Toby vive per la seconda volta al Muse di Trento
TRENTO – Mentre era in vita, Toby ha visto passare 16 milioni di persone tra i sentieri del Parco Natura Viva di Bussolengo. Ora comincia la sua seconda vita a Trento.
Toby ci ha lasciato nell’ottobre scorso a 54 anni, da rinoceronte bianco più anziano d’Europa.
Ma questo esemplare, amico dei molti ippopotami che con lui hanno condiviso il grande reparto, è riuscito nell’impresa di vivere due volte.
Da sabato 2 luglio è il fulcro attorno al quale ruota la mostra “L’ombra dell’unicorno”, inaugurata al MUSE – Museo delle Scienze di Trento e dedicata alle cinque specie di rinoceronte che ancora vivono sulla terra.
Tutte sull’orlo dell’estinzione. Toby conserva la sua pelle – pulita e conciata – il suo volto, i suoi zoccoli e perfino il taglio che aveva sull’orecchio destro per continuare ad essere l’imperituro ambasciatore dell’emergenza che sta affrontando la biodiversità, in Africa e non solo. Anche perchè nel 2021, per la prima volta dopo sei anni di discesa, il bracconaggio ha rialzato la testa e ha aumentato il numero di rinoceronti uccisi per strapparne il corno.
“Toby è stato con noi un gigante gentile”, spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva che l’ha ospitato per 47 anni.
“Ma tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Lui qui potrà raccontare ancora molto alle giovani generazioni, che rischiano di non avere più l’occasione di vedere questi pachidermi vivere in natura. Basti pensare che solo nel 2021 in Sudafrica sono stati uccisi 451 rinoceronti, per piazzarne il corno sul mercato nero del traffico illegale. Un crisi iniziata nel 2008, che ha raggiunto il suo picco nel 2015 con una strage di 1.349 animali bracconati. E il rialzo di questo ultimo anno, dettato anche dalla pandemia, non ci lascia affatto tranquilli”.
I due corni di Toby, eccezionali e perfettamente conservati, sono stati esposti al pubblico durante l’inaugurazione della mostra e poi portati via per essere messi in sicurezza.
“Per il museo – conclude Osvaldo Negra, zoologo e curatore della mostra al MUSE – è un’occasione estremamente preziosa per affrontare il tema della conservazione del rinoceronte o meglio dei rinoceronti. Le cinque specie che ancora esistono sul pianeta sono minacciate non solo dalle trasformazioni ambientali ma anche e soprattutto dal mercato che ruota attorno al corno e al suo presunto valore terapeutico. La mostra affronta anche molti altri aspetti: il rinoceronte è una specie che popola l’immaginario dell’uomo fin dagli albori della nostra storia, prima come animale mitologico che forse viveva in India, poi come creatura esotica che si poteva vedere casualmente se qualcuno la portava in Europa, infine è scivolato a simbolo di caccia grossa e ora verso l’insensato mercato del suo corno. Reperti, video e fotografie cercano di tratteggiare l’interazione tra Homo sapiens e queste specie, estremamente maestose, estremamente arcaiche, ma anche molto fragili. Riusciremo a conservarle?”
L’ombra dell’unicorno
La mostra temporanea (ne abbiamo già scritto qui), visitabile fino al 9 ottobre 2022 al MUSE – Museo delle Scienze di Trento, è dedicata ai rinoceronti: alle cinque specie attuali e alle numerose specie fossili. Una sezione del percorso racconta il ruolo che questa specie ha avuto nell’immaginario degli antichi e l’esotismo che ha alimentato nel mondo occidentale.
La narrazione si conclude con un approfondimento sull’assoluta mancanza di senso dello spietato mercato che gira attorno al bracconaggio di rinoceronti e al presunto uso farmacologico della polvere ricavata dal loro corno. Toby è il punto di partenza per innumerevoli narrazioni: storie, a volte individuali, spesso collettive, che portano in luce la suggestione esercitata dai rinoceronti lanosi sugli artisti Paleolitici dell’ultima “era glaciale”, scandagliano il mito dell’unicorno nelle culture del bacino del Mediterraneo, fanno rivivere il senso di spettacolarità esotica con cui quest’animale (come anche l’elefante) veniva percepito dai pochi che nel Rinascimento e nei secoli passati avevano la fortuna di vederlo.
La mostra – a cura di Osvaldo Negra e Alessandra Pallaveri del MUSE – nasce da una collaborazione tra il MUSE e il Parco Natura Viva di Bussolengo (VR) e consiste principalmente di reperti, foto e video narrativi.
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