Strada della Forra: “Scenario di rischio a elevata criticità e insicurezza geologica”
TREMOSINE - Stamattina vertice Comune-Broletto in Provincia. A Tremosine controlli Arpa con droni e prelievi acque. Situazione complessa. Per la riapertura si prospettano tempi lunghi.
Giornata intensa sul fronte della frana di Tremosine. Due gli appuntamenti. Sul posto le verifiche Arpa, in Broletto l’incontro tra Comune e Provincia.
Il comunicato di Provincia e Comune
Di seguito il comunicato stampa congiunto diffuso da Provincia di Brescia e Comune di Tremosine:
«Si è tenuto questa mattina un incontro tra il Broletto, rappresentato dal Consigliere delegato ai Lavori Pubblici e alle Strade, Paolo Fontana, e il Comune di Tremosine sul Garda, rappresentato dal Sindaco, Battista Girardi. All’incontro hanno partecipato anche l’architetto Pierpaola Archini, Direttore del Settore delle Strade e dei Trasporti della Provincia di Brescia, l’ingegnere Enrica Savoldi, funzionario tecnico con posizione organizzativa della Provincia di Brescia e l’architetto Luca Bertanza dell’Ufficio Tecnico Settore Lavori Pubblici del Comune di Tremosine.
“C’è grande collaborazione tra Provincia e Comune di Tremosine – hanno dichiarato Fontana e Girardi – per trovare soluzioni al problema causato dalla frana del 16 dicembre scorso. Gli studi di geologia e ingegneria incaricati dalla Provincia per le attività di monitoraggio sono i medesimi che seguono anche il Comune di Tremosine da tempo, a garanzia che chi si sta occupando dello studio del movimento franoso conosce approfonditamente la falesia, la sua morfologia e il rischio che incombe su di essa. Continueremo a incontrarci periodicamente – il prossimo incontro si svolgerà tra due settimane – per mantenere serrato il ritmo e tenere alta l’attenzione sulla SP38”.
Volumi instabili in parete
Alcuni volumi di roccia, nell’ordine di alcune migliaia di metri cubi, sono franati a lago, mentre altri volumi instabili sono ancora presenti al disopra del sedime della galleria. In corrispondenza della galleria la parete di roccia che fungeva da pilastro del versante si è assottigliata fino a spessori esigui, nell’ordine del metro, perdendo così gran parte della resistenza di sostegno.
La frana ha messo in evidenza nuove fratture, segno di detensionamento dell’ammasso roccioso nell’intorno della parete della galleria. I volumi che si sono movimentati hanno anche alterato la stabilità della roccia nell’intorno della frana.
Due criticità
Il geologo incaricato ha individuato, fino ad ora, due criticità: una è relativa al coronamento e all’equilibrio dei massi della parete, l’altra è relativa alla parte basale poiché la frana ha creato, al di sotto della galleria, una protuberanza che potrebbe essere instabile.
I pericoli che incombono sulla galleria sono, quindi, due: quello di implosione dall’alto, con il cedimento della volta, e quello di cedimento verso il basso. Considerato lo scenario di rischio a elevata criticità e insicurezza geologica, anche le analisi tecniche e di monitoraggio sono molto complesse: il geologo deve verificare in prima persona, calandosi con le funi, se attualmente ci sono criticità visibili e massi instabili, che devono essere disgaggiati dalla parete, mentre, laddove non sia possibile arrivare fisicamente, si avvarrà di un ulteriore approfondimento con laser scanner che rileverà anche la situazione della parte basale della falesia al di sotto della strada provinciale.
In parallelo verranno posati degli strumenti di monitoraggio all’interno della galleria per verificare la presenza di movimenti e deformazioni. Successivamente verranno effettuate indagini conoscitive invasive tramite carotaggi per visionare se all’interno della roccia sono presenti ulteriori porzioni di materiale disgregato a seguito della frana, non visibili dall’esterno.
Le analisi sono indispensabili per valutare se sia possibile intervenire con il rafforzamento della galleria nel punto in cui si è assottigliata a causa della frana.
Si precisa che il rafforzamento della galleria potrà essere attuato solo se i volumi di roccia sovrastanti possono essere sorretti dalla calotta della galleria e se i volumi di roccia al di sotto della galleria possono supportare il peso della calotta stessa, del traffico e di eventuale ulteriore materiale roccioso che potrebbe, nel frattempo, franare sopra la galleria».
Insomma, secondo quanto si legge tra le righe del comunicato, si prospettano tempi lunghi per la riapertura.
Analisi dell’acqua e controlli con i droni
Oggi, giovedì 11, con i battelli della Guardia Costiera messi a disposizione dal comandante del Nucleo gardesano Antonello Ragadale, i tecnici di Arpa hanno effettuato due operazioni.
I geologi hanno fatto volare un drone che consente di riprendere la parete franosa e ricostruire il rilievo strutturale della parete e le famiglie di discontinuità, ossia crepe o spostamenti per poi ipotizzare il volume di materiale che può ancora cadere.
I chimici ambientali hanno effettuato 5 campionamenti a diverse profondità fino a -20 metri per capire se la condotta nel lago sta avendo effetti sulla qualità delle acque.
Tutte le analisi sasranno poi effettuate nei laboratori di Arpa (per i risultati ci vorrà una settimana.
La Regione Lombardia tramite Arpa interviene per dare risposte e dati scientifici ai cittadini e ai sindaci e mettere i dati a disposizione delle istituzioni.
Intanto è convocato per il 16 gennaio un nuovo incontro in Prefettura, a seguito dell’incontro tenutosi lo scorso 22 dicembre. La riunione che si terrà martedì 16 gennaio, alle ore 11.00, presso la sede della Prefettura, a palazzo Broletto. Nel corso della riunione saranno congiuntamente esaminate le risultanze degli approfondimenti tecnici effettuati dai geologi incaricati dagli enti competenti, propedeutici ai lavori di ripristino della rete di collettamento fognario, danneggiata dall’evento in questione.
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