Al King “The Fabelmans”, come Steven divenne Spielberg

LONATO - In programmazione al Multisala King di Lonato, ma non solo, "The Fabelmans", il film che racconta il grande sogno del giovane Spielberg. Ecco come nacque lo sguardo di un regista. Ce lo racconta Camilla Lavazza. 

“The Fabelmans” è in programmazione al Mutisala King di Lonato (www.multisalaking.it) oggi, martedì 27 alle  17.45 e alle 20.35 e domano, mercoledì 28, agli stesso orari.

Trama

I Fabelmans sono una famiglia ebrea nel New Jersey degli anni ’50, il padre Burt è uno dei primi programmatori di computer, la madre è una pianista dai modi anticonvenzionali che ha rinunciato alla carriera per allevare i quattro figli, tra cui il piccolo Sam che un giorno viene portato al cinema dai genitori per la prima volta…

Narrandoci le loro vicende il regista Steven Spielberg ci svela la storia intima della propria famiglia e la nascita della sua passione per il cinema.

 

Critica

Chi ha provato cosa significa “amore a prima vista” sa bene che ci si ricorda ogni particolare dell’incontro che cambia la vita (che sia con una persona o con una passione artistica o professionale), anche a distanza di anni, come se si avesse sempre davanti una fotografia.

The Fabelmans, dopo l’introduzione di Spielberg in persona che ringrazia il pubblico e dichiara apertamente che quella che seguirà è la sua storia, quella della sua famiglia (fabel è l’analisi critica di un racconto o di una sceneggiatura), parte proprio da un ricordo vivissimo nato da un amore immediato e travolgente: la prima volta al cinema del piccolo Sam/Steven, nel 1952, per vedere un film in Technicolor di Cecil B. DeMille: “Il più grande spettacolo del mondo” (e non poteva esserci titolo più adatto; quando il destino ci si mette fa le cose in grande).

L’eclettica filmografia di Spielberg, che ha sempre alternato, imprimendovi il suo inconfondibile stile, film di avventura (prendiamo Lo squalo, I predatori dell’Arca perduta, E.T. L’extraterrestre) a film drammatici ed impegnati (Il colore viola, L’impero del sole, Schindler’s List) viene illuminata dalle rivelazioni che emergono in questo racconto autobiografico, intimo e coraggioso.

Il regista, in vero stato di grazia, riesce a trovare un perfetto equilibrio tra l’esporre eventi, anche traumatici, e segreti famigliari con la magia e il gusto per la narrazione avvincente che è un po’ la sua firma, tanto che al termine delle due ore e mezza si desidererebbe saperne ancora, vederlo proseguire nella carriera, conoscere cosa è accaduto dopo…anche se lo sappiamo già, Steven Spielberg è diventato uno dei registi di maggior successo di tutti i tempi.

È significativo che il suo primo “film”, realizzato con una cinepresa 8 millimetri donatagli dalla madre, non sia stato una banale ripresa (un prendere) dei gesti quotidiani bensì un’opera di finzione (un fare), la ricostruzione della scena del deragliamento del treno dell’amato film di DeMille, realizzato proprio nello stesso modo dell’originale, come si faceva a quel tempo: tramite un modellino.

Perfetto il casting e, sopra tutti, eccezionale Michelle Williams nei panni della madre di Sam, che con il solo indugiare dello sguardo e un sorriso un po’ storto svela, grazie anche alla magia del montaggio (meravigliose le due versioni dello stesso girato del campeggio, una innocua, per la tutta famiglia, e una segreta, capace di distruggerla), un amore che, per le convenienze, sarebbe dovuto rimanere segreto. Una madre anticonvenzionale, appassionata, un po’ pazza (“Tutto accade per uno scopo” è il suo mantra) forse un po’ egoista ma libera, contrapposta al padre, buono, serio, paziente, pratico, apparentemente un po’ ingessato ma anche lui un pioniere coraggioso nel suo lavoro.

