L’ultimo fascismo, il nuovo allestimento al MuSa di Salò

SALO' - Inaugurata oggi, venerdì 30, la sezione museale “L’ultimo fascismo. 1943-1945. La Repubblica sociale italiana”, nuovo allestimento del Museo di Salò. Ecco le foto.

Un percorso espositivo completamente rinnovato che affronta i principali aspetti storici dei 600 giorni della Rsi, voluto dal Comune di Salò e dalla Fondazione Opera Pia Carità Laicale ed Istituto Lodroniano, e sostenuto anche da Regione Lombardia.

Si parla, complessivamente, di un investimento di quasi 500mila euro, sostenuto da Comune, Fondazione e Regione Lombardia.

L’allestimento

La sezione, aperta al pubblico a partire da sabato 1° luglio, è strutturata in due ambienti. Il primo illustra gli antefatti, ossia il periodo che va dalla caduta di Mussolini (25 luglio del 1943) al sorgere della cosiddetta Repubblica di Salò (18 settembre 1943): in questo spazio vengono presentati i passaggi drammatici e convulsi che portano prima alla decisione del Gran Consiglio del fascismo di dimissionare il duce, e poi all’annuncio di Mussolini da Radio Monaco della nascita di un nuovo Stato fascista.

 

La seconda parte dell’esposizione affronta invece in modo sistematico la vicenda della Repubblica sociale italiana dalla sua istituzione alla caduta.

Attraverso oggetti d’epoca (la sezione espone in tutto circa 200 pezzi) e ricostruzioni multimediali sono illustrati innanzitutto i caratteri del nuovo Stato repubblicano che si insedia sulle sponde del Lago di Garda: dall’esercito di leva alle milizie di volontari, dalla socializzazione alla persecuzione razziale, dai rastrellamenti dei partigiani alle stragi di “ribelli” e civili.

Un faro viene acceso poi sul calvario sofferto dagli italiani in questi seicento giorni: bombardamenti, lutti, sfollamenti, fame, mercato nero. L’ultima parte della mostra affronta il lascito della RSI nella prima Repubblica: mito per i nostalgici, anti-mito per i democratici.

 

Il sindaco: “Nessuna tentazione apologetica”

A spiegare il significato e gli intenti dell’operazione è Giampiero Cipani, sindaco della Città di Salò. “Sin dall’inizio della nostra esperienza amministrativa abbiamo voluto adottare un piano a lungo termine per portare Salò a livello delle sue ambizioni di città storica e di centro turistico vitale del Garda – spiega Cipani -. Questi tre obiettivi erano e restano: una biblioteca moderna, ricca di libri e di iniziative, vitale e accogliente; un museo cittadino che racconti la sua storia, con al centro una pagina del nostro passato che non poteva mancare anche perché ha segnato un passaggio storico della stessa Italia, la Repubblica sociale italiana, non a caso conosciuta nel mondo come la Repubblica di Salò. Infine il recupero dello storico teatro cittadino che vanta una tradizione di spettacoli all’altezza delle ambizioni di una città capitale”.

Alla realizzazione della nuova sezione, ha ribadito Cipani, “stiamo lavorando da quasi vent’anni. L’intento è arricchire la conoscenza del passato della nostra città e dell’Italia intera. Nessuna tentazione apologetica, nessun spirito di parte ci hanno ispirati. Il museo – ne siamo sicuri – offrirà agli italiani un’occasione unica di rilettura critica di quegli anni che hanno insanguinato l’Italia”.

 

Il presidente del MuSa: “Raccontiamo la storia”

Repubblica sociale italiana e Repubblica di Salò, ha ricordato invece Alberto Pelizzari presidente MuSa di Salò – Fondazione Opera Pia Carità Laicale ed Istituto Lodroniano, “sono un’endiadi indissolubile. Era quindi un dovere affrontare la nostra storia nel momento in cui si incrocia con quella del Paese, nei tragici seicento giorni di un periodo di grande drammaticità e nel contempo di grande complessità, un periodo che sarà destinato a lasciare un segno perenne nella memoria collettiva italiana”.

