Si può visitare Palazzo Martini, ogni venerdì, sabato domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30. L’ingresso è gratuito.
Già utilizzato a partire dall’estate del 2019 per cerimonie, matrimoni, eventi culturali e incontri pubblici, il piano nobile del settecentesco Palazzo Martini rappresenta una acquisizione particolarmente importante e prestigiosa al patrimonio del Comune di Riva del Garda.
Acquistato facendo valere il diritto di prelazione previsto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, l’edificio -che si trova in via Maffei, nel cuore del centro storico, poco distante dal municipio- costituisce uno dei rari esempi di architettura storica di pregio rimasti nel centro storico cittadino. Sottoposto in passato a un lungo e delicato restauro, ha nel primo piano, quello acquistato dal Comune, la parte di maggior pregio storico e artistico.
Le porzioni materiali di proprietà comunale hanno una superficie complessiva di 423 metri quadrati e consistono in una serie di saloni, in parte tra loro comunicanti, alcune stanze, locali ripostiglio e servizi igienici. La grande sala centrale a doppia altezza, un salone con ballatoio oggi utilizzato per cerimonie, eventi e incontri, originariamente ospitava un piccolo teatro. I soffitti dei saloni presentano affreschi di fine Settecento e inizio Ottocento. A sua volta, l’amministrazione comunale, preso possesso dell’immobile, ha avviato un intervento di restauro dei decori e del mobilio antico, coordinato dall’arch. Michelangelo Lupo, cultore del patrimonio artistico rivano e dedito al recupero del passato settecentesco della città, e ha provveduto a completare gli arredi. Le pareti delle sale sono state ulteriormente arricchite con preziose stampe d’epoca appartenenti alla collezione del Museo Alto Garda. Infine, dall’anno scorso in una delle sale di Palazzo Martini è conservato il pianoforte che fu del prof. Lino Righi, personaggio illustre della vita culturale cittadina, donato dal prof. Franco Ballardini, docente al Conservatorio Bonporti.
Palazzo Martini sarà aperto al pubblico (a partire dal giorno dell’inaugurazione) con ingresso gratuito ogni venerdì, sabato domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte il sindaco Cristina Santi, il vicesindaco Silvia Betta, il segretario generale reggente Anna Cattoi con una rappresentanza del Servizio biblioteca, attività culturali e archivio storico con la responsabile Marina Tomasi, e una rappresentanza del Consiglio comunale; per il Museo Alto Garda, una rappresentanza del personale con il direttore Matteo Rapanà; per il Conservatorio Bonporti Francesco Milita, coordinatore della sezione di Riva del Garda; per la Soprintendenza provinciale, l’arch. Cinzia D’Agostino. Inoltre c’erano il sig. Elmar Kerkhoff-Bein (che ha donato parte degli arredi), il prof. Franco Ballardini (che ha donato il pianoforte del prof. Lino Righi) e, ospite d’eccezione, Mietta Sighele, celebre tenore nonché direttore artistico di Musica Riva Festival.
Sono intervenuti l’arch. Michelangelo Lupo, coordinatore degli interventi di restauro, e la storica Maria Luisa Crosina. Presente anche una rappresentanza della Banda della valletta dei liberi falchi di Campi.
A seguire il vicesindaco Silvia Betta ha ringraziato una a una le tantissime persone che hanno preso parte a questa impresa: gli eredi del barone Malfatti e Elmar Kerkhoff-Bein, che ha donato parte degli arredi, al quale il vicesindaco ha rivolto un caloroso ringraziamento da parte di tutta la cittadinanza; l’arch. Michelangelo Lupo; la prof.ssa Maria Luisa Crosina; i rappresentanti della Banda della valletta dei liberi falchi; il prof. Franco Ballardini per aver donato il pianoforte restaurato, un frammento preziosi di storia rivana; il coordinatore del Conservatorio, il prof. Francesco Milita, e i due studenti Aurora e Marco Salvetti; il museo cittadino, rappresentato dal direttore Rapanà; l’Ufficio cultura, rappresentato da Marina Tomasi; la Soprintendenza provinciale, con l’arch. Cinzia D’Agostino; e tutti i cittadini che hanno voluto esserci, tra cui la direttrice di Musica Riva Festival Mietta Sighele.
A seguire, l’esibizione di Marco Salvetti alla fisarmonica, quindi la relazione della prof.ssa Maria Luisa Crosina sulla famiglia Martini e sulla storia del palazzo che porta li loro nome (disponibile in allegato in fondo alla pagina). Dopo una seconda esibizione, stavolta di entrambi i fratelli Salvetti (Aurora al flauto), applauditissima, l’intervento dell’arch. Lupo, che ha ripercorso la storia degli interventi operati dal Comune sul palazzo, descrivendo le caratteristiche, di notevole rilievo, non solo dell’immobile, ma anche del mobilio e degli altri elementi di arredo.
La cerimonia si è conclusa con una visita, guidata dall’arch. Lupo, alle varie stanze del palazzo: la cappella e le sale Gialla, Verde, Azzurra, Rossa e «Della pace e dell’abbondanza».
Nel luglio del 1799 i fratelli Girolamo, Giuseppe, Fermo e Andrea conti Moscardini decisero di dividere tra loro i beni di famiglia. Al conte Fermo che, ormai cinquantenne, stava preparando in quell’anno il suo matrimonio, toccò il primo piano di questo palazzo di via Andrea Maffei.
Il 24 marzo 1801 egli sposò a Cremona Marianna, ventenne, figlia del nobile Antonio Crotti, ciambellano dell’imperatrice Maria Teresa. Fu molto probabilmente questa l’occasione che indusse il conte a mettere a punto questa parte del palazzo facendone decorare i soffitti con le allegorie del pittore veronese Pio Piatti e la scala con le architetture di Giovanni Canella, anch’egli veronese. La pianta dell’appartamento si svolge attorno al vuoto del cortile e comprende il grande salone a doppia altezza e balconata col soffitto impreziosito da un affresco (purtroppo conservato solo parzialmente) con gli dei dell’Olimpo, un piccolo oratorio, la sala Gialla con l’allegoria dei Merito, la sala Verde con il mito di Zefiro e Flora, la sala Azzurra con l’affresco di Borea che rapisce Titone, la sala Rossa con un dipinto in parte cancellato che potrebbe rappresentare l’Aurora.
Il soffitto della sala successiva un tempo era ornato da un affresco che rappresentava l’allegoria della pace e dell’abbondanza: dì questo dipinto, purtroppo andato distrutto da tempo, si conservano soltanto le fotografie. Della decorazione esterna è rimasta quella, neo gotica, sulla facciata che prospetta sul vicolo. Delle cinque figlie della coppia Moscardini-Crotti, Maddalena, ultima discendente della sua casata, nei 1823 rimaneva unica erede della sostanza e del palazzo. All’età di 19 anni, nel 1834, Maddalena sposò il conte Carlo Giacomo Andrea Claudiano Martini di Griengarten e Neuhof.
La coppia andò ad abitare nel palazzo di via Maffei. Le sale del primo piano sono arredate con pregevoli mobili sette-ottocenteschi, in parte provenienti dalla Rocca di Riva del Garda, in parte da una donazione: un importante salotto in legno ebanízzato, intarsi di ottone e bronzi, tipico dell’epoca Napoleone III. Alle pareti notevoli dipinti settecenteschi di soggetto floreale e diverse serie dì stampe del Sette e Ottocento.