Il carpione e la validità scientifica del progetto candidato al Life
Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'«Associazione per la salvaguardia del carpione» di Gargnano e Toscolano Maderno, critica nei confronti della candidatura al Life del progetto di salvaguardia del carpione.
«Ho letto sul vostro giornale (ne abbiamo scritto qui, ndr), che è stato ripresentato, su bando europeo, il progetto «Life» per salvare il carpione, promosso, come capofila, dalla Comunità del Garda, insieme alla Regione Lombardia. Lo scopo è quello di ottenere fondi per salvare dall’estinzione il carpione, un endemismo ittico presente solo nel lago di Garda.
La richiesta di fondi era è già stata ripetutamente presentata negli anni passati, sulla scia dei primi passi compiuti, a partire dal lontano 2008, in direzione della tutela di questa specie. Tuttavia le proposte non sono state approvate per tre volte consecutive. La bocciatura si fondava sulla “inattendibilità scientifica del progetto” presentato della società GRAIA, consulente della Regione Lombardia dai tempi della presidenza Formigoni.
La nuova proposta sembra identica alle precedenti nella formulazione e nella progettualità. Cambiano, significativamente, i promotori. Il balletto delle “competenze” va di nuovo in scena come se fosse una semplice questione procedurale, un aspetto tra i tanti di normale procedura burocratica, e non una corsa contro il tempo che non si dovrebbe sprecare. Non compare più il Parco dell’alto Garda, il primo organismo ad accendere i riflettori sul grave problema. Al suo posto figura la Comunità del Garda che, come dichiarato, ha utilizzato per la redazione del progetto, “i migliori ittiologi in circolazione” e si basa sui “carpioni selvaggi del Garda dello stabilimento ittiogenico di Foglio che li sta mantenendo in cattività per conto della regione Lombardia”.
Temo che dietro a queste apparenti e rassicuranti considerazioni della Comunità del Garda – continua la lettera dell’Associazione per la salvaguardia del carpione – si possano nascondere scarse capacità (o forse anche volontà) di comprendere il problema. Innanzitutto, considerare il pesce siluro e non il coregone (specie alloctona) come antagonista del carpione è scientificamente infondato e, soprattutto vano, in aperto contrasto con gli scopi conservazionisti della specie che si vuole tutelare. Di questo la commissione Europea, che deve approvare il progetto, ne terrà ancora una volta probabilmente conto. C’è da chiedersi come si possa pensare di ripresentare nuovamente un analogo progetto, di evidente e fallimentare mediocrità scientifica, e aspettarsi risultati diversi da un’altra bocciatura, a meno che non si creda nei miracoli.
Ulteriori perplessità riguardano proprio i carpioni parcheggiati per la Regione Lombardia presso l’azienda commerciale di troticoltura del sig. Foglio, socio fondatore anche dell’associazione Trentina ASTRO per la produzione intensiva e commercializzazione del carpione allevato.
La semina per il ripopolamento effettuata con questi carpioni nell’aprile del 2017 si è rivelata un enorme “buco nell’acqua”. Le procedure di allevamento del carpione in cattività sono, infatti, difficilissime, anche per gli aspetti sanitari. La selezione che è intercorsa in questi allevamenti, con il progredire della genealogia, ha formato pesci geneticamente diversi, sempre più “domestici” e meno selvatici. Non per caso, manifestando comportamenti innaturali, i “carpioni” seminati sono finiti quasi tutti nelle reti per i coregoni dei pescatori. È molto rappresentativo delle competenze dei proponenti il fatto che non ci sia stata nessuna seria operazione scientifica di monitoraggio e una seria analisi del DNA per testare le caratteristiche genetiche del pesce rilasciato. Seminando questi carpioni allevati si è così ottenuto il risultato di mettere a rischio l’integrità della specie.
Al posto della scienza abbiamo, invece, pratiche di palleggiamento politico, giochetti sciagurati di catene viziose che favoriscono le cerimonie al posto del dovere etico di incentivare questa battaglia per la sopravvivenza di una specie. Perdere il Carpione significa avviarsi verso un cambiamento irreversibile, per cui non vi è più la possibilità di tornare indietro, di tornare allo stato precedente
Non serve un grande sforzo di immaginazione per capire che, insistendo su questa strada, a perdere la battaglia sarà il carpione, e, con lui, le nostre comunità.
La Comunità dovrebbe essere consapevole di questi problemi. Conosce molto bene le dinamiche turistiche di questo Lago e quindi l’importanza della prelibatezza ed eccellenza ittica del carpione, che, in tempi di pesca libera, era centellinata e fatta pagare a peso d’oro dai pescatori locali per accontentare la maggior parte dei ristoratori.
Salvare dall’estinzione questa specie “dalle uova d’oro” (si ricavava un caviale dalle caratteristiche organolettiche straordinarie) non significa solamente difendere un patrimonio unico al mondo o compiere un atto di responsabilità verso le generazioni future. Significa, altresì, contrastare il calo della ricchezza collettiva che ne deriverebbe.
Salvare il carpione del Garda equivale ad avere in dotazione uno scrigno che racchiude in sé le principali risposte che la nuova frontiera del turismo cerca: unicità, qualità, autenticità, tutela ambientale e cultura. Costituirebbe un eccezionale esempio di buone pratiche politiche, fondate sul perseguimento dell’interesse generale».
Associazione per la salvaguardia del carpione di Gargnano e Toscolano Maderno
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