Cambiamento climatico e siccità, occorre un nuovo approccio alla tutela della risorsa idrica
LAGO DI GARDA - In occasione dell'assembla della Comunità del Garda, il vicepresidente Filippo Gavazzoni è intervenuto sulla questione livelli: «Se il Garda non recupera entro aprile sarà un'altra estate difficile».
I livelli del lago sono ancora bassi, troppo bassi (48 cm sullo zero idrometrico; puoi consultare qui la misurazione del livelli e i dati storici). Servono le piogge, tante, per recuperare e consolidare le riserve idriche (l’anno scorso, per dire, a gennaio il livello superava i 100 cm), ma serve anche un nuovo approccio alla gestione della risorsa idrica gardesana, che , lo ricordiamo, rappresenta il 40% dell’acqua dolce disponibile in Italia.
Di questo e altro ha parlato sabato il vicepresidente della Comunità del Garda, Filippo Gavazzoni, in occasione dell’assemblea generale dell’ente. Ecco la sua relazione.
«Quest’anno abbiamo assistito ad un grande sovraesposizione mediatica, legata ai livelli del Lago di Garda, con servizi giornalistici anche di risonanza internazionale, non sempre favorevole.
L’attenzione dei giornali e delle TV, alimentate da una grande risonanza dei social media, si è concentrata prevalentemente sui livelli idrici rispetto lo zero idrometrico, messi in relazione ad immagini spettacolari di “secche” in talune zone del lago, vedi Sirmione e Isola di San Biagio.
Livelli idrici comunque non sono mai scesi sotto i +22 cm sopra lo zero idrometrico quando, in annate precedenti, come il 2003 e il 2007, scesero fino a +8 cm.
Sensazionalismi a parte, il vero grande risultato ottenuto, è stato aver affrontato una stagione estiva/irrigua (da aprile a settembre), partendo da livelli già carenti in partenza, con apporti nevosi da disgelo ridotti ai minimi termini, con un’estate estremamente calda e siccitosa terminata, di fatto, a fine ottobre.
Aver evitato il raggiungimento di livelli pari o peggiori al 2003 e 2007, è stato quindi il risultato di un continuo coordinamento della Comunità del Garda, con AIPO e Consorzi del Mincio/Garda Chiese, teso ad un utilizzo parsimonioso della risorsa idrica.
Ritengo quindi doveroso sottolineare quanto questo coordinamento sia stato importante, soprattutto alla luce dei recenti dati pubblicati dal CNR. Il 2022, infatti, ha stabilito purtroppo due nuovi primati: l’anno più caldo e il più siccitoso mai registrato dal 1800.
Nel 2022 è piovuto il 30% in meno delle quote normali, nel nord Italia il deficit idrico e stato del 40%. Il 2003, quando l’estate raggiunse picchi estremi di caldo (mai più raggiunti da allora) ed il Garda arrivò a solo +8 cm sopra lo zero, si pone solo al settimo posto tra gli anni più caldi registrati.
Il 2022, come detto, al primo posto per le alte temperature medie e siccità (deficit idrico), ha scalzato sia il 2018 e il 2014, che si attestavano precedentemente al primo e secondo posto in tal senso.
In soli 8 anni quindi si sono avvicendate le 3 temperature medie più alte mai registrate.
La tendenza è certamente chiara. Il 2022, rispetto alle medie delle temperature di riferimento precedenti (1980 – 2010), ha segnato un aumento della temperatura media di +1,15° a livello nazionale e +1,37° nel nord Italia.
Se precedentemente la differenza di temperatura in aumento non superava la soglia di 1° (il 2018 fu più caldo dei precedenti di +0,75° e prima ancora il 2014 di +0.6°), il 2022 ha sorpassato invece la soglia di +°1 e questo rappresenta un valore importante per vari motivi: il ghiaccio fonde a quote più basse e la neve scende a quote più alte.
La fioritura arriva prima e questo, in caso di successivi cali termici improvvisi, può creare danni enormi. La temperatura dell’acqua del Lago di Garda continua a crescere, sui massimi fondali, dove invece di restare costante sui +7,5°, registra annualmente un costante aumento di +0,034°.
Detto questo risulta evidente come sia necessario un cambio di passo nella gestione idrica. Se nei prossimi mesi, almeno entro metà aprile (stagione pre-irrigua), il lago non riuscirà ad assestarsi almeno a +90/100 cm sopra lo zero, potremo essere costretti a fare i conti con ulteriori difficoltà rispetto quelle riscontrate nel 2022.
Per questo motivo, in relazione anche alle proiezioni dei dati Eulakes e dei cambiamenti climatici in genere, la Comunità del Garda, come già preannunciato questa estate nelle sedi opportune presso i consorzi irrigui mantovani, ha proposto una revisione dell’attuale voto del LL.PP n°55 del 1965, da cui discendono le modalità di regolazione e utilizzo delle acque del Garda.
Credo sia ormai evidente che non solo gli scenari futuri, ma anche gli attuali, obblighino il Garda a scelte e strategie volte al risparmio idrico, sia in tempo di crisi che d’abbondanza e alla tutela massima della componente qualitativa, che tende a degradare con l’aumentare delle temperature.
Soprattutto, per quanto riguarda l’uso idropotabile, le difficoltà di pescaggio riscontrate questa estate nella stazione di San Felice del Benaco e Manerba per esempio e la necessità di “frenare” il degrado del corpo idrico per assicurare, in futuro la migliore qualità dello stesso, ci impongono, oltre alla revisione del voto n° 5 del 1965, anche un serrato monitoraggio di eventuali scarichi “abusivi”, tutt’ora segnalati a lago e la loro messa in sicurezza nel sistema di collettazione.
Inoltre serve considerare, dove possibile, una rinaturazione dei litorali, attraverso la massima tutela del canneto, che rappresenta un efficace sistema di fitodepurazione naturale e un controllo su ogni tipologia di pescaggio/prelievo a lago non autorizzato.
In ultimo, ma non per importanza- conclude Gavazzoni -, i depuratori che ancora fruiscono del Lago come corpo recettore, devono trovare necessariamente un inserimento nel nuovo sistema di collettazione e depurazione gardesano. I principii del Contratto di Lago trovano quindi sempre più applicazione in relazione alle sfide che il Lago di Garda deve necessariamente affrontare e vincere».
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