Fine vita, si deposita la proposta di legge in Lombardia
LOMBARDIA - Dopo la bocciatura in Veneto, nonostante il sostengo di Zaia, la proposta di legge "Liberi Subito" viene depositata in Lombardia.
Martedì il Veneto poteva essere la prima Regione a dotarsi di una leggeche avrebbe garantito procedure e tempi certi per chi intende fare richiesta di aiuto medico alla morte volontaria, in attuazione della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani.
«Purtroppo – dicono i sostenitori della legge – si è persa un’opportunità, per un solo voto. Ma il diritto duramente conquistato ad essere aiutati a morire rimane».
Il Consiglio regionale veneto respinge la PDL che chiedeva tempi e procedure certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Con questo voto i malati che chiederanno di ricorrere al suicidio assistito, che resta legale in Italia, saranno in balia della burocrazia regionale.
Ma Liberi Subito non finisce in Veneto: oggi, giovedì 18 gennaio, sarà depositato a Milano la PDL Liberi Subito Lombardia.
L’appuntamento è alle ore 10 di fronte all’Auditorium Giorgio Gaber (Piazza Duca D’Aosta), per poi partire con un piccolo corteo verso il Consiglio regionale lombardo (via Fabio Filzi).
Dunque, dopo il rinvio in Commissione della legge Liberi Subito in Veneto, la stessa legge di iniziativa popolare potrà essere infatti discussa in altre 10 regioni italiane e da domani anche in Lombardia.
In merito alla bocciatura della legge in Veneto l’Associazione Luca Coscioni scrive: «Il Veneto poteva essere la prima Regione ad avere una legge sul fine vita, approvando la proposta di legge di iniziativa popolare Liberi Subito da noi promossa e sottoscritta da 9.072 persone. La legge avrebbe garantito da oggi procedure e tempi certi per attuare la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso “Cappato/Antoniani”.
Dobbiamo prendere atto che per una sola astensione, nonostante l’impegno generoso e determinato del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia e di tante Consigliere e Consiglieri regionali che hanno agito sulla base di convinzioni personali invece che di appartenenze politiche, l’opportunità non è stata per il momento accolta dalla maggioranza dei votanti in Consiglio regionale. Auspichiamo che il Consiglio vorrà presto tornare ad esprimersi e approvare il testo.
Ma in ogni caso, grazie alla sentenza “Cappato/Antoniani” che ha valore nazionale, il diritto ad essere aiutati a morire – in determinate condizioni, con sofferenze insopportabili – rimane, pure in assenza delle procedure chiare e dei tempi certi che la nostra legge avrebbe stabilito.
Continua dunque la lotta dell’Associazione Luca Coscioni in tutta Italia per consentire alle persone di vivere libere fino alla fine, anche potenziando l’attività del Numero Bianco sul fine vita (06-99313409), per aiutare i cittadini ad avere tutte le informazioni per far valere i propri diritti».
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