Ciclovia: “Salviamo il lago, salviamo il paesaggio, salviamo le biodiversità”
LAGO DI GARDA - Continua il dibattito sul progetto della ciclovia del Garda. Un lettore: «Chi è contrario non dice sempre e solo “no”, ma grandi e forti “si": si, salviamo il lago. Si, salviamo il paesaggio. Si, salviamo le nostre biodiversità. Si, salviamo le finanze pubbliche da vergognosi sprechi”.
Scrive il lettore: «Non so quali amici sindaci abbiano suggerito al presidente della Comunità Montana e del Parco Alto Garda Bresciano la consistenza dei costi e dei benefici che le ciclabili in Europa sarebbero in grado di generare, calcolati – come lui stesso riporta in una recente intervista – tra i 110 e i 350 mila euro per ogni chilometro. Sarebbe altresì interessante capire come abbia potuto accettare la favola che il futuro del turismo sia rappresentato da tale opera e condividerla con l’assessore all’urbanistica del comune di Riva, Pietro Matteotti, che, a sua volta, decanta il modello “ardito” e “unico” della mobilità green di quello che ritiene sarà uno dei tratti ciclabili più belli d’Europa.
A dare manforte a questi “esperti di turismo” non poteva mancare la propaganda della stampa loro amica, schierata nel tentativo di screditare i soliti ambientalisti, chiusi nella loro volontà di dire sempre no a tutto. Nella rubrica “La Leonessa” in prima pagina sul quotidiano Bresciaoggi viene scomodata una figura della mitologia Greca: “gli ecologisti che hanno manifestato contro il progetto delle ciclabili del Garda” sono paragonati a Cassandra, alla profetessa di sventure ed eventi nefasti, e come lei, sono ritenuti destinati a predicare al vento e a non convincere nessuno.
Al contrario, sembra proprio sia il ruggito della «Leonessa» a non riuscire a spaventare gli improbabili nemici che griderebbero sempre e solo “No!”. Trasformato in un debole miagolio, si rende incapace di cogliere i grandi e forti “Si!” che arrivano dalla società civile e dai movimenti: “Si! Salviamo il lago!”; “Si! Salviamo il paesaggio!”; “Si! Salviamo le nostre biodiversità!”; “Si! Salviamo le finanze pubbliche da vergognosi sprechi!”.
Nessun dubbio sfiora l’eccitazione dei nostri discepoli del ministro dei trasporti sul fatto che queste opere contribuiranno a distruggere il fascino e l’attrattività di una località turistica di grande pregio paesaggistico. Le loro logiche di mercato non conoscono altro obbiettivo del “portare più gente” e concentrarla solo sulla fascia lago, senza curarsi dell’ambiente circostante e delle conseguenze sulla convivenza collettiva. Sono idee che oltre ad essere totalmente sbagliate, fondate su conoscenze generiche e imprecise, contemplano la crescita del turismo esclusivamente con fantasiosi indicatori monetari. I finanziamenti di queste opere ciclabili, pensate per un futuro raggiante e per un turismo in permanente espansione, come ci vogliono fare credere, testimoniano, invece, la tendenza ad allontanarsi dalla realtà per lasciare spazio alla pura propaganda.
Il turismo sul Garda non è un settore in difficoltà, ma in continua crescita, almeno a partire dagli anni della pesante crisi del 2008 fino ad oggi. Sta subendo un leggero calo quest’anno, quasi sicuramente per un eccesso di investimenti e non per il suo contrario. Un serio studio sulle dinamiche turistiche permetterebbe una comprensione adeguata e rispettosa della realtà anche da parte dei “sapienti” che antepongono alla conoscenza una cieca e inefficace appartenenza a ideologie liberiste: l’ottuso tifo militante per il mercato e la colpevole astrattezza non possono che produrre conseguenze nefaste per tutti gli abitanti del Garda.
In poche decine di anni, questa predatoria cultura dominante che trasforma in merce qualsiasi cosa ha determinato effetti devastanti sugli equilibri naturali mai visti precedentemente. Mi si conceda di ricordare, ad esempio, come prima della nostra epoca alborelle e carpioni abbondavano. Abbiamo testimonianze che risalgono all’epoca romana che raccontano come carpioni e alborelle, ora sparite dalle nostre tavole, sguazzavano numerosi nelle acque del Garda. La stessa fine sembra ora destinata al paesaggio e all’ambiente, trasformati sempre più in un supermercato uguale in tutto il mondo e in una caotica periferia della città.
Solamente una comunità coesa che non rinunci alla propria storia e al proprio futuro può sconfiggere i presidenti, gli assessori e la propaganda servile, così come i grandi ex-promotori del “dialetto e dell’amore per le origini”, oggi feroci distruttori delle nostre tradizioni e della nostra cultura.
Ribelliamoci!»
Fiorenzo Andreoli
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