Prevenzione delle epidemie, 200 ricercatori a confronto sui big data
TRENTO - Duecento ricercatori da tutto il mondo si confrontano a Trento sull’analisi, il monitoraggio e la valutazione delle malattie emergenti in Europa.
Quali sono i rischi legati alla diffusione di nuovi patogeni in Europa? In quali zone è maggiore la probabilità che si diffondano? Quali strumenti utilizzare per prevedere nuove pandemie e monitorarne la diffusione?
Duecento ricercatori, di cui cento in presenza e cento collegati da remoto, provenienti da 30 nazioni, si confrontano oggi e domani a Trento nell’ambito del workshop organizzato dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con Fondazione Bruno Kessler e MUSE sull’analisi, il monitoraggio e la valutazione delle malattie emergenti in Europa.
Questa mattina in apertura sono intervenuti in apertura il dirigente del Centro Ricerca e Innovazione FEM, prof. Mario Pezzotti, il sostituto direttore dell’Ufficio programmazione del sistema di ricerca e innovazione della Provincia autonoma di Trento, Valentina Perrotta, il direttore del MUSE, Michele Lanzinger, il responsabile presso la struttura semplice vigilanza e controllo acque della APSS, Francesco Pizzo.
I lavori scientifici sono stati introdotti da Annapaola Rizzoli, responsabile dell’Unità Ecologia applicata del Centro Ricerca e Innovazione FEM e coordinatrice della Work Package sulla diseases intelligence, e da Elena Arsevska del CIRAD coordinatore del progetto MOOD (https://mood-h2020.eu/).
Il workshop è promosso all’interno del progetto MOOD, in cui la FEM coordina una specifica area relativa alla intelligenza delle malattie in partenariato con FBK, nell’ambito della JRU Epilab, operante nell’ambito dell’epidemiologia quantitativa delle malattie infettive, e l’Istituto Superiore di Sanità.
L’obiettivo della ricerca e della collaborazione è raccogliere dati a livello europeo e sviluppare modelli epidemiologici.
L’evento ha visto la partecipazione di esperti e scienziati da enti di ricerca ed agenzie di salute pubblica e veterinaria internazionale, impegnati nel fornire supporto pratico e metodologico alle esistenti piattaforme di monitoraggio, combinando le informazioni legate alla salute umana con dati legati ad altri fattori, come quelli climatici, faunistici e migratori, oppure all’uso del territorio.
Il progetto MOOD è coordinato dal CIRAD, il centro francese di cooperazione internazionale nella ricerca agronomica per lo sviluppo, nel contesto del programma europeo H2020, con un budget di 14 milioni di Euro.
Il progetto è stato lanciato a Stoccolma, dove ha sede il Centro Europeo per il controllo delle malattie, partner dell’iniziativa insieme all’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO), alla FAO e all’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale.
L’inizio del progetto, nel mese di gennaio 2020, è coinciso con la diffusione del virus Covid-19, mettendo alla prova fin da subito il team di ricerca nell’elaborazione di misure basate sulla modellizzazione della trasmissione del virus, la diagnosi precoce e lo sviluppo della pandemia.
Info: https://mood-h2020.eu
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