Scrigno di memoria storica e saggezza acquisita a cui approcciarsi con rispetto reverenziale oppure una fase della vita in cui la decadenza fisica e la graduale perdita di acume danno luogo ad immagini caricaturali? Com’era percepita l’ultima fase della vita nel XVIII secolo, com’è cambiata da allora la raffigurazione pittorica della vecchiaia e qual era la grammatica visiva adottata dagli artisti che affrontavano il tema?
Un ragionamento sull’argomento, condotto anche per immagini, sarà oggetto del racconto del curatore e storico dell’arte Mark Gregory D’Apuzzo che, partendo da alcune sue indagini raccolte nel volume I segni del tempo. Metamorfosi della vecchiaia nell’arte occidentale, terrà l’incontro “Vita ai margini. La vecchiaia nella pittura lombarda del ‘700” al MarteS Museo d’Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (BS). Un tema oggi al centro di rinnovata attualità, capace di innescare spunti di riflessione nella società dell’occidente contemporaneo, vocata all’immagine ma anche soggetta ad un costante e vertiginoso aumento dell’età media che le politiche sociali devono e dovranno sempre più considerare.
La pittura lombarda del Settecento ha offerto esempi memorabili, sia nel genere del ritratto, sia della scena di vita popolare. Sconfortante e desolante tempo di decadenza fisica, oppure età della saggezza, della memoria, della custodia delle tradizioni e della morale: entrambi questi aspetti sono stati osservati con acutezza, riuscendo a superare i limiti celebrativi imposti dalle consuetudini del ritratto ufficiale (Fra’ Galgario, Giacomo Ceruti), ed ancora, rinnovando il racconto della realtà dei poveri (Todeschini, Cifrondi, Ceruti), col restituire dignità umana al volto dei più fragili fra i derelitti senza identità, i vecchi, visti ora non più come “tipi” da commedia, ma come persone.
Nella scena di genere avviene infatti uno dei più gravi sconfinamenti, fra le convenzionali immagini dei vecchi come allegorie morali, e la loro raffigurazione come individui dotati di una propria storia e di una propria anima. Di una tale modernità certamente è responsabile una nuova sensibilità, pur ancora fondata sul clima religioso e sulla cultura assistenziale presenti nell’area lombarda del tempo; ma al contempo, va riconosciuta agli artisti la capacità di sapersi spingere talvolta al di là delle intenzioni e delle strumentalizzazioni dei loro committenti.
Proprio all’interno della Collezione Sorlini si trova custodita la celeberrima tela La vecchia contadina (1730-1733) di Giacomo Ceruti, opera carissima ai bresciani e manifesto della fase giovanile-bresciana e pauperista del Pitocchetto. Il dipinto – ritrovato dal conte bresciano Fausto Lechi nel 1953 all’interno delle raccolte del barone Alessandro Augusto Monti della Corte a Nigoline di Corte Franca – è contraddistinto da una qualità così alta da impedire efficaci paragoni pittorici, tanto che per la sua iconicità è stata definita “una delle opere indimenticabili del Settecento europeo”.
Funzionario presso i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, dove ricopre il ruolo di conservatore del Museo Davia Bargellini, si è occupato di pittura del Rinascimento, indagando in particolar modo in alcuni saggi la relazione fra la predicazione di Girolamo Savonarola e l’arte. Ha partecipato alla cura di mostre, promosse dai Musei Civici bolognesi, come Tra la vita e la morte. Due confraternite bolognesi tra Medioevo e Età Moderna (2015-2026); Luigi Crespi ritrattista nell’età di papa Lambertini (2017); Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano (2020-2021, organizzata in collaborazione con i Musei Civici di Venezia in occasione del primo centenario della fondazione del Museo Davia Bargellini); Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese (2022-2023).
Ha dedicato studi e contributi in atti di convegno ad aspetti diversi delle raccolte dei musei civici (collezionismo, scultura). Ha pubblicato il volume I segni del tempo. Metamorfosi della vecchiaia nell’arte occidentale (2006) e, nel 2017, il catalogo completo della Collezione dei bronzi del Museo Civico Medievale di Bologna.
Posti limitati con prenotazione obbligatoria al 0305787631 o prenotazioni@museomartes.com.
Costo biglietto: 12 euro
Previa prenotazione sul sito del MarteS, è attivo il servizio di Dogsitting a cura di Bauadvisor, che consente ai proprietari di cani d’affezione di evitare di separarsi dal proprio cane, conducendolo fino all’ingresso e affidandolo, alla data ed all’orario stabilito, alle operatrici cinofile fino al termine della visita.