I segreti del giardino coperto
TIGNALE - Una giornata speciale dedicata alla scoperta della serra dei limoni del Pra' de la Fam nel suo vestito invernale.
Costruita a metà Settecento dalla famiglia Parisini, che ancora ne è proprietaria e che l’ha concessa in comodato al Comune di Tignale per coltivarla ed aprirla alle visite, la limonaia di Tignale si rivela al pubblico in una giornata speciale dedicata alla scoperta della struttura nel suo vestito invernale, chiusa da assi e vetrate per proteggere le piante d’agrumi dai rigori invernali.
L’evento «I segreti del giardino coperto» è in programma domenica 29 gennaio dalle 13 alle 16 con il seguente programma:
- Apertura limonaia: ore 13.00
- Visite guidate: ore 13.10 – 14.10 – 15.10
Per info contattare: Ufficio Unico del Turismo Tignale, Tel: 0365 73354, Email: info@tignale.org
La vasta serra, ubicata in riva al lago, a monte della strada Gardesana, tra le rocce a picco sulla distesa d’acqua, in stretta connessione con esemplari secolari di cipresso in gruppo, risulta di notevole interesse paesaggistico-architettonico.
La limonaia costituisce il primo esempio di struttura museale realizzato dalla Comunità Montana dell’Alto Garda Bresciano nel 1985 con i lavori di recupero delle tre terrazze (còle) inferiori del Giardino Nuovo. Dopo interventi di consolidamento strutturale e di rimozione sia degli alberi morti per il gelo sia della vegetazione infestante, si sono ripristinati gli elementi fissi di copertura e si sono ricostruiti, su modello di quelli storici, i serramenti del fronte solare. Da allora la limonaia viene coperta e chiusa secondo le tecniche tradizionali.
Il giardino è stato dotato di impianti di illuminazione, di irrigazione automatica e di riscaldamento ad aria, che ha sostituito i fuochi di un tempo durante le notti più fredde.
Al Pra’ de la fam sono presenti quasi un centinaio di piante di agrumi (nella maggioranza limoni, ma anche aranci amari e dolci, cedri, pompelmi, mandarini e bergamotti), disposte secondo il tradizionale sesto d’impianto e sorrette dalla storica incastellatura lignea.
Le limonaie del Garda
La coltivazione del limone a terra ha come limite il parallelo di Napoli: più a nord si effettua in Liguria e in Costa Azzurra, oppure in vaso, per cui necessita del riparo di una serra durante l’inverno (come avveniva nelle “Orangerie” toscane o del nord Europa).
Si ritiene che i limoni siano stati introdotti sul lago di Garda dai frati del Convento di San Francesco di Gargnano alla fine del sec. XIII: lo testimoniano i bassorilievi raffiguranti il frutto sui capitelli delle colonne del chiostro.
Il clima mite del lago sicuramente fece sì che si potessero piantumare in terra queste piante, producendo molti più limoni di quelle coltivate nei vasi: si potevano così ottenere in un anno fino a 600-800 frutti per pianta. Questo accade quando la pianta gode di un terreno leggero, è ben curata e soprattutto non subisce un’eccessiva aggressione del freddo durante l’inverno. Il limone a 12°C vegeta e, a 0°C per più giorni, muore per via delle sue radici superficiali.
Già alla fine del 1500 si cominciarono a realizzare sull’Alto Garda particolari strutture a difesa delle piante, le limonaie, con pilastri sempre più alti per consentire alle piante di crescere e all’aria di circolare.
La coltivazione e il commercio dei limoni si svilupparono sulla sponda occidentale del lago fino a divenire di fondamentale importanza per l’economia delle popolazioni locali. La vicinanza con il confine austriaco agevolava l’esportazione dei frutti nei confronti di quelli prodotti nel Sud d’Italia, fortemente penalizzati dai dazi imposti dai molteplici staterelli che fino a metà Ottocento componevano la nostra penisola. La richiesta era forte per l’alto contenuto di vitamina C, particolarmente richiesta a scopo medicinale, in particolare per sconfiggere lo scorbuto. I limoni del Garda venivano esportati ed apprezzati fino a San Pietroburgo.
A seguito della devastante aggressione della gommosi, una malattia che si diffuse a partire dal 1855, poi con l’unità d’Italia e la conseguente concorrenza dei limoni meridionali, con l’aumento dei costi della manodopera e con la scoperta dell’acido citrico sintetico (1893) la coltivazione divenne troppo dispendiosa e non remunerativa; per questo fu lentamente abbandonata.
Delle centinaia di limonaie presenti sul Garda un tempo, oggi ne restano attive e visitabili solo quattro o cinque. La limonaia del Pra ‘de la Fam è la più vasta.
Info tratte da: www.limonaiagarda.com
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