Riecco la cena fascista. Giovani e meno giovani col braccio teso, ritratti del duce e fasci littori alle pareti, canzoncine dell’epoca.
In un grande ristorante di Salò, come ogni 28 ottobre, è andata in scena la serata nostalgica nell’anniversario della marcia fascista su Roma del 28 ottobre 1922, l’evento fondativo del regime fascista, simbolo del disprezzo della democrazia e del culto della violenza per imporre il proprio potere.
Proprio grazie alla democrazia oggi, a differenza di quanto avrebbero potuto fare nel Ventennio, i nostalgici del Garda possono organizzare cene goliardiche, ritrovarsi a giocare al piccolo camerata e ricordare quanto fossero “divertenti” il manganello e l’olio di ricino.
Si potrebbe far finta di nulla, se non fosse che l’apologia del fascismo (cioè letteralmente la difesa, a parole o scritta, del regime fascista) è ancora un reato.
Tra l’altro il tema è sempre caldo a Salò, luogo simbolo della Repubblica sociale italiana, ultima incarnazione del regime fascista, di fatto uno stato fantoccio della Germania nazista, incapace di esercitare un vero e proprio controllo sul suo territorio, che aggiunse al calvario della guerra più sanguinosa della storia la lacerazione di una guerra civile feroce e fratricida.
E c’è chi ne ha nostalgia.