Coregone, dal 2024 vedremo se la specie si sosterrà naturalmente
LAGO DI GARDA - Le considerazioni di Luciano Leali sul coregone lavarello, specie che, in quanto alloctona, dal 2021 non è più sostenuta dalla riproduzione negli incubatoi ittici di Desenzano e Bardolino.
«Il coregone lavarello è un pesce alloctono, immesso nel lago di Garda negli anni Venti del ‘900 – scrive Luciano Leali – e progressivamente diventato la fonte principale della pesca professionale gardesana. Dagli anni ’90 del ‘900 con l’introduzione di nuove metodiche e attrezzature, il coregone lavarello diventa interessante anche per la pesca sportiva.
Nel 2003 a Desenzano e nel 2004 a Bardolino vengono attivati 2 nuovi centri ittiogenici dedicati principalmente alla produzione di avannotti di coregone lavarello. Sostituiscono vecchi impianti.
Vengono stabulate circa 60 milioni di uova fecondate a Desenzano e 30 milioni a Bardolino, conferite in punti di raccolta, dai pescatori professionisti. frutto di campagne pesca autorizzate con apposito provvedimento, in deroga al divieto pesca, durante il periodo fecondo della specie, dal 15 novembre al 15 gennaio.
Con possibilità, previste dal regolamento pesca del lago di Garda, di allungare il divieto per condizioni meteo climatiche.
I pescatori professionisti coinvolti nella campagna ittiogenica del coregone sono circa 40 nella sponda bresciana del Garda, tra cui 3/4 provenienti dal lago di Iseo. Circa 70 quelli della sponda veronese, negli ultimi 4/5 anni solo 15/20 vengono autorizzati.
Dopo le operazioni di fecondazione i pescatori trattengono il pescato per la vendita. La frega si svolge in acque basse con fondali sassosi. La schiusa inizia dopo 28-30 giorni dalla stabulazione. Le semine delle larve vengono fatte dopo alcuni giorni dalla schiusa.
Alcuni fattori condizionano il successo produttivo: le pratiche di fecondazione artificiale, il lavaggio, lo stato di conservazione e il trasporto delle uova feconde, le cure svolte prima e dopo la loro stabulazione, le temperature e le pressioni idriche, l’obsolescenza degli impianti.
Queste metodiche riproduttive sono considerate, da alcuni, indispensabili per mantenere la presenza della specie e la pesca professionale nel lago di Garda. Altri sostengono che il lago è in grado di sostenersi e riprodursi in modo naturale.
Con provvedimento dirigenziale del ministero ambiente e territorio del 2 aprile 2020, attuando norme di legge risalenti agli anni ’90 del ‘900, e direttive comunitarie, si vieta (in mancanza di dati appropriati e validati sull’impatto del coregone su altre specie ittiche presenti nel lago di Garda, in particolare il carpione) di proseguire con la riproduzione artificiale e relative semine.
Di conseguenza dal 2021 i centri ittiogenici di Desenzano e Bardolino non hanno prodotto avannotti di coregone lavarello. Bardolino per motivi gestionali non è stato attivato anche nel 2020.
Per ottenere le autorizzazioni che riattivino la riproduzione artificiale, servirebbe uno studio della biomassa che motivi la necessità, e predisporre la carta ittica del lago di Garda. Le Regioni Lombardia, Veneto e Provincia autonoma di Trento, competenti in materia di pesca nel lago di Garda, dovrebbero finanziare e commissionare questi lavori, che impegnerebbero alcuni anni per essere completati.
Nel Garda l’accrescimento del coregone lavarello è rapido, 32 cm al secondo anno di vita (Giarola 0ppi). Quindi pescabile (misura minima prevista dal regolamento pesca 30 cm)! Già dal 2024 vedremo se la pesca della specie sarà sostenuta naturalmente oppure in decremento significativo e necessaria dell’intervento riproduttivo artificiale.
Le modifiche climatiche in atto consiglierebbero di posticipare definitivamente il periodo di divieto pesca fino al 31 gennaio.
Desenzano, Luciano Leali
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