Il film che sta sbancando il botteghino è in programmazione stasera, martedì e mercoledì alle 20.15 alla Multisala King di Lonato (https://www.multisalaking.it/) e alla Sala della Comunità di Rva del Garda giovedì 1 febbraio alle 21, domenica 4 alle 20 e lunedì 12 alle 21 (https://www.trentinospettacoli.it/tag_eventi/riva-del-garda/cinema-riva-del-garda/).
Trama
Max, giovane studente di medicina, diviene l’assistente del celebre chirurgo Godwin, con l’incarico di occuparsi di Bella, una giovane dal comportamento infantile e irrefrenabile, scoprendo ben presto che la fanciulla è il frutto di un esperimento dello scienziato.
La ragazza ha comportamenti più che disinibiti e questo la porterà in un viaggio allucinato per l’Europa in cui scardinerà ogni convenzione sociale, da Lisbona ad Alessandria, da Parigi a Londra.
Critica
Perturbante. L’ultima opera del regista greco Yorgos Lanthimos ricrea sotto i nostri occhi una fantasmagoria in cui alla sua personalissima cifra stilistica (pensiamo ai precedenti “Dogtooth”, “Il sacrificio del cervo sacro” o “The Lobster” già tutti incentrati sullo spaesamento e l’inconscio) si intrecciano gli elementi caratteristici del periodo vittoriano, da quelli puramente estetici a quelli filosofici, con una forte componente psicanalitica.
Con la sua consueta apertura a schermo nero (terrore dei proiezionisti) ci fa subito compiere un salto nella tana sotto le radici, come Alice in Wonderland, e siamo introdotti nella versione tridimensionale di un dipinto di Escher, maestro delle metamorfosi, creatore di mondi impossibili, in cui il bianco e nero è enfatizzato da un uso spinto del grandangolo che deforma e sfoca la cornice.
Quando poi Bella decide di fuggire per il suo Gran Tour, partendo dall’esoterica Lisbona e, in seguito, sulla nave che la condurrà all’esotica Alessandria, il mondo esplode in un coloratissimo dipinto di Mucha (con richiami anche a Hieronymus Bosch), che nel capitolo alessandrino si dissolve in un’incisione dantesca di Gustav Doré, per poi approdare al bordello di Parigi, scenografie che ricordano il Cabaret dell’Enfer immortalato dalla fotografia (arte ancor giovane all’epoca in cui nasce il cinema della quale è figlia) e in cui si sarebbero riuniti negli anni ’20 i surrealisti, di cui Lanthimos è in qualche modo un successore.
Max, un po’ come il giovane Jonathan Harker in Dracula, è affascinato e spaventato dal dottor Godwin (God, semplicemente Dio, per Bella) il quale, a sua volta, sfigurato come Frankenstein, è la somma di tutti gli “scienziati pazzi” dei racconti gotici: illimitati mezzi economici, una fida e silenziosa governante, una smisurata fiducia nella scienza e nessuna remora morale a tentare esperimenti contro natura (nella casa si aggirano animali con le teste scambiate, polli-maiali e anatre a quattro zampe, come nell’Isola del dottor Moreau).
In questo universo grottesco e steampunk nasce Bella, madre e figlia di sé stessa, non-nata, donna-bambina, interpretata da una inarrestabile Emma Stone che si esibisce in una performance fisica degna di una grande étoile del balletto classico, riproducendo il passo malfermo di una bambina che impara a camminare e i gesti meccanici di una pupattola capace anche di danzare selvaggiamente. Bella è una Coppelia dotata di anima con i lunghi capelli sensualmente sciolti come in un quadro preraffaellita, assetata di esperienze, egoista come una bambina, il cui corpo adulto è vorace di piaceri, ignorante delle convenzioni sociali in un’epoca in cui la borghesia emergente ne aveva fatto il proprio soffocante e ipocrita baluardo.
Tutto ruota intorno a lei, ai suoi abiti dalle forme sproporzionate, simili a fiori morbosi, alla sua vitalità travolgente. La scoperta del sesso, del tutto privo di pudore, è la rivelazione della forza più potente e irresistibile della Natura, “Perché le persone non fanno questo per tutto il tempo?” si chiede la fanciulla dopo una sessione di “selvaggi sobbalzi”.
Emma Stone, qui anche in veste di coproduttrice, non si risparmia in nulla e in nessuna scena, soprattutto nel capitolo parigino, e ne esce sempre innocente, come la Sugar de “Il petalo cremisi e il bianco” a cui, per alcuni aspetti, anche “Povere creature!” si può accostare nel suo essere romanzo simil-vittoriano incentrato sui contrasti sociali, la condizione femminile e un erotismo esplicito.
Per quanto riguarda i personaggi maschili, l’elaborato trucco protestico non impedisce a Willem Dafoe di parlarci attraverso lo sguardo e di rendere umano ed ambiguamente tenero il suo “God”, a sua volta vittima di un padre scienziato folle, mentre Mark Ruffalo nei panni dell’avvocato donnaiolo diventa di volta in volta spalla comica e drammatica e si trasforma da seduttore a sedotto.
Il “doppio” di Bella (Felicity, meraviglioso essere a cui manca tuttavia il quid di Bella, che si rivela quindi essere esperimento non riproducibile) è interpretata dalla magnetica Margaret Qualley (che già era stata capace di rubare la scena a Brad Pitt in “C’era una volta ad Hollywood”) e in un prezioso cameo troviamo anche Hanna Schygulla, indimenticabile musa di Fassbinder.
La colonna sonora di Jerskin Fendrix si fonde con le immagini contribuendo alla sensazione perturbante che prosegue fino ai titoli di coda su cui scorrono fotografie come in un componimento surrealista.
A “Povere creature!” calza a pennello la dichiarazione di Louis Buñuel secondo cui “il cinema è un’arma magnifica e pericolosa, se chi l’utilizza è uno spirito libero. È lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni, delle emozioni, dell’istinto. Sembra sia stato inventato apposta per esprimere la vita dell’inconscio, le cui radici penetrano così profondamente nella poesia”.
Camilla Lavazza
Scheda del film
Titolo originale: Poor Things
Regia Yorgos Lanthimos
Basato sul romanzo di Alasdair Gray
Sceneggiatura Tony McNamara
Interpreti e personaggi
- Emma Stone nel ruolo di Bella Baxter
- Mark Ruffalo nel ruolo di Duncan Wedderburn
- Willem Dafoe nel ruolo di Godwin Baxter
- Ramy Youssef nel ruolo di Max McCandless
- Christopher Abbot nel ruolo di Alfie Blessington
- Suzy Bemba nel ruolo di ToineGe
- Jerrod Carmichael nel ruolo di Harry Astley
- Kathryn Hunter nel ruolo di Swiney
- Vicki Pepperdine nel ruolo di Mrs. Prim
- Margaret Qualley nel ruolo di Felicity
- Hanna Schygulla nel ruolo di Martha Von Kurtzroc
- Direttore della fotografia Robbie Ryan, BSC, ISC
Scenografia James Price, Shona Heath
Costumi Holly Waddington
Hair, Make-up & ProstheWcs Designer Nadia Stacey
Musiche Jerskin Fendrix
Sound Designer Johnnie Burn
Montaggio Yorgos Mavropsaridis, ACE
Set Decorator Zsuzsa Mihalek
Produttori Ed Guiney, Andrew Lowe, Yorgos Lanthimos, Emma Stone
Durata 141 minuti V.M. 14
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