo un segno del suo passaggio altrimenti effimero.
Laura (Seidi Haarla, un grande talento che fa apparire tutto naturale e semplice) è invece completamente rivolta alle altre due dimensioni del tempo, nel passato, verso Mosca, verso una donna che non la vuole più, e nel futuro: alla meta del viaggio, quei mitici petroglifi che le interessano solo in quanto materia di studio di Irina o, forse, come scusa per rivedere Ljoha.
Amicizia, amore, scoperta di se stessi, dolorosa consapevolezza della solitudine che tutti ci accumuna ma anche speranza ed ironia, tutto nasce e cresce in un viaggio che non si conclude alla stazione ma prosegue fino al mare.
Camilla Lavazza
La scheda del film
Titolo originale: Hytti Nro 6. Titolo internazionale: Compartment No. 6
Regia Juho Kuosmanen
Soggetto dal romanzo di Rosa Liksom
Sceneggiatura Andris Feldmanis, Livia Ulman,
Juho Kuosmanen
Interpreti e personaggi
Seidi Haarla Laura
Yuriy Borisov Ljoha
Dinara Drukarova Irina
Julia Aug Capotreno (Natalia Nemova)
Lidia Kostina Madre affidataria di Ljoha
Tomi Alatalo Ragazzo finlandese con la chitarra (Saska)
Viktor Chuprov Cameriera sul treno
Denis Pyanov Uomo vicino alla cabina telefonica
Polina Aug Impiegata dell’hotel
Fotografia J-P Passi
Montaggio Jussi Rautaniemi
Suono Pietu Korhonen
Scenografia Kari Kankaanpää
Costumi Jaanus Vahtra
Trucco Liina Phiel
Fotografo di scena Sami Kuokkanen
Dialoghi in russo Lyuba Mulmenko
Produttore Jussi Rantamäki, Emilia Haukka
Il poster del film è un’illustrazione di Manuele Fior / Ghirigori Agency
Durata 107 minuti
Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2021
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