Il Movimento 5 Stelle trentino nel febbraio del 2022 aveva presentato un’interrogazione al Consiglio provinciale (puoi scaricare qui sia l’interrogazione che la risposta) in merito alle criticità dell’intervento e alle conseguenze che il traforo nella montagna avrebbe potuto provocare alla situazione idrogeologica dell’area compresa fra la Valvestino, il lago d’Idro e la bassa Valle del Chiese.
La risposta è arrivata il 9 gennaio 2023: si è scoperto che esiste una falda freatica la cui posizione è collocata al di sopra della galleria di 4.967 metri progettata per togliere dall’isolamento la Valvestino, collegandola con le Giudicarie e il Trentino.
Secondo il consigliere provinciale trentino del M5S Alex Marini il «oltre alle questioni di costo (32 milioni di euro stimati, ma potenzialmente molti di più…), ci sono seri problemi idrogeologici rispetto al progetto che si pensava di mettere in cantiere, tanto che si sta valutando di modificarlo. L’area dove si intendeva procedere con gli scavi risulta infatti interessata da una falda freatica e questo da un lato renderebbe più complicati e costosi i lavori e dall’altro minaccerebbe la sopravvivenza delle numerose sorgenti che alimentano sia i Comuni bresciani che quelli trentini presenti in zona».
La questione era stata già posta in una interrogazione al Consiglio provinciale di Trento «in merito alle numerose criticità – scrive Marini – che ci erano state prospettate riguardo all’incidenza devastante che la realizzazione del famigerato tunnel avrebbe potuto avere sulla situazione idrogeologica di tutta l’area compresa fra la Val Vestino, il Lago d’Idro e la bassa Valle del Chiese. Sapevamo che la Provincia aveva commissionato degli studi in merito alla questione ma il loro contenuto non era mai stato reso noto. Così, dopo aver effettuato un sopralluogo nel Comune di Valvestino avevamo depositato la nostra interrogazione chiedendo se le verifiche in questione si fossero concluse e, nel caso, quali fossero i risultati».
La risposta è arrivata il 9 gennaio 2023: «Le indagini sul rischio idrogeologico derivante dalla realizzazione del tunnel Bondone-Valvestino e i relativi studi geologici e geognostici si sono conclusi nel maggio 2021 mentre la relazione geologica preliminare è stata consegnata nel luglio 2022. Restano inoltre in corso (e proseguiranno anche in caso l’opera venga realizzata e completata) i monitoraggi delle principali sorgenti d’acqua potenzialmente interessate dal tunnel».
«Entrando nel merito delle risultanze raccolte – fa sapere Marini -, si è scoperto che esiste una falda freatica la cui posizione è collocata al di sopra della galleria che si vorrebbe realizzare per gran parte del tracciato previsto. Questo naturalmente implica una serie di problematiche di non poco conto, in primis il fatto che il tunnel della Val Vestino, così come concepito, minaccerebbe la sopravvivenza delle fonti d’acqua di cui si servono sia i cittadini lombardi che quelli trentini».
Non solo. Come riportato nella risposta alla interrogazione dei 5 Stelle:«Il quadro idrogeologico così delineato risulta potenzialmente assai delicato in relazione alla conservazione delle risorse idriche. In egual misura esso pone anche una serie di importanti problematiche e difficoltà oggettive per la stessa realizzazione dell’opera. In questo senso la concreta possibilità di dover operare scavi in ammassi rocciosi in presenza di pressioni idrauliche anche superiori a 30 bar (dati dalla differenza tra quota galleria e quota attesa della falda freatica), pone già a monte la necessità di adottare tecniche, qualora si intendesse mantenere l’attuale quota del tunnel, che impediscano l’ingressione di acqua nel cavo, condizione naturalmente che deve essere garantita sia durante la fase di esercizio dell’opera sia necessariamente anche nel corso della sua fase realizzativa. Pertanto, la sostanziale impermeabilizzazione dell’opera nelle due fasi sopra esposte garantirebbe anche la salvaguardia delle risorse idriche. Le esigenze sopra descritte portano inevitabilmente ad un notevole incremento dei costi rispetto alle previsioni iniziali, con la necessità di operare secondo tecniche di scavo in grado di garantire nell’intorno del cavo della galleria condizioni di sostanziale impermeabilità dell’ammasso».
In parole povere, conclude Marini, «non solo si minacciano le risorse idriche (e di questi tempi non se ne sente proprio la necessità…) ma per realizzare il tunnel col progetto attuale servirebbe impermeabilizzarlo, cosa che potrebbe preservare le fonti d’acqua, ma che richiederebbe tecniche di scavo molto avanzate con conseguente impennata dei costi».
Per questi motivi si sta valutando di procedere con un progetto alternativo e un nuovo percorso. In particolare:«Al fine di rendere comunque possibile un collegamento diretto ed efficace tra Bondone e Valvestino è ora in corso di approfondimento la possibilità di considerare un tracciato diverso caratterizzato da una quota maggiore della galleria in modo da mantenersi al di sopra o in prossimità del livello di falda individuato. Tale alternativa comporta necessariamente la necessità, in particolare dal lato Trentino, di adeguare tratte di viabilità forestali per raggiungere le quote di imbocco».
Insomma, se si vuol procedere bisogna cambiare percorso e adeguare le strade di montagna del Comune di Bondone, sempre che basti.
Il M5S trentino si augura che «questo ennesimo intoppo serva a far aprire gli occhi alla politica provinciale e regionale trentina e lombarda sulla follia di un progetto non solo costosissimo ma ad alto potenziale di danno per l’ambiente delle valli del Chiese e Vestino e per le persone che lo abitano!».