Queste due personalità, tanto diverse ma entrambe amatissime, si fondono in quella di Steven, attento al boxoffice ed alla qualità, capace di tenere alta la suspence dello spettatore e allo stesso tempo di farlo commuovere con momenti di intensa poesia e immedesimazione con i personaggi.

Tra gli altri interpreti, il giovane Gabriel LaBelle è un credibilissimo e spontaneo alter-ego del regista, Paul Dano, con la sua pacatezza, è perfetto come padre e ingegnere, e rimane impressa anche l’interpretazione di Seth Rogen/Bennie, l’amico di famiglia, che lavora, pur con poche battute, di sfumature sottili e raffinatissime, per renderlo amabile e farcene comprendere le ragioni (e qui si vede di quanto perdono sia intrisa tutta la trama). Il piccolo ebreo vessato dai compagni di scuola, prima in Arizona e poi in California, si racconta senza vittimismo, svelando i traumi ed i momenti belli della sua infanzia nella coloratissima America degli anni ‘50 (evidenziata dalla fotografia del fido Janusz Kamiński), la quintessenza del Sogno Americano, dietro cui si nascondono ancora razzismo, stereotipi ma anche un pizzico di magica follia.

The Fabelmans si può leggere come un racconto autobiografico, sincero e autentico, divertente e toccante, ed anche come un manuale pratico di cinema rivelando tra le righe, con quella semplicità che è propria degli artisti, che fanno sembrare semplice anche ciò che non lo è affatto, i fondamentali della regia (definitiva la battuta di John Ford – impersonato nel film da David Lynch – sulla posizione dell’orizzonte nell’inquadratura) e l’importanza assoluta del montaggio.

Tutti gli artisti mettono sempre se stessi nelle loro opere di finzione e molti decidono, un bel giorno, di svelare “il dietro le quinte”, Steven Spielberg l’ha fatto con questo film sincero, coraggioso, pieno d’amore e di perdono.

Smontaggio dei segreti dell’arte che si vuole apprendere, studio, passione, tenacia…non si diventa “famosi”, senza tanto lavoro ed umili tentativi. Certo, ci vuole genio e già il nostro l’aveva per dirigere, appena adolescente, gruppi di quaranta coetanei o realizzare da solo innovativi, seppure ingenui, effetti speciali ma, soprattutto, la sua storia ci dice che vale sempre la pena, sempre e comunque, impegnarsi al massimo.

Camilla Lavazza

 

The Fabelmans

Regia: Steven Spielberg

Sceneggiatura: Steven Spielberg, Tony Kushner

Interpreti e personaggi

  • Michelle Williams: Mitzi Fabelman
  • Seth Rogen: Bennie Loewy
  • Paul Dano: Burt Fabelman
  • Gabriel LaBelle: Sammy Fabelman
  • Julia Butters: Anne Fabelman
  • Oakes Fegley: Chad Thomas
  • Judd Hirsch: Boris Schildkraut
  • Cloe Est: Monica Sherwood
  • Isabelle Kusman: Claudia Denning
  • Jeannie Berlin: Haddash Fabelman
  • Robin Bartlett: Tina Schildkraut
  • Jonathan Hadary: Phil Newhart
  • Cooper Dodson: Turkey
  • Gustavo Escobar: Sal
  • Lane Factor: Bernie Fein
  • Sam Rechner: Logan Hall
  • Keeley Karsten: Natalie Fabelman
  • Sophia Kopera: Lisa Fabelman
  • Alina Brace: Renée

David Lynch: John Ford Fotografia Janusz Kamiński

Montaggio Sarah Broshar, Michael Kahn

Musiche John Williams

Scenografia Rick Carter

Costumi Mark Bridges

Produttore: Steven Spielberg, Tony Kushner, Kristie Macosko Krieger
Produttore esecutivo: Josh McLaglen

Durata 151 minuti

 

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