A tutto Garda, al Duo un menù domenicale della tradizione
SAN FELICE DEL BENACO - Domenica gli chef del Duo, Daniele e Federico, propongono «A tutto Garda», un pranzo all'insegna della tradizione del lago, dal luccio alla portesina al bertagnì, dai tortellini di Valeggio al persico burro e salvia.
Se amate i piatti della tradizione e i sapori che vi riportano con la memoria ai pranzi dalla nonna, allora non perdete la proposta che il Duo, ristorante nel centro storico di San Felice del Benaco condotto dai due giovani cuochi Daniele e Federico, mette in scena domenica 19 marzo: “A tutto Garda”, un menù della tradizione lacustre.
Il pranzo si apre con il piatto di casa, ovvero il luccio alla Portesina, ricetta tradizionalissima che prende il nome dalla frazione sanfeliciana, da sempre borgo di pescatori e vecchi lupi di lago.
Si continua con carna salada, per un salto sul Garda trentino, e bertagnì, il baccalà fritto che tutti i bresciani conoscono e che, secondo gli storici della cucina, fu importato sul lago dalla laguna veneziana ai tempi della Magnifica Patria e del dominio della Serenissima.
Segue un’altra colonna portante della cucina di lago, le sarde in saor, golosa ricetta veneziana che i gardesani hanno fatto loro, utilizzando ovviamente la saporite sardine di lago.
A chiudere le proposte dell’antipasto la polenta carbonera, piatto del Trentino che entra anche nella consuetudine delle tavole del veronese, lungo le vie del monte Baldo. Un abbraccio tra Veneto e Trentino nato dall’esigenza dei contadini di utilizzare gli scarti dei formaggi, facendoli fondere nella polenta calda.
La prima portata è un classicissimo dell’area gardesana, i celebri tortellini di Valeggio, una sottile sfoglia ripiena di carne. Sono conosciuti come “nodo d’amore”, un capolavoro della tradizione culinaria del basso Garda. Sono il piatto che non può assolutamente mancare sulla tavola delle feste o ricorrenze dei valeggiani.
Il persico burro e salvia ed erbe spontanee è certamente un piatto che sprigiona i profumi e i sapori di una volta. Una ricetta buonissima che ha per protagonista le carni di un pesce che popola il nostro lago.
Si chiude in bellezza, anzi in dolcezza, con la torta di rose, dolce tipico della cucina mantovana e bresciana, ricco di burro e zucchero. Si racconta che con l’arrivo di Isabella d’Este nel 1490, che divenne marchesa consorte di Mantova sposando Francesco II Gonzaga, la cucina mantovana venne influenzata da quella emiliana: la marchesa si avvalse infatti della consulenza di Cristoforo di Messisbugo, cuoco dei signori di Ferrara, che pare avesse creato appositamente per lei la “torta delle rose”.
Insomma, gli chef Daniele Ghidini e Federico Pelizzari propongono un “confort menù” cui è difficile resistere, che ci farà riscoprire i sapori della memoria, che riportano i ricordi alle domeniche in famiglia, quando le cucine delle mamme e delle nonne diffondevano per casa profumi che sapevano di buono.
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