Un lettore sui Giardini del Garda: “Festival della plastica, altro che sostenibilità”

SALO' - Considerazioni di un lettore sui Giardini del Garda: «Grotteschi allestimenti di plastica e centinaia di metri quadrati di finto prato in erba sintetica. E' questo il futuro green di cui ci si riempie la bocca? Un futuro di plastica verde, di usa e getta, di prodotti sintetici e senza vita?»

In riferimento alla manifestazione salodiana dal titolo “Giardini del Garda” che dovrebbe essere rivolta al mondo dei giardini e quindi degli alberi, dei fiori, dei prati e di secolari pratiche e saperi associato al termine “Garda” quindi ad una tipicità che si sarebbe dovuto scoprire all’interno della manifestazione, da salodiano mi sono sentito in imbarazzo per i grotteschi allestimenti e gli inutili tappeti verdi  in erba sintetica che occupavano ogni angolo della manifestazione.

Possono piacere ai bambini, ma dovrebbero far rabbrividire gli adulti. I bambini avrebbero potuto e dovuto incuriosirli e stupirli con la bellezza di alberi, arbusti e fiori, con composizioni floreali, artigianali o artistiche legate al mondo del “giardino”, con la vita, la poesia e la bellezza che sanno esprimere e, dal titolo, facendo emergere le tipicità del “Garda” se volevano.

Stupisce, ma non sorprende, quanto si legge nel vostro articolo in riferimento all’affermazione attribuita al comitato organizzatore: “Non bastava più esporre il bello sul lungolago, sentivamo la necessità di far fare un salto in avanti alla manifestazione: il bello dei fiori doveva essere anche sostenibile per il nostro Pianeta.”

Ancora una volta il termine esatto da usare di fronte a queste parole è “grottesco”: dove finiranno le centinaia di metri quadrati di finto prato di plastica che impestavano il nostro centro storico ?

Il futuro green di cui ci si riempie la bocca è un futuro di plastica verde, di usa e getta, di prodotti sintetici e senza vita?

Concludo questo sfogo ricordando come passo dopo passo il nostro Garda sia stato ridotto ad un luna park ove la bellezza e le sue qualità tanto celebrate vengono ridotte, ad ogni occasione, a merce per un vacuo e
grossolano intrattenimento per persone che non sanno come trovare ristoro allo stress e alla noia quotidiana, se non esaltandosi alla vista di un rinoceronte verde in erba sintetica come se avessero visto
il mitico Hulk.

Io lo definisco degrado, non bellezza o arte».

Antonio Bontempi

 

 

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