Cuccioli di ghepardo, la rotta della morte dalla savana all’auto dello sceicco
BUSSOLENGO - Parco Natura Viva di Bussolengo: «La rotta del traffico illegale dei cuccioli di appena qualche settimana segue la via del Qatar, del Kuwait e dell'Araba Saudita per finire nella vita di lusso dell'élite araba. Una riserva-rifugio in Somaliland per bloccare i viaggi della morte».
Dalla savana sconfinata all’auto di lusso dello sceicco, attraverso il Somaliland. E’ questa la porta di uscita dall’Africa dei traffici illegali dei cuccioli di ghepardo, destinati a diventare gli animali domestici di lusso delle élite dei paesi arabi.
Una rotta della morte che sta conducendo verso l’estinzione il mammifero più veloce della Terra, rimasto in natura a sopravvivere con circa 6700 esemplari. Itinerari e numeri della prima minaccia a carico del ghepardo sono stati presentati ieri al Parco Natura Viva di Bussolengo dal Cheetah Conservation Fund, in occasione della Giornata Internazionale dedicata a questa specie.
Durante la quale è stata annunciata anche la costruzione di una nuova riserva-rifugio di 800 ettari in Somaliland, destinata a ospitare gli esemplari intercettati dalle autorità prima dell’attraversamento del Golfo di Aden. Partito un contributo importante dall’Italia, sotto forma di attrezzature veterinarie e un tavolo operatorio.
“Con una media di due al giorno – spiega Elisabetta von Hoenning, presidente del Cheetah Conservation Fund Italia – i cuccioli vengono strappati alla madre uccisa in Etiopia, Kenya o Sudan. Anche a due-tre settimane di vita, vengono rinchiusi in una scatola e trasportati per giorni in condizioni molto spesso fatali, fino alla costa del Somaliland. Lì vengono imbarcati alla volta dello Yemen, porta d’accesso della penisola arabica, oltre la quale vengono piazzati specialmente in Arabia Saudita, Qatar e Kuwait, a cifre che superano i 10mila dollari”.
Un anno in media è quanto riesce a resistere un ghepardo tra feste al guinzaglio e aperitivi in salotto, prima di morire spesso a causa di infezioni gastriche. Dal 2017, i dati sono quelli di una strage: si sono contati circa 4mila esemplari oggetto di commercio illegale, la maggior parte dei quali nella penisola arabica non sono nemmeno riusciti ad arrivarci.
“Ecco perchè – fa eco Katia Dell’Aira, responsabile del settore educativo del Parco Natura Viva – il governo del Somaliland ha affidato al Cheetah Conservation Fund di Laurie Marker (già famosa come “la donna che sussurra ai ghepardi”) gli 800 ettari che a partire da febbraio, costituiranno un vero e proprio rifugio per quei cuccioli strappati ai viaggi della morte. Fino ad oggi le autorità affidavano i sequestri al centro veterinario del CCF ad Hargheisa, ma non c’era un luogo adatto a riabilitare ed ospitare i cuccioli che si riescono a salvare. Tra pochi mesi, anche grazie all’Italia, questo sarà realtà”. Un presidio che può rendere dura la vita dei trafficanti anche se, per salvare il ghepardo dall’estinzione, la tendenza andrebbe invertita nei capricci di un lusso insostenibile.
I GHEPARDI AL PARCO NATURA VIVA
Mookane e Nero sono i due ghepardi ospitati al Parco Natura Viva, che vivono in un reparto di 6.250 metri quadrati. Dodici anni l’uno e otto l’altro, più saggio l’uno e più intraprendente l’altro, già attendono l’arrivo di Aaron e Achill all’inizio del nuovo anno per formare una nuova coalizione tra maschi, caratteristica tipica di questa specie.
A quel punto, il Parco Natura Viva ospiterà quattro dei 406 esemplari presenti in tutte le strutture zoologiche dell’associazione Europea degli Zoo e degli Acquari. Facile comprendere l’importanza del loro patrimonio genetico se si pensa che si tratta dello stesso numero di esemplari oggetto di traffico illegale ogni anno tra Africa e Asia. “Ci vorrà del tempo per la socializzazione con i nuovi arrivati – spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione – ma le coalizioni tra maschi sono una caratteristica peculiare di questa specie e ci auguriamo che con l’aiuto del saggio Mooki, anche Nero accetterà di buon grado i due giovani ghepardi”.
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