La resilienza dei grizzly sotto la lente della ricerca FEM
SAN MICHELE ALL'ADIGE (TN) - Lo studio di Fondazione Edmund Mach e dell’Agenzia di ricerca scientifica federale degli USA ha riguardato i meccanismi di adattamento degli orsi bruni americani alle variazioni ambientali.
In un mondo che cambia, capire come le specie animali più longeve possano rispondere ai cambiamenti è importante per comprendere la loro capacità di adattarsi.
Una ricerca appena pubblicata sulla prestigiosa rivista Global Change Biology, condotta dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento) e dalla Interagency Grizzly Bear Study Team guidata dalla USGS (Agenzia di ricerca scientifica federale degli Stati Uniti) in collaborazione con l’Università di Trento ed il Parco Nazionale dello Stelvio ha cercato di far luce su questi meccanismi di adattamento all’ambiente.
Lo studio parte dalla ricerca di dottorato di Andrea Corradini, oggi postdoc presso l’Unità di Ecologia Animale del Centro Ricerca e Innovazione FEM.
Utilizzando i dati morfometrici, ovvero la massa corporea di oltre 400 grizzly catturati, misurati e rilasciati nel Parco Nazionale di Yellowstone a scopo di ricerca fra il 2000 ed il 2020, è stato dimostrato che le specie onnivore plastiche, come l’orso bruno, sono in grado di adattarsi ai cambiamenti ambientali modificando la loro dieta in base alla disponibilità di cibo.
Questo ha assicurato la crescita della densità di popolazione nel territorio allargato del Parco. Tutti gli orsi sono attualmente in grado di accumulare sufficiente grasso corporeo per ibernare e riprodursi, nonostante la diminuzione di alcune risorse chiave, come alcuni tipi di vegetazione e trote. Tuttavia, sono emersi degli effetti compensativi a livello di popolazione, definiti “densità-dipendenti”.
In particolare, le giovani femmine hanno mostrato dei tassi di crescita più lenti alle alte densità, con conseguente aumento dell’età media alla prima riproduzione. Questo a sua volta potrebbe avere un effetto regolativo sui tassi di crescita della popolazione, decrementandoli ad alte densità.
Lo studio, unico nel suo genere, offre importanti spunti di riflessione sui meccanismi ecologici che controllano le popolazioni di grandi onnivori, e sulla conservazione dei grandi mammiferi in un mondo dominato dall’uomo ed in continuo cambiamento.
“La popolazione dell’orso grizzly dell’area di Yellowstone (medesima specie dell’orso bruno Europeo) ha dimostrato buone capacità di adattamento ai cambiamenti” osserva Andrea Corradini.
Francesca Cagnacci, responsabile dell’Unità, aggiunge che “le popolazioni di grandi mammiferi, soprattutto gli onnivori, hanno grandi potenzialità di adattamento anche in ambienti modificati dall’uomo, con possibilità di autoregolarsi”. Tuttavia, solo studi continuativi permettono di monitorare quantitativamente il rapporto tra animali ed ambiente.
“L’attuale sfida è di modellizzare come nel futuro gli orsi possano adattarsi a cambiamenti più intensi e veloci, come il riscaldamento globale e l’aumento delle attività umane” conclude Frank van Manen, leader scientifico dell’Interagency Grizzly Bear Study Team.
“Evidence for density‐dependent effects on body composition of a large omnivore in a changing Greater Yellowstone Ecosystem” Global Change Biology
Autori: Andrea Corradini, Mark Haroldson, Francesca Cagnacci, Cecily Costello, Daniel Bjornlie, Daniel Thompson, Jeremy Nicholson, Kerry Gunther, Katharine Wilmot, Frank van Manen.
L’articolo è disponibile al link: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/gcb.16759
La versione inglese del comunicato rilasciato congiuntamente dallo USGS, è disponibile al link https://www.usgs.gov/news/news-releases/national-news-releases
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