L’assessore regionale: “Grande rigore scientifico”

Oltre a completare l’offerta culturale della Città di Salò, la sezione del Museo, secondo Francesca Caruso, assessore alla Cultura di Regione Lombardia, assolve un altro importante compito: “Parlare di un argomento storico nella sua completezza, con grande rigore scientifico: una vicenda complessa, dalla geografia variabile e dalle molteplici sfaccettature ideologiche, giuridiche, economiche, diplomatiche”. Riscoprire oggi questo passato “è un dovere per tutti noi” ha aggiunto Caruso.

 

I curatori: “L’obiettivo è stimolare una riflessione”

Compito dello storico “è offrire documentazione, ragioni, argomenti che stimolino una seria riflessione su un tema tanto controverso come la storia della Rsi, non fornire un’ulteriore sollecitazione all’inesausto scontro che sull’argomento si perpetua da ormai un settantennio – hanno spiegato i curatori della sezione museale, gli storici Roberto Chiarini, presidente del Centro Studi Rsi, ed Elena Pala, entrambi docenti dell’Università degli Studi di Milano, insieme a Giuseppe Parlato, professore dellʼUniversità degli Studi Internazionali di Roma e presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice – Coscienti di questo rischio, è stata nostra preoccupazione costante vigilare sul pericolo che il combinato delle immagini, dei documenti, dei reperti proposti non inclinasse verso l’apologia della Repubblica sociale italiana”.

Oggetto di trattazione del museo non è la vicenda dell’Italia al tempo della Rsi, ma segnatamente la pagina scritta dall’ultimo fascismo, resuscitato a Salò dopo l’8 settembre 1943. “Sotto i riflettori sono finiti perciò in primis i progetti e i comportamenti assunti dagli epigoni del fascismo” hanno aggiunto i curatori.

Si è dato comunque spazio anche alle ripercussioni che sulla vita degli italiani ha avuto la loro azione politica e militare: le sofferenze, le violenze, i lutti patiti nel corso della lunga, feroce guerra civile che piagò l’Italia in quei diciotto mesi di passione”.

Immagine coordinata e grafica della sezione museale è stata curata da Studio Polo 1116 di Sergio Brugiolo e Chiara Romanelli.

 

Il catalogo

Il catalogo, edito dalla Compagnia della Stampa, Massetti Rodella Editori, è acquistabile al bookshop del MuSa di Salò e online (40 euro; qui il link).

«Allestire un museo – scrivono i curatori Roberto Chiarini e Elena Pala nell’introduzione – è per lo storico abituato ad affidare il racconto del passato a testi scritti una sda gravida di azzardi. Significa per lui anzitutto affrontare la sfida di adottare un nuovo linguaggio: il linguaggio visivo – quello che Dante chiama «il visibile parlare» – espressivo ma muto, delle fotografie, dei reperti, dei documenti che impongono una stringatezza e un’essenzialità alla narrazione. Al cambio del linguaggio segue la sfida costituita dal cambio del pubblico fruitore del racconto storico. Non è più il consueto circuito ristretto degli studiosi, dei ricercatori, dei lettori usuali di opere storiche, ma quello ben più ampio – ci si augura – dei visitatori, molti dei quali digiuni di storia. E ancora: nel caso specifico dell’allestimento di un museo sulla Repubblica sociale italiana lo storico deve affrontare un ulteriore azzardo legato all’argomento scelto. Un tema caldo, caldissimo. Di più, infuocato, per le implicazioni politiche che comporta nella memoria collettiva del Paese e la carica divisiva che gli è propria.
Non esiste un passaggio della nostra storia recente su cui si sia realizzata una memoria, non diciamo condivisa, ma nemmeno pacificata. Non esiste sulla formazione dell’Italia unita.

La copertina del catalogo.

Non esiste sulla prima guerra mondiale. Tanto meno, esiste sul fascismo e sui seicento giorni della Repubblica di Salò. Siamo i primi, perciò, a essere consapevoli dell’azzardo connesso al proposito di allestire un museo della Rsi. Il rischio, insito in ogni musealizzazione, di finire col monumentalizzare il tema trattato, nel nostro caso era incombente e rigorosamente da evitare. È lo stesso pericolo che incombe sul biografo: identificarsi col biografato. Compito dello storico è invece altro: offrire documentazione, ragioni, argomenti che stimolino una seria riflessione su un tema tanto controverso come la storia della Rsi, non fornire un’ulteriore sollecitazione all’inesausto scontro che sull’argomento si perpetua da ormai un settantennio.
Coscienti di questo rischio, è stata nostra preoccupazione costante vigilare sul pericolo che il combinato delle immagini, dei documenti, dei reperti proposti non inclinasse verso l’apologia della Repubblica sociale italiana.

Un’ultima avvertenza. Oggetto di trattazione del museo, e di rimbalzo del presente catalogo, non è la vicenda dell’Italia al tempo della Rsi, ma segnatamente la pagina scritta dall’ultimo fascismo, resuscitato a Salò dopo l’8 settembre 1943. Sotto i riflettori sono finiti perciò in primis i progetti e i comportamenti assunti dagli epigoni del fascismo. Si è dato comunque spazio anche alle ripercussioni che sulla vita degli italiani ha avuto la loro azione politica e militare: le sofferenze, le violenze, i lutti patiti nel corso della lunga, feroce guerra civile che piagò l’Italia in quei diciotto mesi di passione.

Una parola, infine, sul materiale archivistico e documentario utilizzato per l’allestimento del museo e riprodotto nel catalogo, debitamente arricchito nonché corredato da un’ampia silloge di interventi di qualificati studiosi del periodo. Il presente lavoro è il frutto di uno scavo condotto in archivi pubblici e privati, attingendo in particolare al prezioso patrimonio accumulato con passione dai collezionisti cui rivolgiamo il sentimento di gratitudine e di riconoscenza per la collaborazione e la generosità riservateci.

Il lettore troverà qui illustrati in modo agile i vari aspetti dello Stato repubblicano fascista e insieme della vita degli italiani al tempo della Repubblica sociale: partendo dagli antefatti, per passare al suo insediamento, al programma politico adottato, all’azione sviluppata nel corso dei suoi seicento giorni di vita e per finire con un flash sul mito e l’antimito che la Rsi ha animato nella memoria degli italiani dopo la sua caduta.
Il nostro auspicio è che museo e catalogo vengano accolti come un contributo alla conoscenza e alla riflessione su questa pagina tragica, eppur cruciale, della nostra storia nazionale. Insomma, non per animare altre polemiche, ma per far maturare una consapevolezza critica di quel passato».

 

 

Info e orari di apertura MuSa- Museo di Salò

  • Dal 1° luglio al 30 settembre: martedì-domenica 10-20
  • Dal 1° al 31 ottobre: martedì-domenica 10-18
  • Dal 1° novembre 2023 al 7 gennaio 2024: venerdì, sabato e domenica 10.00 – 18.00

Prenotazioni: info@museodisalo.it; +39 0365 20553 | +39 338 9336451

Prezzi Biglietto

  • € 9 Intero
  • € 7 Ridotto (Residenti, studenti universitari, convenzioni, ecc.)
  • € 5 Under 18 (dai 6 ai 18 anni)

Per approfondimenti e richieste di informazioni in merito alla sezione museale “L’ultimo fascismo 1943-1945. La Repubblica sociale italiana” scrivere a inforsi@museodisalo.it.

Tutte le info sul MuSa: museodisalo.it

 

Altre immagini del nuovo allestimento

 

 

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